Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il tuo cervello deve essere pronto per ricordare? Il 'modo codifica'

Quello che accade nell'ippocampo prima ancora che una persona tenti di formare un ricordo può avere un impatto sulla sua capacità di ricordarlo in seguito.


Un nuovo studio ha analizzato le registrazioni neuronali nel cervello di pazienti con epilessia, mentre memorizzavano una serie di parole. Quando i tassi di 'sparo' dei neuroni dell'ippocampo erano già alti prima che i pazienti avessero visto una parola, riuscivano a codificare meglio quella parola e a ricordarla in un secondo momento.


I risultati suggeriscono che l'ippocampo potrebbe avere una modalità 'pronto-a-codificare' che facilita il richiamo. Lo studio suggerisce anche che, quando i neuroni dell'ippocampo non stanno già sparando molto, le nuove informazioni hanno più probabilità di essere codificate male e dimenticate più tardi.


“Una questione chiave per il futuro è come mettere il nostro cervello in «modalità di codifica» quando vogliamo farlo”, ha detto John Wixted, professore di psicologia della University of California di San Diego, e uno degli autori della ricerca pubblicata in Proceedings of the National Academy of Sciences con prima autrice Zhisen (Marina) Urgolites, ricercatrice della stessa università.


“La «modalità di codifica»”, ha detto Wixted, “è più che semplicemente prestare attenzione al compito del momento. È prestare attenzione alla codifica, che incrementa selettivamente l'attività nella parte del cervello che è il più importante per produrre nuovi ricordi: l'ippocampo. Poiché sappiamo, sulla base di precedenti ricerche, che le persone possono sopprimere attivamente la formazione di memoria, potrebbe essere possibile per le persone anche indurre il proprio ippocampo ad essere pronto per codificare. Ma come uno possa farlo, non lo sappiamo ancora”.


I ricercatori hanno raccolto registrazioni neuronali da ippocampo, amigdala, cingolo anteriore e corteccia prefrontale di 34 pazienti con epilessia, mentre erano sottoposti a un controllo clinico al Barrow Neurological Institute. Gli esperimenti sono stati originariamente eseguiti nel laboratorio di Peter Steinmetz tra il 2007 e il 2014, quando era nell'istituto. I dati da allora sono stati mantenuti al Neurtex Brain Research Institute, di cui Steinmetz è direttore scientifico, e l'attuale team di ricerca ha recentemente rianalizzato i dati.


Durante gli esperimenti, i pazienti vedevano o ascoltavano un flusso costante di parole e dovevano indicare se ogni parola era nuova o ripetuta. In un primo momento, tutte le parole erano nuove, ma dopo un po' la maggior parte delle parole erano ripetute.


I ricercatori hanno calcolato il numero medio di volte che un neurone sparava in risposta ad ogni parola che i partecipanti allo studio vedevano o sentivano. Hanno anche calcolato i tassi di sparo neuronale immediatamente precedenti a ogni parola. Era importante solo il tasso medio di sparo nell'ippocampo circa un secondo prima di vedere o sentire una parola per la prima volta: quell'attività neuronale prevedeva se i partecipanti ricordavano o dimenticavano la parola quando veniva ripetuta in seguito.


“Se i neuroni dell'ippocampo di una persona stavano già sparando sopra la linea di base quando vedevano o sentivano una parola, il suo cervello aveva più probabilità di ricordare con successo quella parola più tardi”, ha detto Stephen Goldinger, professore di psicologia dell'Arizona State University.


L'attività neuronale misurata nell'amigdala, nel cingolo anteriore e nella corteccia prefrontale invece non hanno predetto le prestazioni del compito.


“Pensiamo che i nuovi ricordi siano creati da collezioni sparse di neuroni attivi, e questi neuroni vengono legati insieme in un ricordo. Questo lavoro suggerisce che quando molti neuroni stanno già sparando ad alti livelli, il processo di selezione neuronale durante la formazione della memoria funziona meglio“, ha detto Goldinger.

 

 

 


Fonte: University of California San Diego (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Zhisen Urgolites, John Wixted, Stephen Goldinger, Megan Papesh, David Treiman, Larry Squire, Peter Steinmetz. Spiking activity in the human hippocampus prior to encoding predicts subsequent memory. PNAS, 1 June 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)