Ricerche
Trattamento non farmacologico della demenza con 'disturbi comportamentali'
Le terapie alternative per i pazienti affetti da demenza devono essere studiate e applicate in modo più coerente, se si voglono aiutare le organizzazioni di cura a migliorare il benessere dei pazienti e ridurre il numero di farmaci antipsicotici prescritti.
Una ricerca pubblicata oggi, 15 febbraio 2012, da un team delle Università di Hull e di Maastricht evidenzia la necessità urgente di intensificare la ricerca completa sul metodo consigliato nel governo di un trattamento alternativo, noto come analisi funzionale o comportamentale.
Intitolato "Interventi basati sull'analisi funzionale dei comportamenti problematici nella demenza", pubblicato su The Cochrane Library 2012, numero 2. Si concentra sull'analisi funzionale, o comportamentale, un approccio alla cura della demenza raccomandato dall'Istituto Nazionale per la Salute e l'Eccellenza Clinica (NICE) nelle sue linee guida sul sostegno alle persone affette da demenza e ai loro carers.
Lo studio mostra che l'analisi funzionale è in realtà un approccio alternativo promettente alle terapie con antipsicotici e altri farmaci, ma il suo vero valore è difficile da valutare poiché la maggior parte degli studi hanno applicato l'approccio come parte di un ampio programma basato su una serie di altri interventi di sostegno.
Esme Moniz-Cook, Professore Onorario di Psicologia Clinica e Invecchiamento all'Università di Hull, che ha guidato la ricerca, spiega: "L'analisi funzionale è un approccio sistematico per comprendere le cause di comportamenti che sfidano il personale e i carers familiari. Le persone affette da demenza possono manifestare disagio o angoscia in molti modi diversi. Gli approcci dell'analisi funzionale sono quindi sempre individualizzati sulla persona e sulle circostanze particolari del caregiver. Se si usano metodi non sistematici (come cercare una serie di terapie che può anche includere alcuni ma non tutti i componenti di un approccio di analisi funzionale), sarà difficile stabilire ciò che, se c'è stato, ha aiutato nella situazione di cura. Questo potrebbe essere il motivo per cui i professionisti spesso ricorrono presto a terapie farmacologiche psicotrope, prima di persistere con il miglior insieme potenziale di terapie di attenuazione del pericolo, che potrebbe aiutare la persona e l'assistente".
"Poichè il nostro studio ha dimostrato che gli interventi basati sull'analisi funzionale dei comportamenti problematici hanno un forte protenziale nella cura della demenza, sono necessari studi clinici su ampia scala. Questi dovrebbero essere progettati e supervisionati da personale professionalmente qualificato, sia nella famiglia che in strutture di cura. E' necessaria anche una migliore conoscenza e formazione in materia di analisi funzionale come approccio al trattamento se si vuole ottenre un approccio sistematico per individuare e affrontare le cause di disagio nelle persone affette da demenza e dei loro carers".
Circa un terzo delle persone affette da demenza vivono in casa di cura e l'87% mostra un comportamento che è visto come sfida. Inoltre, quando i carers familiari sono angosciati e messi alla prova dal comportamento del loro parente, questo porta alla fine dell'assistenza a casa e all'entrata in una casa di cura a lungo termine. La prof.ssa Moniz-Cook ha detto: "Se si utilizza un approccio sistematico di analisi funzionale per rilevare le cause del disagio o di difficoltà per la persona e il carer, e quindi si fornisce la migliore serie di interventi a entrambi, può essere possibile ritardare l'interruzione delle cure a casa associata a comportamenti problematici. Ridurre l'angoscia ed il disagio delle persone affette da demenza, potenzialmente riduce anche le richieste premature di interventi farmacologici. Nei casi in cui alcuni farmaci sono associati ad un maggiore rischio alla qualità complessiva della vita nella cura della demenza, gli interventi basati sull'analisi funzionale che vengono realizzati e monitorati su base regolare possono quindi avere l'effetto positivo di una migliore qualità della vita per la persona con demenza".
La Prof.ssa Moniz-Cook è già sulla buona strada per risolvere questi problemi. E' a capo di un progetto chiamato "Challenge DemCare", programma del valore di 2 milioni di sterline finanziato dal Department of Health National Institute for Health Research. Il programma ha arruolato esperti nazionali ed internazionali in analisi funzionale, per sviluppare uno strumento di apprendimento via Internet per la formazione del personale che lavora in casa di cura. Questo è ora disponibile per la diffusione. Un ulteriore strumento online per l'utilizzo di professionisti di supporto ai carers, sia famigliari che in casa di cura, è attualmente in fase di test nella cura in famiglia e nelle case di cura di tutta l'Inghilterra.
"Il personale di formazione del "Challenge DemCare" e gli sturmenti online forniscono risorse per concentrarsi sugli interventi basati sull'analisi funzionale piuttosto che su altri trattamenti e terapie che corrono il rischio di essere utilizzati caso per caso", spiega la Moniz-Cook. "E' progettato per aiutare i professionisti di ideare programmi pratici e personalizzati per le persone affette da demenza e per i relativi carers per ridurre il disagio e le difficoltà nel breve e medio termine e migliorare l'efficacia, il benessere e la qualità della vita nel lungo termine".
I sistemi sono attualmente in fase di test, con circa 800 residenti che vivono in 63 case di cura in Yorkshire, nonché con oltre 300 persone e relativi carers familiari che vivono a casa. Nella seconda serie di studi, professionisti di sette NHS Trust in Inghilterra sono addestrati per fornire un supporto personalizzato sia alla persona che al carer familiare. I risultati completi di questi studi sono previsti tra 12 mesi.
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Riferimento: Moniz Cook ED, Swift K, James I, Malouf R, De Vugt M, Verhey F., Functional analysis-based interventions for challenging behaviour in dementia, Cochrane Database of Systematic Reviews 2012, Issue 2, 15 February 2012, Art. No.: CD006929. DOI: 10.1002/14651858.CD006929.pub2
Pubblicato in EurekAlert! il 14 febbraio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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