Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Individuata la fonte delle 'onde lente' del sonno profondo

Nuove scoperte chiariscono dove e come hanno origine le "onde lente" del cervello. Questi impulsi ritmici di segnale, che attraversano il cervello durante il sonno profondo al ritmo di circa un ciclo al secondo, sono ritenuti importanti per processi come il consolidamento della memoria.

Per la prima volta, dei ricercatori hanno dimostrato conclusivamente che le onde lente iniziano nella corteccia cerebrale, la parte del cervello responsabile delle funzioni cognitive. Hanno anche scoperto che una tale onda può essere messa in moto da un piccolo gruppo di neuroni.


Un breve impulso di luce inviato ad un gruppo
locale di neuroni con una fibra ottica può indurre
un'onda di attività neuronale che si diffonde
nell'intera corteccia. L'esperimento effettivo,
spiegato qui sopra in un modello computerizzato
del cervello di topo, è eseguito sul cervello intatto
di un topo vivo sotto anestesia. (Credit: Prof.
Albrecht Stroh / Copyright University of Mainz)

"Il cervello è una macchina del ritmo, produce tutti i tipi di ritmi per tutto il tempo", dice il Prof. Arthur Konnerth della Technische Universitaet Muenchen (TUM). "Questi sono orologi che aiutano a mantenere molte parti del cervello sulla stessa pagina". Uno di questi gestori del tempo produce le cosiddette onde lente del sonno profondo, che sono ritenute coinvolte nella trasmutazione di frammenti di esperienza e di apprendimento della giornata in ricordi duraturi. Possono essere osservati nelle fasi molto precoci dello sviluppo, e possono essere interrotte in malattie come l'Alzheimer.


Studi precedenti, che si basavano sopratutto su misure elettriche, mancavano della risoluzione spaziale per mappare l'avvio e la propagazione delle onde lente con precisione. Ma usando la luce, il gruppo di Konnerth che ha sede a Monaco, in collaborazione con ricercatori di Stanford e dell'Università di Mainz, sono riusciti sia a stimolare le onde lente che ad osservarle con un dettaglio senza precedenti.


Uno dei risultati chiave conferma che le onde lente nascono solo nella corteccia, escludendo altre ipotesi di lunga data. "La seconda scoperta importante", scrive Konnerth, "è che sui miliardi di cellule del cervello, ci vogliono non più di un gruppo locale di 50-100 neuroni in uno strato profondo della corteccia, chiamata strato 5, per generare un'onda che si estende su tutto il cervello".

 

Nuova luce su un meccanismo neurale fondamentale

Nonostante tutte le indagini sulle onde lente del cervello, le risposte definitive sul meccanismo del circuito sottostante erano rimaste finora eluse. Dove si trova il generatore, il "pacemaker", di questo ritmo? Dove cominciano e dove si fermano le onde? Questo studio (basato su un sistema di rilevamento ottico del cervello intatto di topi vivi sotto anestesia) fornisce ora la base per una visione dettagliata e completa.


"Abbiamo implementato un approccio optogenetico combinato con il rilevamento ottico dell'attività neuronale per esplorare le caratteristiche causali di queste oscillazioni lente (transizioni Up-Down di stato), che rappresentano il ritmo dominante della rete nel sonno"
, spiega il Prof. Albrecht Stroh della Johannes Gutenberg di Mainz. L'optogenetica è una nuova tecnica che permette ai ricercatori di inserire i canali sensibili alla luce in specifici tipi di neuroni, per renderli reattivi alla stimolazione luminosa. Questo ha permesso la stimolazione selettiva e spazialmente definita di un piccolo numero di neuroni corticali e talamici.


L'accesso al cervello attraverso le fibre ottiche permette sia per la registrazione microscopica che la stimolazione diretta dei neuroni. Sono utilizzati anche lampi di luce vicino agli occhi del topo per stimolare i neuroni nella corteccia visiva. Registrando il flusso di ioni di calcio (un segnale chimico che può servire da lettura spazialmente più precisa dell'attività elettrica), i ricercatori hanno reso visibili le onde lente.


Essi hanno inoltre correlato le registrazioni ottiche alle misure elettriche più convenzionali. Il risultato è la possibilità di osservare la diffusione di singoli fronti d'onda - come le increspature di un sasso gettato in un lago tranquillo - all'inizio attraverso la corteccia e poi attraverso altre strutture cerebrali.


Comincia ad emergere una nuova immagine: non solo è possibile che un piccolo gruppo locale di neuroni possa avviare un'onda lenta che si diffonde in lungo e in largo, comprendendo più regioni del cervello in un unico evento, ma questo sembra essere normale. "In condizioni spontanee", dice Konnerth, "come accade a tutti noi ogni notte nel sonno profondo, ogni parte della corteccia può essere un sito di partenza".


Inoltre nel ritmo onde lente si può vedere un protocollo di comunicazione sorprendentemente semplice. Durante ciascun ciclo da un secondo, un singolo gruppo di neuroni invia il segnale e tutti gli altri sono silenziati, come se, a rotazione, cercassero i frammenti di esperienza o di apprendimento, e costruissero blocchi di memoria.


I ricercatori considerano questi risultati come un passo verso una migliore comprensione dell'apprendimento e della formazione della memoria, un argomento che il gruppo di Konnerth sta studiando con il finanziamento del Consiglio europeo della ricerca. Stanno anche esaminando il modo in cui si comportano le onde lente durante la malattia.

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
The original English version EnFlag
of this article is here.

 

 

 

 

 


Fonte: Technische Universitaet Muenchen, via EurekAlert!, un servizio di AAAS.

Riferimento: Albrecht Stroh, Helmuth Adelsberger, Alexander Groh, Charlotta Rühlmann, Sebastian Fischer, Anja Schierloh, Karl Deisseroth, Arthur Konnerth. Making Waves: Initiation and Propagation of Corticothalamic Ca2 Waves In Vivo. Neuron, 2013; 77 (6): 1136 DOI: 10.1016/j.neuron.2013.01.031.

Pubblicato in Science Daily il 18 Aprile 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:




Notizie da non perdere

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)