Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cambiamenti della rete vascolare cerebrale importanti per prevedere il declino cognitivo

Cognitive test at UniOklahomaAndriy Yablanskiy PhD, a destra, supervisiona un test cognitivo nel laboratorio di geroscienze traslazionali all'Università dell'Oklahoma.

Ricercatori dell'Università dell'Oklahoma hanno pubblicato di recente uno studio che dimostra che diverse misurazioni del cervello, che includono il flusso sanguigno e la capacità del cervello di compensare la sua mancanza, sono predittori migliori del lieve decadimento cognitivo (MCI, mild cognitive impairment) rispetto ad altri fattori di rischio come ipertensione e colesterolo alto.


I risultati confermano le prospettive di prevenire o curare i problemi di memoria prima che peggiorino in demenza. Il bisogno sta solo aumentando: circa il 18% della popolazione mondiale ha MCI e il 10-15% continuerà verso la demenza. Entro il 2050, si prevede che la demenza colpirà 152 milioni di persone. La ricerca è stata condotta da un gruppo multidisciplinare di ricercatori dell'OU e pubblicata su Alzheimer's & Dementia. Lo studio si è concentrato sulla vascolarizzazione del cervello - la sua rete di vasi sanguigni - e come ciò agisce in modo diverso negli anziani con MCI.


"Le persone con MCI hanno un rischio più alto della fase successiva, che è la demenza", ha affermato Calin Prodan MD, professore di neurologia dell'OU e coautore dello studio. "Stiamo cercando di decifrare le 'impronte digitali' dell'MCI: cosa succede al cervello quando una persona passa dall'invecchiamento sano all'MCI, e c'è qualcosa che possiamo fare per intervenire e prevenire il declino della demenza?"


Il team di ricerca ha preso diversi tipi di misurazioni cerebrali nelle persone in tre fasi della vita: giovani adulti, anziani con cervello invecchiato ma sano e anziani con MCI. Ogni gruppo ha fatto una breve gara di sfida della memoria su un computer mentre indossava quello che sembrava un berretto da nuoto con sensori di luce; la tecnologia, chiamata 'spettroscopia funzionale del vicino infrarosso', misurava il flusso sanguigno nel cervello mentre i partecipanti cercavano di memorizzare sequenze sempre più lunghe di lettere.


Nel cervello dei giovani adulti, il flusso sanguigno è aumentato, dando al cervello l'energia di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze del gioco, un processo chiamato 'accoppiamento neurovascolare'. Nelle persone con cervello invecchiato ma sano, il flusso sanguigno non è aumentato tanto, ma per compensare, il loro cervello ha coinvolto altre sue regioni per aiutare nella gara, un processo chiamato 'connettività funzionale'. Nel cervello degli anziani con MCI, il flusso sanguigno si è notevolmente ridotto e hanno perso la capacità di compensare reclutando altre parti del cervello in aiuto.


“Le persone con MCI hanno perso quel meccanismo di compensazione. C'è un drastico cambiamento nell'attività cerebrale in quelli con MCI", ha affermato Cameron Owens PhD, primo autore dello studio.


Un altro tipo di valutazione - una biopsia liquida - ha dato ai ricercatori un'ulteriore finestra sul cervello delle persone con MCI. Questa analisi del sangue ha misurato la quantità di vescicole extracellulari endoteliali cerebrovascolari (CEEV, cerebrovascular endothelial extracellular vesicles), che sono piccole particelle rilasciate dalle cellule che foderano i vasi sanguigni del cervello. La ricerca esistente mostra che quando il rivestimento interiore dei vasi sanguigni è danneggiato, secerne CEEV.


Le persone con MCI avevano più CEEV nel cervello rispetto a quelle con cervello invecchiato, ma sane. Inoltre, le immagini della risonanza magnetica hanno confermato che le persone con livelli più alti di CEEV avevano anche più danni ischemici, il che significa che i piccoli vasi nel cervello non ricevevano un adeguato apporto di sangue. I ricercatori ritengono che questa sia la prima volta che i CEEV sono stati misurati in una condizione cognitiva.


“Ogni cervello è diverso e potrebbero esserci diverse ragioni per la compromissione cognitiva, ma avere questi predittori (misurazione di accoppiamento neurovascolare, connettività funzionale e CEEV) apre potenzialmente opportunità per sviluppare interventi individualizzati, che si tratti di una terapia farmacologica o di stimolazione cerebrale non invasiva o qualcosa di semplice come la terapia cognitiva comportamentale", ha affermato Andriy Yabluchanskiy PhD, professore associato di neurochirurgia della OU, autore senior dello studio.


La ricerca continuerà con diversi angoli aggiuntivi. Il team prevede di analizzare ulteriormente i CEEV, che sono come bolle che trasportano vari materiali, per vedere se anche quel carico contribuisce all'MCI. Inoltre, poiché lo studio è iniziato durante la pandemia di Covid-19, i ricercatori stanno valutando se l'infezione con il virus ha accelerato la progressione verso la demenza nelle persone con MCI. "Siamo nel secondo anno di uno studio di 4 anni", ha detto Yabluchanskiy. "Questo è uno studio prospettico in cui tutti i partecipanti vivono proprio qui in Oklahoma".

 

 

 


Fonte: April Wilkerson in University of Oklahoma (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: CD Owens, [+30], A Yabluchanskiy. Neurovascular coupling, functional connectivity, and cerebrovascular endothelial extracellular vesicles as biomarkers of mild cognitive impairment. Alz&Dem, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.