Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricerca conclude che l'Alzheimer è legato all'iperattività del cervello

I pazienti di Alzheimer hanno un rischio elevato di crisi epilettiche. Anche se la proteina amiloide-beta, implicata nello sviluppo e nella progressione del morbo, sembra la causa più probabile di questa iperattività neuronale, non era ancora stato spiegato come e perché avvenga questa elevata attività, almeno fino ad ora.


Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'Università di Tel Aviv (TAU), pubblicato in Cell Reports, individua il meccanismo molecolare esatto che potrebbe scatenare un aumento dell'attività neuronale nei pazienti di Alzheimer, che danneggia in seguito le funzioni della memoria e dell'apprendimento .


Il team di ricerca, guidato dal dottor Inna Slutsky della Facoltà Sackler di Medicina e della Sagol School of Neuroscience alla TAU, ha scoperto che la proteina precursore dell'amiloide (APP), oltre al suo ruolo ben noto nella produzione di amiloide-beta, costituisce anche il recettore per l'amiloide-beta. Secondo lo studio, il legame dell'amiloide-beta alle coppie di molecole APP innesca una cascata di segnalazione che provoca l'innalzamento dell'attività neuronale.


Nei pazienti con decadimento cognitivo lieve e nelle fasi iniziali dell' Alzheimer è stata osservata un'attività elevata nell'ippocampo, l'area del cervello che controlla l'apprendimento e la memoria. Neuroni iperattivi dell'ippocampo, evento che precede la formazione di placche amiloidi, sono stati osservati anche in modelli di topo con l' Alzheimer ad esordio precoce. "Questi risultati sono davvero entusiasmanti", ha detto la Dott.ssa Slutsky. "Il nostro lavoro suggerisce che le molecole APP, come molti altri recettori della superficie cellulare noti , possono modulare il trasferimento di informazioni tra i neuroni".


Con la comprensione di questo meccanismo, il potenziale per ripristinare la memoria e proteggere il cervello è notevolmente aumentato.

 

Sviluppate ricerche precedenti

Il progetto di ricerca è stato lanciato cinque anni fa, dopo la scoperta del ruolo fisiologico svolto dall'amiloide-beta, conosciuto in precedenza come una molecola esclusivamente tossica dai ricercatori. Il gruppo ha trovato che l'amiloide-beta è essenziale per il normale trasferimento quotidiano di informazioni attraverso le reti di cellule nervose. Se il livello di amiloide-beta è anche solo leggermente maggiore, esso provoca un'iperattività neuronale e compromette notevolmente l'efficacia del trasferimento di informazioni tra i neuroni.


Nel cercare la causa dell'iperattività neuronale, Hilla Fogel (studente di dottorato alla TAU) e Samuel Frere (borsista postdottorato) hanno scoperto che, mentre i neuroni "normali" inalterati diventano iperattivi a seguito di un aumento della concentrazione di amiloide-beta, i neuroni privi di APP non rispondono all'amiloide-beta . "Questo risultato è stato il punto di partenza di un lungo viaggio verso la decodifica del meccanismo di iperattività mediata dall'APP", ha detto la Dott.ssa Slutsky.


I ricercatori, in collaborazione con il Prof. Joel Hirsch della Facoltà di Scienze della Vita della TAU, del Prof. Dominic Walsh dell'Università di Harvard, e del Prof. Ehud Isacoff della University of California di Berkeley, hanno sfruttato una combinazione di avanguardia tra scansione ottica ad alta risoluzione, metodi biofisici e biologia molecolare, per esaminare la segnalazione dipendente dall'APP in colture neuronali, fettine di cervello, e modelli di topo.


Con tecniche biofisiche altamente sensibili, basate sul «trasferimento di energia per risonanza di fluorescenza» (FRET) tra proteine fluorescenti molto prossime, essi hanno scoperto che l'APP esiste come dimero nei contatti presinaptici, e che il legame dell'amiloide-beta innesca un cambiamento nelle interazioni APP-APP, portando ad un aumento del flusso di calcio e ad un maggiore rilascio di glutammato; in altre parole, all'iperattività nel cervello.

 

Un nuovo approccio per proteggere il cervello

"Abbiamo identificato i protagonisti molecolari nell'iperattività", ha detto la Dott.ssa Slutsky. "Oshik Segev, borsista postdottorato della TAU, sta ora lavorando per identificare il punto esatto in cui l'amiloide-beta si lega all'APP e come si modifica la struttura della molecola APP. Se potessimo modificare la struttura dell'APP e progettare molecole che interferiscono con il legame tra amiloide-beta e APP, allora potremmo interrompere il processo che porta all'iperattività dell'ippocampo. Ciò potrebbe aiutare a ripristinare la memoria e proteggere il cervello".


Studi precedenti del laboratorio del Prof. Lennart Mucke avevano suggerito con forza che la riduzione del livello di espressione di "tau" (proteina associata ai microtubuli, altro protagonista nella patogenesi di Alzheimer) salva dal deficit sinaptico e diminuisce l'attività cerebrale anomala nei modelli animali.


"Sarà fondamentale comprendere l'anello mancante tra l'APP e le vie di segnalazione mediate dalla tau che portano all'iperattività dei circuiti dell'ippocampo. Se riusciremo a trovare un modo per interrompere il ciclo di segnalazione positiva tra amiloide-beta e attività neuronale, potremo fermare il declino cognitivo e impedire la conversione ad Alzheimer", ha detto la Dott.ssa Slutsky.


Lo studio è stato finanziato dal Consiglio europeo della ricerca, dalla Israel Science Foundation, e dall'Alzheimer's Association.

 

 

 

 

 


FonteAmerican Friends of Tel Aviv University  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Hilla Fogel, Samuel Frere, Oshik Segev, Shashank Bharill, Ilana Shapira, Neta Gazit, Tiernan O’Malley, Edden Slomowitz, Yevgeny Berdichevsky, Dominic M. Walsh, Ehud Y. Isacoff, Joel A. Hirsch, Inna Slutsky. APP Homodimers Transduce an Amyloid-β-Mediated Increase in Release Probability at Excitatory Synapses. Cell Reports, 2014; 7 (5): 1560 DOI: 10.1016/j.celrep.2014.04.024

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.