Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'esercizio fisico regolare può rallentare il declino nei soggetti a rischio di Alzheimer

L'esercizio fisico moderato non fa bene solo alla memoria con l'avanzare dell'età, ma aiuta anche a prevenire lo sviluppo di segni fisici del morbo di Alzheimer (MA), noti come biomarcatori, in coloro che sono a rischio di malattia, secondo una ricerca presentata all'incontro annuale dell'American Psychological Association.


"La nostra ricerca mostra che, in una popolazione di mezza età a rischio di MA, gli individui fisicamente attivi sperimentano meno alterazioni legate all'età nei biomarcatori associati alla malattia, come pure nella memoria e nel funzionamento cognitivo", ha affermato Ozioma Okonkwo PhD, assistente professore di medicina dell'Università del Wisconsin, che ha presentato i risultati di numerosi studi.


Okonkwo e i suoi colleghi hanno esaminato 317 partecipanti iscritti al Wisconsin Registry for Alzheimer’s Prevention, uno studio osservazionale continuo di oltre 1.500 persone con una storia di genitori con probabile demenza di MA. I registranti erano cognitivamente sani e di età compresa tra 40 e 65 anni al momento dell'iscrizione. La partecipazione al registro comprendeva una valutazione iniziale dei fattori biologici, di salute e di stile di vita associati alla malattia e valutazioni successive ogni due o quattro anni.


Tutti i partecipanti hanno completato un questionario sulla loro attività fisica e sono stati sottoposti a test neuropsicologici e scansioni cerebrali per misurare diversi biomarcatori associati al MA. I ricercatori hanno confrontato i dati di individui di età inferiore ai 60 anni con i più anziani e hanno riscontrato una diminuzione delle capacità cognitive e un aumento dei biomarcatori associati alla malattia negli individui più anziani.


Tuttavia, gli effetti sono stati significativamente più deboli negli anziani che hanno riferito di impegnarsi nell'equivalente di almeno 30 minuti di esercizio fisico moderato per 5 giorni alla settimana. "La parte più interessante della nostra ricerca è che ora dimostriamo che le abitudini di vita - in questo caso un esercizio regolare e moderato - possono modificare l'effetto di quello che è comunemente considerato un fattore di rischio non modificabile del MA, in questo caso l'invecchiamento", ha detto Okonkwo.


In un altro studio, anch'esso presentato da Okonkwo, i ricercatori hanno studiato 95 persone, dello stesso registro, a cui sono stati assegnati i cosiddetti 'punteggi di rischio poligenico', in base al fatto che possedessero determinati geni associati al MA. Analogamente alla ricerca precedente, i ricercatori hanno esaminato come cambiano i biomarcatori con il rischio genetico e quale ruolo, se esiste, potrebbe avere la forma aerobica.


Non sorprende che le persone con punteggi di rischio più elevati avessero anche un aumento dei biomarcatori della malattia. Ancora una volta, i ricercatori hanno scoperto che l'effetto era più debole nelle persone con una maggiore capacità aerobica, un punteggio che includeva età, sesso, indice di massa corporea, frequenza cardiaca a riposo e attività fisica auto-segnalata.


Un terzo studio ha esaminato la risonanza magnetica di 107 individui del registro a cui è stato chiesto di correre su un tapis roulant per determinare la china dell'efficienza di assorbimento dell'ossigeno, una misura della forma aerobica. In linea con studi precedenti, i ricercatori hanno nuovamente scoperto che un indicatore del MA, chiamato 'iperintensità della sostanza bianca', aumenta significativamente nel cervello con l'età, ma non tanto nei partecipanti con alti livelli di forma aerobica.


"Nel complesso, questi studi suggeriscono che l'effetto negativo dell'invecchiamento e del rischio genetico sui biomarcatori del MA e sulla cognizione possono essere ridotti negli adulti fisicamente attivi e nei più anziani a rischio di malattia, rispetto ai coetanei meno attivi", ha detto Okonkwo. "Se questi risultati fossero supportati da studi più prospettici e controllati, ci sarebbero prove convincenti che l'attività fisica è un approccio efficace alla prevenzione, in particolare nelle popolazioni a rischio".

 

 

 


Fonte: American Psychological Association (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.