Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Uso maggiore di farmaci di Alzheimer può aiutare i pazienti

Donepezil, more commonly known as Aricept, is only given to around 50,000 patients in the early stages of Alzheimer's and stopped once the illness has progressed beyond a certain point Il farmaco per Alzheimer Aricept aiuta le persone nelle fasi iniziali/moderate della malattia a mantenere un livello elevato di funzionalità, ma non si sa per quanto il farmaco mantiene l'effetto. Un nuovo studio può aiutare a chiarire un po' di questa incertezza.

L'Aricept è il farmaco più prescritto nella classe di farmaci di Alzheimer noti come inibitori della colinesterasi.


Quasi il 50% delle persone smette di prenderlo dopo un anno a causa degli effetti collaterali come perdita di peso, agitazione e svenimenti, o perché non vedono più miglioramenti nelle loro capacità mentali. Ciò solleva la questione di quando fermarsi e cosa fare dopo. Ora un nuovo studio del King's College di Londra può dare un pò della chiarezza tanto richiesta: i ricercatori dicono che l'Aricept può rimanere efficace anche nelle fasi successive dell'Alzheimer.

The ground-breaking study was carried out at King's College in LondonE l'aggiunta di un altro farmaco chiamato Namenda fa ben poco per migliorare questi risultati, anche se la combinazione è di pratica comune. Da parte sua tuttavia, secondo la ricerca, il Namenda può dare alcuni vantaggi poichè agisce sul cervello in modo diverso rispetto all'Aricept. Comunque l'obiettivo principale di questa ricerca era quello di concentrarsi maggiormente sull'efficacia dell'Aricept e non su quello del Namenda.

E nello studio, le persone che hanno insistito con l'Aricept stavano meglio di quelli che hanno smesso di prenderlo. Hanno avuto risultati migliori nei test standard che hanno misurato la loro capacità mentali ed erano anche più in grado di svolgere le attività della vita quotidiana. Questi miglioramenti, tuttavia, svanivano nelle fasi successive dell'Alzheimer.

"I risultati sono illuminanti e questo conferma quello che pratica la maggior parte di noi negli Stati Uniti", afferma Anton Porsteinsson, MD, professore William e Sheila Konar di Psichiatria al Medical Center della University of Rochester di Rochester, NY. "Quando dovremmo fermarci?" È la domanda che arriva spesso da parte dei caregivers e dei parenti di persone con Alzheimer che vengono trattati con Aricept e altre medicine di Alzheimer. "Questa è una discussione comune con i nostri pazienti", dice Porsteinsson.

Cosa fare dopo? Trattare le fasi gravi dell'Alzheimer

Fino ad ora, c'erano poche prove a sostegno del continuare con l'Aricept. "Se si interrompe il trattamento, si peggiora", dice. "Questo conferma che, se qualcuno va bene con l'Aricept e non ha effetti collaterali, ha senso continuare". E se smettono con l'Aricept, il Namenda è ancora un'opzione. "La continuità di trattamento è importante", dice Porsteinsson. Questo significa che una persona con Alzheimer resterà indipendente più a lungo? E' troppo presto per dirlo, ci ha detto Porsteinsson. “Significa che si rimane a un livello superiore di funzione [mentale] più a lungo. Questo studio non dice che [l'Aricept] terrà [i pazienti] fuori da una casa di cura".

Terapie migliori richieste, quanto prima possibile

Uno meno entusiasta del trattamento continuo per l'Alzheimer è Peter Davies, PhD, direttore scientifico del Litwin-Zucker Center for Research in Alzheimer's Disease and Memory Disorders al Feinstein Institute for Medical Research a Manhasset, NY. "Far continuare i pazienti con l'Aricept una volta che hanno raggiunto un livello piuttosto basso di funzione [mentale] ha avuto qualche beneficio, ma questo miglioramento è stato generalmente di dimensioni ridotte rispetto al calo complessivo", dice Davies via email. "Quelli del farmaco ha fatto un po' meglio, ma il calo complessivo è rimasto. La linea di fondo è che questi farmaci non fanno questo granché".


William Thies, PhD, direttore medico e scientifico dell'Associazione Alzheimer, dice che i risultati non sono molto sorprendenti. "Certamente rafforza la necessità di ulteriori ricerche per creare migliori terapie che hanno grandi effetti sulla malattia rispetto a entrambi [i farmaci]", dice via email. "Il messaggio che risuona dai benefici molto modesti osservati nei trattamenti testati in questo studio è che abbiamo un disperato bisogno di migliori trattamenti per l'Alzheimer; trattamenti con benefici molto più grandi per coloro che li assumono; trattamenti che rallentano o arrestano la progressione della malattia". "Le persone con Alzheimer ed i loro caregivers dovrebbero essere in comunicazione costante con i loro medici circa i rischi e i benefici dei farmaci attualmente approvati per l'Alzheimer", dice Thies.

I risultati dello studio appaiono sul New England Journal of Medicine.

 

 

 

*************************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

************************
Scritto da Denise Mann, verificato da Michael W. Smith, MD

Pubblicato in WebMd.com il 7 marzo 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.