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L'incapacità di sorridere nella conversazione è segno che aiuta a rilevare la demenza

women smiling laughing chattingImage by freepik.com

Sorridere durante le conversazioni spesso eleva l'esperienza di conoscere qualcuno, ma questa comprensione finora è stata soggettiva. Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Fujita Health University di Toyoake/Aichi (Giappone) ha studiato la relazione reciproca tra persone che si sorridono durante le conversazioni faccia a faccia.


I ricercatori hanno scoperto che chi parla sorride di più quando chi ascolta sorride di più, in particolare negli individui dello stesso sesso biologico. Questi risultati forniscono prove di comportamenti di sorriso sincronizzato, evidenziando l'influenza delle espressioni facciali sulle relazioni interpersonali.


Sorridere durante le conversazioni crea calore, facendo sentire le persone più a loro agio e connesse. Ad esempio, un sorriso amichevole quando si incontra qualcuno di nuovo può alleviare il nervosismo. Un sorriso può ammorbidire la tensione in un dibattito, mostrando rispetto tra i partecipanti nonostante il disaccordo. In effetti, in passato sono stati condotti ampi studi nel tentativo di comprendere le interazioni sorridenti in una conversazione naturale. Nonostante questi studi, tuttavia, si sa poco sulla misura in cui il sorriso influenza o viene influenzato dal sorriso dell'altra persona durante una conversazione.


Un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Behavioral Neuroscience, ha cercato di studiare questo effetto, quantificando l'influenza del sorriso nelle conversazioni faccia a faccia. La ricerca, guidata dal professore Yohei Otaka del Dipartimento di Medicina Riabilitativa della Fujita Health University, ha scoperto che la dose di sorriso da parte di chi parla aumenta con l'aumentare dell'intensità del sorriso dell'ascoltatore, in particolare nelle coppie dello stesso sesso.


Riguardo la motivazione alla base di questo studio, il Prof. Otaka dichiara: Lo scopo principale di questo studio era sviluppare una metodologia per valutare i sintomi della demenza, dato che le persone colpite tendono a perdere le espressioni facciali. Intendiamo anche valutare l'efficacia del trattamento di riabilitazione in questi individui. Questo studio è, in effetti, il primo passo verso l'obiettivo più ampio di valutare la reazione delle persone al sorriso degli altri in giovani partecipanti sani".


Lo studio ha coinvolto 40 partecipanti (20 uomini e 20 donne) in conversazioni faccia a faccia di tre minuti. Durante queste interazioni, a chi ascoltava è stato chiesto di sorridere a diversi livelli - poco, moderatamente e molto - osservando i sorrisi in risposta di chi parlava. È stato usato un software specializzato per misurare l'intensità e la frequenza dei sorrisi durante le conversazioni.


I risultati hanno rivelato che chi parlava sorrideva di più quando chi ascoltava sorrideva di più, specialmente nelle conversazioni tra due individui dello stesso sesso: uomini hanno sorriso di più quando parlavano con altri uomini che sorridevano e le donne sorridevano di più quando parlavano con altre donne che sorridevano.


È interessante che questo effetto fosse meno pronunciato nelle conversazioni tra sessi diversi, suggerendo che gli individui non mostravano lo stesso livello di sorriso reciproco di quando conversavano con partner dello stesso sesso. Tuttavia, i ricercatori ipotizzano che nelle coppie di sesso misto, chi parlava sorridesse più spesso di chi ascoltava, per costruire una relazione interpersonale.


Un'altra scoperta è stata che più l'ascoltatore sorrideva, più chi parlava si sentiva positivo sull'interazione. Chi parlava ha riferito di sentirsi più amichevole e di godersi di più la conversazione quando il partner sorrideva frequentemente. Questa scoperta evidenzia l'importanza emotiva del sorriso nelle conversazioni, poiché migliora i sentimenti di connessione e il rapporto tra individui. Spiegando ulteriormente questi risultati, il Prof. Otaka afferma: "Se uno sorride di più durante una conversazione, anche l'altra persona sorriderà di più, il che può portare a una migliore relazione interpersonale".


In più, lo studio ha scoperto che c'è stata una costante sincronizzazione del sorriso in tutti i tipi di coppie, sia dello stesso sesso che di sesso misto. Ciò implica che, indipendentemente da chi stava parlando con chi, le persone sorridevano contemporaneamente, rafforzando che il sorriso è un comportamento reciproco.


In sintesi, lo studio rivela che sorridere è una parte potente e dinamica delle conversazioni faccia a faccia. I sorrisi di chi parla sono influenzati da quanto e da quanto intensamente sorride l'ascoltatore, in particolare nelle conversazioni tra individui dello stesso sesso. Inoltre, la sincronizzazione del sorriso è essenziale per creare legami sociali e promuovere sentimenti positivi durante le interazioni.


Questi risultati sottolineano l'importanza della comunicazione non verbale, in particolare delle espressioni facciali, nelle conversazioni quotidiane. Inoltre, questo studio suggerisce che l'interazione tra due individui può essere utile per valutare la demenza e le disfunzioni psicologiche.

 

 

 


Fonte: Fujita Health University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Y Obayashi, [+2], Y Otaka. The other person’s smiling amount affects one’s smiling response during face-to-face conversations. Front Behav Neurosci, 2024, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 



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