Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il riluzolo, un farmaco esistente, può impedire la 'nebbia' nel cervello in vecchiaia

Il riluzolo, un farmaco esistente, può impedire la 'nebbia' nel cervello in vecchiaiaQuando i ricercatori hanno esaminato alcuni neuroni (simili a quello qui in alto) nei ratti trattati con riluzolo, hanno trovato un importante cambiamento nell'ippocampo: c'era un numero maggiore di gruppi di cosiddette spine che ricevevano le connessioni che si estendono dalle ramificazioni del neurone (in basso).La dimenticanza, si scopre, è tutta nella testa. Gli scienziati hanno dimostrato che l'affievolimento della memoria e l'opacità di giudizio, quello che capita con l'avanzare dell'età, si presentano come connessioni perse e modificate tra i neuroni nel cervello.


Ma nuovi esperimenti suggeriscono che un farmaco già esistente (riluzolo), e già presente sul mercato come trattamento per la SLA, può aiutare a prevenire questi cambiamenti.


I ricercatori della Rockefeller University e della Scuola Icahn di Medicina del Mount Sinai hanno scoperto che potevano fermare la perdita di memoria normale legata all'età dei ratti, trattandoli con riluzolo.


Hanno scoperto che questo trattamento induce cambiamenti che migliorano le connessioni, e di conseguenza la comunicazione tra certi neuroni dell'ippocampo all'interno del cervello.


"Esaminando i cambiamenti neurologici che sono avvenuti dopo il trattamento con riluzolo, abbiamo scoperto un modo per cui la capacità di riorganizzarsi del cervello - la sua neuroplasticità - può essere schierata per proteggerlo da alcuni deterioramenti che possono accompagnare la vecchiaia, almeno nei roditori", dice il co-autore senior dello studio Alfred E. Mirsky, professore e responsabile del Laboratorio di Neuroendocrinologia. La ricerca è pubblicata questa settimana in Proceedings of the National Academy of Sciences.


I neuroni si collegano uno con l'altro per formare circuiti di collegamento in talune parti del cervello, e comunicano con un segnale chimico noto come glutammato. Ma troppo glutammato può causare danni; l'eccesso può fuoriuscire e eccitare i neuroni collegati nel posto sbagliato. Nel caso del declino cognitivo correlato all'età, questo processo danneggia i neuroni nei punti dove si collegano: le sinapsi. Nelle malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer, questo contribuisce alla morte dei neuroni.


Il riluzolo, usato per rallentare il progresso della SLA, altra condizione neurodegenerativa nota anche come «Morbo di Lou Gehrig», è stata una scelta ovvia come trattamento potenziale, perché funziona aiutando a controllare il rilascio e l'assorbimento del glutammato, evitandone la fuoriuscita dannosa. I ricercatori hanno iniziato dando il riluzolo ai ratti, una volta che hanno raggiunto i 10 mesi di età, l'equivalente nel ratto della nostra mezza età, quando in genere inizia il declino cognitivo.


Dopo 17 settimane di trattamento, i ricercatori hanno testato la memoria spaziale dei ratti (il tipo di memoria studiato più facilmente negli animali) e hanno scoperto che ottenevano risultati migliori rispetto ai loro coetanei non trattati, e quasi come i ratti giovani. Ad esempio, quando sono immessi in un labirinto che avevano già esplorato, i ratti trattati riconoscono un braccio sconosciuto in quanto tale e trascorrono più tempo a esplorarlo.


Quando i ricercatori hanno esaminato l'interno del cervello dei ratti trattati con riluzolo, hanno trovato delle modifiche significative nel circuito vulnerabile di rilevamento del glutammato all'interno dell'ippocampo, una regione del cervello implicata nella memoria e nelle emozioni.


"Abbiamo visto che, in molti casi, l'invecchiamento comporta cambiamenti sinaptici che riducono la forza sinaptica, la plasticità delle sinapsi, o entrambe", ha detto John Morrison, professore di neuroscienze e del Friedman Brain Institute, e decano di scienze di base e della Graduate School of Biomedical Sciences del Mount Sinai. "Il fatto che il riluzolo aumenti il raggruppamento solo delle spine sottili, più  plastiche, suggerisce che il potenziamento della memoria sia il risultato congiunto dell'aumento della forza sinaptica e della plasticità sinaptica, spiegando così l'efficacia terapeutica".


In questo caso, i gruppi coinvolgevano spine sottili, un tipo rapidamente adattabile di spine. Gli animali trattati con riluzolo avevano più raggruppamento rispetto a quelli giovani e ai loro coetanei non trattati, che ne avevano la quantità minore. Questa scoperta ha portato i ricercatori a ipotizzare che, in generale, il cervello invecchiato può compensare aumentando il raggruppamento [clustering]. Il riluzolo sembra migliorare questo meccanismo.


"Nel nostro studio, questo fenomeno di raggruppamento ha dimostrato di essere il meccanismo di base sottostante che ha impedito il declino cognitivo legato all'età. Compensando i cambiamenti deleteri nei livelli di glutammato dell'invecchiamento e dell'Alzheimer e promuovendo importanti cambiamenti neuroplastici nel cervello (come il raggruppamento delle spine), il riluzolo può prevenire il declino cognitivo", spiega il primo autore Ana Pereira, istruttrice nelle indagini cliniche del laboratorio di McEwen.


Approfittando della sovrapposizione dei circuiti neurali vulnerabili con il declino cognitivo correlato all'età e con l'Alzheimer, la Pereira sta attualmente conducendo uno studio clinico per testare l'efficacia del riluzolo nei pazienti con lieve Alzheimer.

 

 

 

 

 


FonteRockefeller University  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Ana C. Pereira, Hilary K. Lambert, Yael S. Grossman, Dani Dumitriu, Rachel Waldman, Sophia K. Jannetty, Katina Calakos, William G. Janssen, Bruce S. McEwen, John H. Morrison. Glutamatergic regulation prevents hippocampal-dependent age-related cognitive decline through dendritic spine clustering. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2014; 201421285 DOI: 10.1073/pnas.1421285111

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.