Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Giovani adulti e anziani hanno onde cerebrali diverse. E' questo il declino cognitivo?

Giovani adulti e anziani hanno onde cerebrali diverse. E' questo il declino cognitivo?Le quattro diverse lunghezze d'onda del nostro cervello: Beta (attenti, attivi, occupati a pensare), Alfa (rilassati, introspettivi, immaginativi), Theta (tra sonno e veglia, meditazione profonda, creativi, stati alterati) e Delta (sonno molto profondo, incoscienza).

Scienziati della cognizione hanno trovato ulteriori prove che il cervello che invecchia funziona in modo diverso rispetto a quello più giovane, a parità di operazione di memoria, indicando una nuova direzione potenziale per la cura e l'esplorazione della cognizione legata all'età.


Lo studio, condotto al Rotman Research Institute della Baycrest Health Sciences, e pubblicato on-line in gennaio sulla rivista Neurobiology of Learning and Memory, ha scoperto che gli adulti più giovani e più anziani mostrano onde cerebrali molto diverse durante l'esecuzione dello stesso compito di memoria.


"Sappiamo che il nostro cervello cambia nel tempo, ma è tuttora un mistero come produciamo e richiamiamo i ricordi mentre invecchiamo", ha detto Renante Rondina, studente laureato del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Toronto e del Rotman, autore principale dello studio. "I nostri risultati sono davvero innovativi, perchè dimostrano chiare differenze nell'attività cerebrale da una generazione a quella successiva. Con la mappatura di queste differenze fondamentali, potremmo identificare nuovi modi per prevedere, diagnosticare e individuare il declino cognitivo".


I risultati dimostrano che, con l'avanzamento dell'età, cambia l'attività ritmica in aree chiave del cervello, compreso l'ippocampo (una zona coinvolta nella formazione e nel recupero dei ricordi) e la neocorteccia (la materia grigia che 'imballa' il cervello, che si occupa di vista, udito, attenzione e pensiero di alto livello).


Per tenere traccia delle differenze potenziali legate all'età, mentre gruppi di giovani e anziani eseguivano un compito di memoria, i ricercatori hanno usato scansioni di risonanza magnetica strutturale (che misura l'anatomia e l'integrità strutturale del cervello) e la magnetoencefalografia (che misura i campi magnetici creati dall'attività elettrica del cervello). L'età mediana era di 24,8 anni per i giovani adulti e di 65,9 per quelli più anziani.


Rondina ha spiegato che il cervello è costituito da miliardi di cellule, che usano l'elettricità per comunicare tra loro. Poiché i segnali vengono inviati da una cellula all'altra, si generano schemi ritmici di attività elettrica, chiamate onde cerebrali.


"Studi precedenti hanno dimostrato che le onde cerebrali che viaggiano a velocità inferiori tendono ad essere importanti per la memoria, mentre le onde cerebrali di velocità leggermente più alta hanno un ruolo nella nostra attenzione", ha detto Rondina. "Altri studi hanno esaminato le onde cerebrali mentre elaboriamo e richiamiamo i ricordi, ma il nostro studio è uno dei primi a guardare le differenze principali tra le onde cerebrali di adulti giovani e meno giovani mentre formano e richiamano nuovi ricordi".


Anche se la precisione dei partecipanti nei compiti di memoria era coerente tra entrambi i gruppi, gli adulti più giovani hanno mostrato un aumento di potenza theta (onde cerebrali più lente), che era predittivo della loro accuratezza della memoria. Al contrario, gli adulti più anziani hanno dimostrato più attività di potenza oscillatoria alfa (onde cerebrali relativamente più veloci) che non è stata osservata nei giovani adulti.


"E' straordinario vedere quanto sono diversi gli schemi cerebrali dei partecipanti più anziani rispetto ai partecipanti più giovani, pur mantenendo la precisione", ha detto Rondina. "Secondo le risonanze magnetiche, c'erano differenze minime nelle strutture cerebrali nei due gruppi, ma le onde cerebrali erano molto diverse. Con ulteriore studio, questi risultati possono portare a nuovi modi più sensibili per individuare o diagnosticare il declino cognitivo".


Rondina dice che i risultati dello studio non cambiano immediatamente le opzioni di diagnosi o di trattamento dei disturbi cognitivi legati all'età, ma sarà interessante vedere le implicazioni a lungo termine di queste scoperte, mentre continuiamo a capire come cambia il nostro cervello con l'avanzare dell'età.

 

*****
Il gruppo di ricerca comprendeva Renante Rondina, la Dott.ssa Rosanna Olsen, Douglas McQuiggan, Zainab Fatima, Lingqian Li, Esther Oziel, il Dr. Jed Meltzer e la dott.ssa Jennifer Ryan, tutti del Rotman. Lo studio è stato finanziato dai Canadian Institutes of Health Research e dal Natural Sciences and Engineering Research Council of Canada.

 

 

 


Fonte: Baycrest Centre for Geriatric Care via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Renante Rondina, Rosanna K. Olsen, Douglas A. McQuiggan, Zainab Fatima, Lingqian Li, Esther Oziel, Jed A. Meltzer, Jennifer D. Ryan. Age-related changes to oscillatory dynamics in hippocampal and neocortical networks. Neurobiology of Learning and Memory, 2015; DOI: 10.1016/j.nlm.2015.11.017

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Farmaco per Alzheimer non cambia l'eliminazione dei rifiuti a breve termi…

24.11.2025 | Ricerche

Dopo il trattamento con il farmaco, le scansioni MRI non mostrano alcun cambiamento a breve termi...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)