Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Malattia rara fornisce indizi su patologie cerebrali più diffuse

Una malattia rara potrebbe darci indizi per una gamma più vasta di neurodegenerazioniLa malattia di Alexander è una patologia devastante del cervello di cui quasi nessuno sente parlare, a meno che qualcuno in famiglia non ne sia afflitto.


Questa infermità colpisce giovani o vecchi, e nei bambini distrugge la materia bianca nella parte anteriore del cervello. Molti pazienti, soprattutto quelli con esordio precoce della malattia, hanno una disabilità intellettiva significativa.


Indipendentemente dall'età di insorgenza, la Alexander è sempre fatale. Risulta di solito da mutazioni di un gene chiamato GFAP (proteina gliale fibrillare acidica), che porta alla formazione di grumi di proteine ​​fibrose all'interno delle cellule cerebrali chiamate astrociti. Gli astrociti, e le altre cellule gliali, sono considerati comunemente "aiutanti" che nutrono e proteggono i neuroni che si occupano della comunicazione vera e propria. Ma negli ultimi anni, è diventato chiaro che le cellule gliali sono molto più che spettatori passivi, e potrebbero essere colpevoli attivi in ​​molte malattie neurologiche.


Ora, in un rapporto pubblicato in Journal of Neuroscience, i ricercatori della University of Wisconsin di Madison mostrano che la malattia di Alexander colpisce anche i neuroni, e in un modo che impatta l'apprendimento e la memoria.


I ricercatori hanno progettato dei topi in modo che portino la stessa mutazione della GFAP che si trova nei pazienti umani. I loro astrociti hanno aumentato spontaneamente la produzione di GFAP, la stessa risposta presente in seguito a molti tipi di lesioni o malattie del cervello. Nella malattia di Alexander, il risultato è un aumento della GFAP mutante che è "tossica per la cellula, e purtroppo gli astrociti rispondono producendo ancora più GFAP", dice il primo autore Tracy Hagemann, scienziato, associata al Waisman Center dell'università.


Anche se la GFAP si trova di solito negli astrociti, appare anche nelle cellule staminali neurali, una popolazione di cellule che persistono in alcune aree del cervello per generare continuamente nuovi neuroni durante l'età adulta. Nelle versioni del topo con Alexander, le cellule staminali neurali sono presenti, ma non riescono a trasformarsi in neuroni, dice la Hagemann. "Pensiamo ad un giardino dove i fagiolini non germogliano mai. E' troppo freddo perchè non germogliano, o c'è un'altro problema? Qualcosa di simile sta accadendo in queste cellule staminali neurali. Sono presenti, ma inerti, e non sappiamo perché".


La carenza di nuovi neuroni potrebbe spiegare perché i topi con eccesso di GFAP falliscono il test che richiede loro di ricordare la posizione di una piattaforma sommersa in una vasca di acqua.


Il rapporto è "il primo a suggerire che i problemi della malattia di Alexander si estendono oltre la semplice materia bianca e gli astrociti, e può dare un indizio per i problemi con l'apprendimento e la memoria che sono caratteristiche cosi evidenti nelle malattie umane", dice il capo del laboratorio Albee Messing, professore di scienze biologiche comparative nella Facoltà di Medicina Veterinaria della UW.


Una domanda immediata alla quale cercherà di rispondere il gruppo è se lo stesso difetto nelle cellule staminali può essere presente nei campioni autoptici conservati nel corso di molti anni per permettere proprio questo tipo di indagine. Bisogna ancora chiarire se la mutazione colpisce le cellule staminali neurali direttamente, o se agisce attraverso altri astrociti che si trovano nelle vicinanze. "Sappiamo che gli astrociti si attivano con questa mutazione della GFAP", afferma la Hagemann. "Quella attivazione - una sorta di infiammazione - potrebbe rendere ostile l'ambiente ai giovani neuroni o la mutazione potrebbe cambiare le stesse cellule staminali neurali in qualche altro modo".


"La medicina avanza isolando un problema dopo l'altro", secondo la Hagemann. "Una singola mutazione può funzionare in diversi modi; attraverso diverse catene di causa-effetto che portano a diversi sintomi di una malattia. Questo caso è come la vecchia questione natura/educazione. E' la cellula staminale ad essere nata male, era geneticamente condannata? O sono stati i astrociti reattivi nelle vicinanze ad avere una influenza tossica? O entrambi? Questa è una domanda importante per la malattia di Alexander e per altri disturbi di deterioramento cerebrale, soprattutto stante l'attuale focalizzazione sulle cellule staminali come fonte di nuovi neuroni e terapia".


Il gruppo del Waisman sta già selezionando i farmaci che potrebbero rallentare la produzione di GFAP. Infine, come dice la Hagemann, il lavoro può illuminare il ruolo della disfunzione degli astrociti in altre malattie neurali che coinvolgono gli aggregati di proteine ​​deformati, come SLA, Parkinson e Alzheimer.

 

 

 

 

 


Fonte: University of Wisconsin-Madison.

Riferimenti: T. L. Hagemann, R. Paylor, A. Messing. Deficits in Adult Neurogenesis, Contextual Fear Conditioning, and Spatial Learning in a Gfap Mutant Mouse Model of Alexander Disease. Journal of Neuroscience, 2013; 33 (47): 18698 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.3693-13.2013

Pubblicato da David Tenenbaum in news.wisc.edu (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.