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Perché alcune persone sono resilienti alla perdita di memoria

Una vita sana forma un cervello resiliente e può evitare o posticipare la demenza

Perché alcune persone hanno la demenza in età avanzata e altri no, anche se raggiungono un'età molto avanzata? Gli esperti internazionali stanno attualmente affrontando la questione del dimenticare al XXIII Congresso Mondiale di Neurologia a Kyoto. La Prof.ssa Claudia Kawas, dell'Università della California di Irvine, sta facendo ricerca sulla condizione cognitiva degli anziani nel "The 90+ Study".


Lo studio a lungo termine ha coinvolto oltre 1.700 partecipanti, rendendolo il più grande del suo genere. "È importante studiare i più anziani. Possiamo imparare molto da questo gruppo di età in grande crescita", osserva la Prof.ssa Kawas.


Secondo le proiezioni sull'aspettativa di vita pubblicate di esperti danesi e tedeschi, la maggior parte dei bambini nati dal 2000 in Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone e altri paesi con aspettative lunghe di vita, festeggeranno i 100 anni. "Tenuto conto degli sviluppi demografici, il ritardo del declino cognitivo è cruciale", afferma la Kawas. "Abbiamo calcolato che, se degli interventi potessero ritardare l'insorgenza dell'Alzheimer di due anni, ci sarebbero - solo negli Stati Uniti - quasi 2 milioni di casi in meno di quanto previsto entro il 2050".


E salta fuori che il 40 per cento dei partecipanti al 90+Study aveva una demenza, con le donne coinvolte più pesantemente degli uomini. "È interessante notare che le autopsie hanno rivelato che circa la metà degli anziani senza demenza ha un grado elevato di neuropatologia di Alzheimer nel cervello, anche se in vita erano mentalmente in forma", spiega la Kawas. Al contrario, metà dei pazienti di demenza ha sviluppato sintomi di perdita cognitiva senza questo genere di patologie nel cervello.

 

Uno stile di vita sano aiuta a rimanere mentalmente in forma

Le ragioni di questa resilienza cognitiva (che questo studio definisce come presenza di patologie di Alzheimer in mancanza di sintomi di demenza) possono essere attribuibili in parte allo stile di vita. Il gruppo di partecipanti resiliente, ad esempio, ha fatto più esercizio e ha guardato meno la TV.


L'istruzione si è rivelata particolarmente importante come fattore protettivo nei soggetti le cui scansioni PET cerebrali mostravano le placche tipiche dell'Alzheimer: "Le persone con un livello basso di istruzione hanno un rischio statistico superiore di 4 volte di contrarre una demenza, rispetto a quelli con un livello superiore di istruzione. Tra le persone senza placca, la differenza educativa era irrilevante", osserva la Prof.ssa Kawas.


Un'altra ricerca interessante si riferisce alla presenza di molteplici patologie. "Molteplici patologie cerebrali sono alla radice delle demenze di tutte le età", riferisce la Prof.ssa Kawas. "Nei più anziani, la presenza di molteplici patologie è associata ad una maggiore probabilità di demenza. Anche il numero di patologie sembra rilevante per la gravità del declino cognitivo. Dovremo dunque puntare molteplici patologie per ridurre l'onere della demenza".

 

Tenere al lavoro corpo e cervello per tenere a bada la demenza

Continuano a persistere incertezze rilevanti quando si tratta del modo di evitare le demenze o di ritardarne il progresso in tutte le età. Questo è l'obiettivo di "Prevenire il declino cognitivo e la demenza", uno studio delle National Academies of Science, Engineering and Medicine, che sta determinando lo stato attuale della ricerca per conto del National Institute on Aging (NIA).


"Non sono stati identificati interventi specifici per mantenere la salute cognitiva. Tuttavia, il messaggio che possiamo ricavare dai risultati ottenuti finora è: tenere il corpo e il cervello al lavoro per proteggere la cognizione", afferma la Kawas.


L'allenamento cognitivo include, ad esempio, la capacità di risolvere i problemi o esercizi che mettono in gioco la memoria o la velocità di elaborazione mentale. Non esiste attualmente alcuna prova dell'efficacia degli esercizi di formazione cerebrale su computer. Sembrano avere solo effetti a breve termine e solo in relazione agli stessi compiti che vengono praticati più e più volte, osserva la Prof.ssa Kawas.


L'attività fisica - o la sua mancanza - è stata identificata come uno dei fattori di rischio aperti all'influenza, che ha il maggior effetto sui disturbi cognitivi e sulla demenza. Uno studio (AHRQ Systematic Review) dimostra che l'esercizio può avere un ruolo nel posticipare o rallentare il declino cognitivo da età. Al momento di includere dati provenienti da uno studio prospettico di coorte e le scoperte di processi neurobiologici, il comitato dello studio ha tuttavia deciso che non ci sono ancora prove conclusive al riguardo.


Pure tenere sotto controllo l'alta pressione sanguigna sembra essere importante per la salute cognitiva. Ciò è particolarmente vero in mezza età, tra i 35 e i 65 anni. Anche se non sono ancora state fornite prove decisive, ci sono sempre più indicazioni che tenere sotto controllo l'alta pressione sanguigna può impedire, rinviare o ritardare la demenza. "È interessante notare che, anche se il controllo della pressione sanguigna è generalmente un fattore di prevenzione importante, l'immagine è leggermente diversa nel gruppo di età 90+", afferma Kawas. "Nei più anziani, ci sono indicazioni che la pressione sanguigna più alta potrebbe avere anche un certo effetto protettivo".

 

La ricerca si approccia in modo più mirato

"Le persone devono essere informate adeguatamente su cosa possono fare per prevenire il declino cognitivo dal punto di vista della conoscenza scientifica odierna. I risultati della relazione non costituiscono una base adeguata per dedurre strategie di sanità pubblica per contrastare la diffusa malattia della demenza. Abbiamo bisogno di ulteriori studi per valutare meglio l'effetto delle misure potenziali", ha sottolineato la Prof.ssa Kawas.


Il comitato ha suggerito di adottare approcci di ricerca più raffinati, che esaminino separatamente diversi settori della popolazione e che, ad esempio, considerano lo sfondo etnico o socioeconomico delle persone o il tempo in cui vengono intrapresi gli interventi anti-demenza.


Ha anche detto che devono essere incorporati ulteriori trattamenti per gli individui interessati. Questi includono nuovi trattamenti anti-demenza, terapie per il diabete e la depressione, farmaci per la riduzione dei lipidi, la somministrazione di acido folico B12plus o interventi incentrati sull'alimentazione, sulla qualità del sonno o sul coinvolgimento sociale.

 

 

 


Fonte: B&K Kommunikation via AlphaGalileo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. Leshner et al, Preventing Cognitive Decline and Dementia. A Way Forward, Washington (DC): National Academies Press (US); 2017 Jun. The National Academies Collection: Reports funded by National Institutes of Health.The 90+ Study: www.90study.org;
  2. Christensen et al. Aging populations, the challenges ahead. The Lancet, Volume 374, No. 9696, p1196–1208, 3 October 2009;
  3. Kawas et al. Multiple pathologies are common and related to dementia in the oldest-old. Neurology. 2015 Aug 11;85(6):535-42.https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28650595;

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