Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Precisato il meccanismo con cui l'Alzheimer provoca la demenza


Attraverso un nuovo modello di topo che imita lo sviluppo dell'Alzheimer negli esseri umani, i ricercatori della Johns Hopkins dicono di essere riusciti a determinare che, per provocare la demenza segno distintivo della malattia, deve avvenire un uno-due di "insulti" biologici gravi nel cervello.


Una descrizione dei loro esperimenti è stata pubblicata online sulla rivista Nature Communications.


Da decenni sappiamo che l'Alzheimer, la causa più comune di demenza, è associato all'accumulo dei cosiddetti grovigli neurofibrillari (costituiti da ciuffi anormali della proteina tau all'interno delle cellule nervose del cervello), e dalle placche neuritiche (depositi di proteina amiloide-beta fuori di queste cellule) che accompagnano la morte delle cellule nervose nel tessuto cerebrale.


Nell'Alzheimer la tau si raggruppa all'interno delle cellule nervose e l'amiloide-beta lo fa fuori di queste cellule, danneggiando le cellule nervose che controllano la memoria, osserva Philip C. Wong PhD, professore di patologia alla Johns Hopkins University.


Ciò che non era ancora chiaro è il rapporto e la tempistica tra questi due processi di aggregazione, dato che uno avviene all'interno delle cellule e uno fuori dalle cellule, dice il primo e corrispondente autore dello studio Tong Li PhD, assistente professore di patologia alla Johns Hopkins. Studi precedenti sull'Alzheimer ad esordio precoce avevano suggerito che l'accumulo anomalo di amiloide-beta nel cervello inneschi in qualche modo l'aggregazione della tau, portando direttamente alla demenza e alla degenerazione cellulare nel cervello.


Ma la nuova ricerca da Li, Wong e colleghi suggerisce che l'accumulo di amiloide-beta in sé e per sé è insufficiente per innescare la conversione della tau dallo stato normale a quello anomalo. Al contrario gli studi dimostrano che può innescare una catena di eventi di segnalazione chimica che portano alla "conversione" della tau ad uno stato di aggregazione e al successivo sviluppo dei sintomi.


"Per la prima volta pensiamo di aver capito che l'accumulo di placca amiloide da solo può danneggiare il cervello, ma che in realtà non è sufficiente per guidare la perdita di cellule nervose o i cambiamenti comportamentali e cognitivi"
, dice Wong. "Sembra essere necessario pure un secondo insulto: la conversione della tau".


Negli esseri umani, il ritardo tra lo sviluppo delle placche di amiloide-beta e i grovigli tau all'interno delle cellule nervose del cervello può essere da 10 a 15 anni o più, dice Li, ma poiché la vita di un topo è solo di 2/3 anni, i modelli animali attuali, che imitano con successo la comparsa di placche di amiloide-beta, non ci danno abbastanza tempo per osservare i cambiamenti nella tau.


Per affrontare questo problema, i ricercatori della Johns Hopkins hanno prodotto geneticamente un modello di topo che usa un frammento di tau per promuovere l'aggregazione di proteina tau normale. Hanno poi incrociato questi topi con altri progettati per accumulare amiloide-beta. Il risultato è un modello di topo che sviluppa la demenza in modo più simile a quanto avviene negli esseri umani, secondo Li.


Durante le dissezioni cerebrali degli animali, i ricercatori hanno scoperto che

  • la presenza di placche di amiloide-beta da sole non era sufficiente a provocare la conversione biochimica della tau;
  • il dominio di ripetizione della tau (la parte di proteina tau che è responsabile della conversione della tau da normale ad anormale) da solo era insufficiente per la conversione della tau;
  • le placche di amiloide-beta devono essere presenti nel cervello per la conversione della tau;
  • frammenti di tau potrebbero "seminare" la conversione patologica della tau dipendente dalla placca.


Una conseguenza della nuova ricerca, dice Wong, è che forse può spiegare perché alcuni farmaci progettati per attaccare la malattia dopo la conversione della tau non hanno funzionato: "Il tempo potrebbe essere finito. Se si dovesse intervenire nel periodo di tempo prima della conversione della tau, si potrebbe avere una buona possibilità di migliorare i deficit, la perdita di cellule cerebrali e le conseguenze della malattia".


Il lavoro suggerisce anche che una terapia combinata, progettata per impedire sia la formazione di placche di amiloide-beta, che la conversione patologica della proteina tau, può dare benefici ottimali per la malattia, secondo i ricercatori. Il loro modello di topo potrebbe essere usato per testare nuove terapie.

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins Medicine via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Tong Li, Kerstin E. Braunstein, Juhong Zhang, Ashley Lau, Leslie Sibener, Christopher Deeble, Philip C. Wong. The neuritic plaque facilitates pathological conversion of tau in an Alzheimer’s disease mouse model. Nature Communications, 2016; 7: 12082 DOI: 10.1038/ncomms12082

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Farmaco per Alzheimer non cambia l'eliminazione dei rifiuti a breve termi…

24.11.2025 | Ricerche

Dopo il trattamento con il farmaco, le scansioni MRI non mostrano alcun cambiamento a breve termi...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)