Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La migliore difesa attuale contro l'Alzheimer è ... rimanere giovani

Alla recente riunione della European Academy of Neurology di Copenhagen, i medici si iscrivevano a un laboratorio dove si insegnava a non specialisti a verificare il declino cognitivo dei loro pazienti. Come si distingue un cervello invecchiato da un caso di demenza precoce?


E' una domanda che è sempre più urgente. Lo scorso anno, 47,5 milioni di persone sono state colpite da una demenza, diventeranno 75,6 milioni entro il 2030 e 140 nel 2050. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la demenza dovrebbe essere considerata una priorità della sanità pubblica globale. Ma cosa possiamo fare?


La causa principale della demenza è l'Alzheimer, che rappresenta circa il 70 per cento dei casi. Va bene dargli un nome, ma non conosciamo ancora i meccanismi che lo provocano, o i farmaci per combatterlo. I farmaci di Alzheimer hanno un alto tasso di fallimento. Nel decennio 2002-12, il 99,6 per cento dei farmaci di nuova concezione non ha avuto successo nelle sperimentazioni cliniche. Non esiste una cura per l'Alzheimer, neppure all'orizzonte.


C'è stata, tuttavia, una piccola svolta il mese scorso. Uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine ha suggerito che l'Alzheimer potrebbe essere il risultato della lotta alle infezioni da altre malattie che, se lasciate incontrollate, devasterebbero il cervello. I grumi duri di placca appiccicosa nel cervello che caratterizzano l'insorgenza dell'Alzheimer sembrano essere il risultato del tentativo del sistema immunitario di isolare e neutralizzare microbi e altri patogeni che hanno trovato la strada verso il cervello. Le placche catturano i patogeni, impedendo all'infezione di propagarsi. Purtroppo, si tratta di un caso di «dannato se lo fai, dannato se non lo fai»: le placche innescano anche l'infiammazione che porta alla morte delle cellule cerebrali.


Questa osservazione rispecchia un altro circolo vizioso dell'Alzheimer. Alcuni ricercatori hanno suggerito che i fallimenti dei farmaci potrebbero essere evitati applicando i trattamenti candidati prima della comparsa dei sintomi. In parole povere, i farmaci possono avere una migliore possibilità di successo quando si cerca di contrastare le prime fasi dei danni al cervello. Il problema è: come si fa a fare quella diagnosi precoce?


Ci sono vari indicatori genetici della maggiore predisposizione all'Alzheimer. Un gene chiamato apolipoproteina E, per esempio, può esistere in tre varianti: un tipo sembra ridurre il rischio di Alzheimer mentre un altro lo aumenta. Anche altri geni, variamente associati con l'assorbimento di colesterolo del corpo, alla sua propensione a generare infiammazione e all'efficienza della comunicazione tra i neuroni, hanno un ruolo nell'innalzare o abbassare le probabilità di insorgenza.


Tuttavia, l'interazione tra fattori genetici, fattori ambientali e quella che sembra essere pura fortuna, rende impossibile preconizzare chi sarà colpito dall'Alzheimer. Non c'è da meravigliarsi che i National Institutes of Health non consiglino in genere i test genetici come percorso utile per tutti coloro che vogliono conoscere il loro futuro. Dopo tutto, un risultato che indica che si hanno maggiori probabilità rispetto alla media di sviluppare demenza è, per molti versi, poco più di un pesante fardello psicologico, da sopportare fino a chei iniziano a comparire i sintom; uno scenario che ti tiene stressato (un rischio grave per la salute), anche se l'insorgenza non c'è mai. Se i farmaci non funzionano ancora, perché qualcuno dovrebbe iscriversi per essere testato?


In assenza di un test affidabile o una cura, il consiglio migliore sembra essere di ritardare l'invecchiamento, per quanto possibile, in particolare per quanto riguarda la salute cardiovascolare. E' un'osservazione che calza a pennello con la svolta annunciata il mese scorso. I patogeni che provocano la placca raggiungono il cervello attraverso l'indebolimento della barriera emato-encefalica, una parete di cellule che avvolge i vasi sanguigni e impedisce ai corpi estranei di passare nel sistema circolatorio del cervello. Questo indebolimento avviene con l'età, suggerendo che l'azione per ritardare il degrado del sistema cardiovascolare può anche ritardare l'insorgenza dell'Alzheimer.


Qui, almeno, abbiamo una buona notizia: il tasso di comparsa dei casi di demenza sembra essere in declino. Questo può essere un effetto derivato dei nostri tentativi di ridurre le morti per malattie cardiache. Sembra che, nel prendere il controllo della pressione sanguigna e dei livelli di colesterolo, apportando miglioramenti significativi al cuore e alla funzione circolatoria, inconsapevolmente miglioriamo anche la salute cerebrale, quasi certamente perché il cervello richiede un buon flusso di sangue per funzionare bene.


Il modo più sicuro per evitare l'Alzheimer, quindi, è semplice da dire e impossibile da raggiungere. Tutto quello che si deve fare è rimanere giovani.

 

 

 


Fonte: Michael Brooks in NewStatesMan (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)