Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Un nuovo modo di guardare l'Alzheimer

Negli ultimi anni, i ricercatori hanno fatto una serie di importanti progressi nella comprensione delle origini dell'Alzheimer. Ma un nuovo studio mostra che, per quanto ne sappiamo, la nuova ricerca può cambiare la partita.

La teoria prevalente dell'Alzheimer suggerisce che l'accumulo distruttivo di placche all'esterno delle cellule del cervello si verifica perché le cellule del cervello secernono troppo peptide beta-amiloide, il precursore delle placche.

Recenti studi hanno suggerito che il problema nella malattia non sta nella produzione del cervello delle placche, ma nella sua eliminazione.

Tuttavia, ci può essere ancora di più nella storia di quello che abbiamo saputo fino ad ora. Una nuova ricerca dimostra che le cellule cerebrali possono effettivamente avere problemi a secernere peptide beta-amiloide che si è accumulato all'interno delle cellule, piuttosto che secernerne troppo. Il team ha dimostrato che il beta-amiloide si accumula prima nei neuroni, probabilmente perché il neurone ha difficoltà a spingerlo fuori. Ed è questo primo passo - la formazione interna del beta-amiloide - che potrebbero essere la pietra angolare della malattia.

Quando le cellule cerebrali si intasano di beta-amiloide, la loro funzione può essere compromessa. C'è un certo punto in cui la cellula non può più trattenere il beta-amiloide che si accumula al suo interno, così la membrana può scoppiare, espellendo peptide beta-amiloide nello spazio extracellulare. E' in questo momento che il beta-amiloide può trasformarsi in vere placche all'esterno delle cellule.

L'autore dello studio, Gunnar Gouras, suggerisce che le aziende farmaceutiche dovrebbero prendere in considerazione questi risultati nello studio di farmaci per l'Alzheimer. "I molti ricercatori e le aziende farmaceutiche che selezionano i composti che riducono la secrezione di beta-amiloide lo stanno facendo nel modo sbagliato. Il problema è piuttosto il contrario, che non è sempre secreto. Per trovare la radice della malattia, ora abbiamo bisogno di focalizzarci su questo grumo intracellulare critico di beta-amiloide".

Il motivo dell'incapacità delle cellule di liberarsi di beta-amiloide non è chiaro, ma l'autore Davide Tampellini dice che è "probabilmente perché il metabolismo delle cellule e le vie della secrezione sono interrotte in qualche modo, portando il beta-amiloide ad accumularsi all'interno della cellula invece di essere secreta naturalmente". Studi futuri dovranno esaminare le ragioni esatte per cui tali vie cominciano a non funzionare correttamente. Questo, infine, può arrivare alla radice del perché si sviluppa l'Alzheimer.

Lo studio è stato condotto presso il Weill Cornell Medical College e pubblicato nell'edizione online del 26 ottobre 2011 del Journal of Neuroscience.

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

 


Pubblicato da Alice G. Walton in Atlantic.com il 19 novembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)