Pianificare in anticipo per alleviare le sfide morali ed etiche dell'Alzheimer

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Un nuovo vaccino DNA, quando immesso nella pelle, suscita una risposta immunitaria che produce anticorpi che proteggono dalle proteine ​​tossiche associate all'Alzheimer, senza provocare i gravi gonfiori del cervello che causavano i precedenti trattamenti anticorpali in alcuni pazienti.


Due studi negli animali eseguiti al Peter O'Donnell Jr. Brain Institute dimostrano che un vaccino contenente DNA della proteina tossica amiloide-beta suscita una risposta immunitaria differente che può essere sicura per gli esseri umani.


Il vaccino, che sarà probabilmente testato ulteriormente dall'U.S. Food and Drug Administration (FDA), è in una breve lista di trattamenti anticorpali promettenti che possono alla fine aiutare a risolvere la domanda molto dibattuta se l'amiloide è un obiettivo vitale per prevenire o curare l'Alzheimer.


"Se guardi alla dura realtà, le probabilità sono contro di noi perché negli anni sono fallite tante terapie. Ma questa ha un potenziale", ha dichiarato il dottor Roger Rosenberg, coautore degli studi e direttore del Centro Alzheimer dell'UT Southwestern Medical Center.


Il dottor Rosenberg osserva che le ricerche precedenti hanno stabilito che gli anticorpi riducono notevolmente l'accumulo di amiloide nel cervello, ma bisogna trovare un modo sicuro per introdurli nel corpo. Un vaccino sviluppato altrove si era dimostrato promettente nei primi anni 2000, ma quando è stato testato negli esseri umani ha causato gonfiore del cervello in alcuni pazienti.


L'idea del Dr. Rosenberg era di iniziare con il DNA che codifica l'amiloide e iniettarlo nella pelle piuttosto che nel muscolo. Le cellule cutanee iniettate producono la proteina amiloide e il corpo risponde producendo nuovi anticorpi che inibiscono l'accumulo di amiloide, che secondo alcuni scienziati è responsabile della distruzione dei neuroni.


Sebbene il vaccino DNA non sia stato ancora testato negli esseri umani, esso produce un tipo diverso di risposta immunitaria negli animali sottoposti a test, riducendo significativamente la possibilità di una risposta avversa nel cervello, secondo gli studi pubblicati sul Journal of Alzheimer's Disease e su Alzheimer's Research & Therapy.


La ricerca è notevole perché mostra che un vaccino DNA può essere efficace e sicuro in due grandi mammiferi. La maggior parte degli altri vaccini ha prodotto solo una risposta immunitaria nei topi, ma non nei grandi mammiferi. "Crediamo che questo tipo di risposta immunitaria abbia un'alta probabilità di essere sicura nell'uomo e anche efficace per creare alti livelli di anticorpo", ha dichiarato il dottor Rosenberg, professore di fisiologia, neurologia e neuroterapia.


L'Alzheimer è caratterizzato da un progressivo deterioramento del cervello, in quanto distrugge i neuroni. La malattia mortale colpisce più di 5 milioni di americani, numero che dovrebbe essere quasi triplicato entro il 2050, secondo i Centers for Disease Control and Prevention. Non esiste alcuna cura, anche se è stata provata una serie di anticorpi e altri trattamenti per puntare le placche amiloidi. Una strategia prevede la preformatura degli anticorpi in laboratorio e l'inserimento nel corpo, una tecnica ancora in fase di test per trovare i benefici clinici.


Il Dott. Rosenberg ha detto che ci sarebbero vantaggi distinti nel consentire al corpo di produrre i propri anticorpi attraverso l'immunizzazione attiva, se può essere fatto in sicurezza. Tra questi, il vaccino sarebbe più accessibile e meno costoso. Produce anche una varietà più ampia di tipi di anticorpi rispetto agli anticorpi preformati, ha affermato.


"Tutti i vaccini che abbiamo ricevuto da bambini e da adulti erano vaccinazioni attive; abbiamo prodotto gli anticorpi nel corpo", ha detto il dottor Rosenberg. "È più sicuro, più efficace, e più duraturo".


La ricerca del Dr. Rosenberg è l'ultimo contributo a decenni di studio in tutto il mondo concentrato sull'eliminazione delle placche amiloidi, nella speranza di curare o rallentare la progressione dell'Alzheimer. La mancanza di risultati nel corso degli anni ha spinto alcuni scienziati a mettere in discussione questa strategia contro la malattia.


Uno studio britannico del 2008 ha dimostrato che eliminare l'amiloide dopo che si accumula nel cervello non migliora la cognizione. I risultati evidenziano un paio di domande permanenti che hanno implicazioni cruciali per il futuro della ricerca di Alzheimer: l'amiloide è solo un sintomo, o la causa della malattia? E se c'è causalità, dei trattamenti più precoci possono fare la differenza?


Il dottor Rosenberg riconosce che impedire l'accumulo di amiloide da solo potrebbe non essere un trattamento adeguato per l'Alzheimer, ma potrebbe essere una parte importante della soluzione. Lui e altri ricercatori della UT Southwestern stanno studiando anche i potenziali vantaggi di prevenire e rimuovere i grumi di proteine ​​tau tossiche dal cervello, un altro segno distintivo della malattia. "Alcuni nella comunità scientifica ritengono che la terapia amiloide abbia fallito finora perché è stata data in modo insufficiente e troppo tardi", ha detto il dottor Rosenberg. "La giuria non ha ancora deciso".


Gli ultimi studi del dottor Rosenberg mostrano il potenziale di un vaccino DNA per prevenire l'accumulo di amiloide nelle persone altrimenti sane. Il vaccino è stato somministrato ad animali sani, inducendo una risposta immunitaria anti-infiammatoria con fino a 40 volte più anticorpi anti-amiloidi rispetto a un vaccino precedente che il dottor Rosenberg ha testato una decina di anni fa.


Il dottor Rosenberg si aspetta che la FDA voglia ulteriori test del vaccino nei propri laboratori prima di pianificare un studio clinico potenziale sulle persone. Se si dimostrerà efficace, il vaccino potrebbe essere somministrato a persone che sono a rischio di sviluppare Alzheimer ma non hanno ancora iniziato a formare placche amiloidi.


Il dottor Rosenberg tiene basse le sue aspettative, notando i miliardi di dollari e la moltitudine di studi che finora ci hanno fatto avanzare poco nel trattamento dell'Alzheimer. "La ricerca di risposte a questa malattia ti abbatte velocemente", ha detto il dottor Rosenberg, che lavora all'UCT da 44 anni e che detiene la cattedra di neurologia. "Mi sono impegnato con questo posto e con questa ricerca. Sto provando, e continuerò a farlo".

 

 

 


Fonte: UT Southwestern Medical Center (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Doris Lambracht-Washington, Min Fu, Mary Wight-Carter, Matthew Riegel, Roger N. Rosenberg. Evaluation of a DNA Aβ42 Vaccine in Aged NZW Rabbits: Antibody Kinetics and Immune Profile after Intradermal Immunization with Full-Length DNA Aβ42 Trimer. Journal of Alzheimer's Disease, 2017; 57 (1): 97 DOI: 10.3233/JAD-160947
  2. Doris Lambracht-Washington, Min Fu, Pat Frost, Roger N. Rosenberg. Evaluation of a DNA Aβ42 vaccine in adult rhesus monkeys (Macaca mulatta): antibody kinetics and immune profile after intradermal immunization with full-length DNA Aβ42 trimer. Alzheimer's Research & Therapy, 2017; 9 (1) DOI: 10.1186/s13195-017-0257-7

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