Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Biomarcatori genetici rilevano demenza a corpi di Lewy

Il Germans Trias i Pujol Health Sciences Research Institute (IGTP) e la Universitat Autònoma de Barcelona (UAB) hanno scoperto il primo biomarcatore genetico per individuare la demenza a corpi di Lewy (LBD), una malattia che può essere confusa con l'Alzheimer.


Questo biomarcatore si trova nel 20% dei casi e differenzia uno dei sotto-gruppi della patologia. Concesso in licenza alla società Grifols, porterà a diagnosi e trattamenti più precisi.


La demenza a corpi di Lewy (LBD) è la seconda causa di demenza dopo l'Alzheimer. I sintomi di entrambe le malattie sono molto simili, dal momento che in entrambi i casi c'è un graduale deterioramento della capacità mentale, che colpisce la memoria, i processi di pensiero, il comportamento e l'attività fisica. Queste somiglianze implicano che alcuni pazienti con LBD sono erroneamente diagnosticati e trattati con i soliti farmaci per l'Alzheimer. Ma questo trattamento provoca reazioni avverse in circa la metà di questi pazienti, peggiorando molto la malattia in alcuni casi. Attualmente non esiste un test specifico per diagnosticare la LBD. In pratica, per rilevare la malattia sono usati vari test neurologici e neuropsicologici, comprese le sue possibili sovrapposizioni con altri disturbi, ma la diagnosi clinica di LBD non è molto precisa.


La ricerca, condotta dall'IGTP e dall'UAB, ha portato alla scoperta del primo biomarcatore genetico, presente nel 20% dei casi di LBD, e a differenziare tra un sottogruppo di LBD e l'Alzheimer. "Anche se questo indicatore rileva solo un certo numero di malati di LBD, esso aumenta in modo significativo la sensibilità diagnostica per la malattia e questi pazienti possono ottenere una diagnosi accurata e quindi il diritto di trattamento", spiega Katrin Beyer, responsabile del progetto di ricerca, appartenente al Gruppo di Patologia Strutturale e Molecolare nel Dipartimento di Patologia dei Germans Trias Hospital and Institute.


I ricercatori hanno inizialmente rilevato il marcatore attraverso uno studio di campioni post mortem del cervello, in cui si osservava una alterazione dell'espressione dell'enzima butirrilcolinesterasi (BCHE) nel cervello di pazienti con LBD. Questi dati indicavano che ci potevano essere alterazioni genetiche nel gene promotore BCHE, che causano cambiamenti nell'espressione del gene. Infatti, hanno scoperto quattro polimorfismi nel promotore LBD che, in determinate combinazioni, sono associati alla LBD. Questi risultati, che sono stati brevettati, consentono di determinare se un paziente ha LBD, distinguendolo dall'Alzheimer.


Attualmente, il brevetto è nell'ultima fase di validazione, svolta in collaborazione con i neurologi della Unità di Malattie Neurodegenerative dei Germans Trias Hospital e Ospedale di Bellvitge.


L'accordo di licenza con la società Grifols, implica che i risultati possono essere applicati, fornendo in tal modo una procedura semplice, rapida ed efficace per la diagnosi di LBD negli ospedali. Inoltre, il marcatore può anche essere usato per progettare studi clinici per identificare gruppi di pazienti con una diagnosi più accurata, eliminando, per esempio, i casi LBD da un gruppo di pazienti di Alzheimer.


La Grifols è una società globale che da oltre 70 anni offre trattamenti terapeutici con le proteine ​​plasmatiche, tecnologia per la diagnosi clinica e prodotti farmaceutici per uso ospedaliero. Ora è il terzo produttore mondiale di farmaci biologici derivati ​​dal plasma, è presente in oltre 100 paesi ed è leader mondiale nelle forniture di plasma, con 150 centri di donazione del sangue negli Stati Uniti.

 

 

 

 

 


Fonte:Universitat Autònoma de Barcelona, via AlphaGalileo.

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.