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Nuova modalità di cura della demenza migliora la salute e abbassa il tasso di ospedalizzazione

Un modello innovativo di assistenza alla demenza sviluppato dai ricercatori della School of Medicine dell'Indiana University e dell'Istituto Regenstrief riduce significativamente le visite al pronto soccorso e i ricoveri, e incoraggia l'uso di farmaci che non sono dannosi per il cervello degli anziani.

Il risultato è una migliore salute per gli anziani ed per i loro caregivers e familiari e costi sanitari inferiori, secondo un documento di valutazione del modello nell'uso pratico, apparso nel Volume 15, edizione 1 del 2011 della rivista a revisione dei pari Aging & Mental Health.

"Abbiamo tradotto nella pratica con successo il modello di assistenza della memoria che abbiamo sviluppato, portandolo dalla promettente ricerca alla sperimentazione clinica, che avevam pubblicato su JAMA [Journal of American Medical Association] nel 2006, e ora lo mettiamo in pratica con l'Healthy Aging Brain Center a Wishard Health Services, che serve i pazienti da Indianapolis metropolitana a tutto il Midwest e più lontano come Texas e California", ha detto l'autore principale del documento Malaz Boustani (MD, MPH) professore associato di medicina alla School of Medicine dell'Indiana University e ricercatore al Regenstrief Institute e al Center for Aging Research dell'Indiana University.

Nel giro di un anno dalla prima visita all'Healthy Aging Brain Center (HABC), solo il 28 per cento dei pazienti aveva visitato un reparto di emergenza dell'ospedale, rispetto al 50 per cento dei pazienti simili, non visti all'HABC. Per coloro che sono stati ricoverati, i pazienti HABC hanno avuto un soggiorno medio di degenza di cinque giorni, in contrasto con la degenza media di sette giorni per i pazienti non-HABC.

"Questi numeri dimostrano senza ombra di dubbio che l'assistenza migliorata alla demenza dà benefici ai pazienti, ai loro familiari caregiver e all'intero sistema sanitario. I nostri pazienti ottengono prescrizioni e farmaci da banco che non danneggiano il cervello che invecchia. Non hanno bisogno di un trattamento di emergenza così spesso, e se sono ricoverati, ci restano molto meno tempo di quelli che non ricevono asssitenza alla demenza con il nostro modello. Oltre agli ovvio benefici per la salute, tutto questo riduce il emotivo e finanziario per la persona, i familiari, e il costo del sistema per la sanità", ha detto il dottor Boustani, geriatra.

Gli americani caregivers familiari, sono stimati dalla Alzheimer's Association in più di 10 milioni, di solito non sono al centro dell'assistenza della memoria, nonostante il fatto che essi forniscono centinaia di milioni di ore di assistenza non retribuite all'anno e sono ricoverati a un tasso molto elevato.

"Con il modello HABC abbiamo esteso la definizione di paziente ai familiari, che permettono agli individui con deterioramento cognitivo di vivere nella comunità. I nostri medici, infermieri, assistenti sociali e altri membri dello staff lavorano a stretto contatto con gli anziani e con i caregiver familiari sia nello studio medico che a domicilio così come per telefono e via e-mail, per offrire assitenza efficienre e buona che riduce la depressione e migliora la salute fisica" ha detto il Dott. Boustani.

Il modello HABC è oggetto di studio da parte di altri che prestano assistenza della memoria in vari luoghi degli Stati Uniti e dell'Europa. Attualmente si stima che 5,3 milioni gli americani hanno l'Alzheimer. Otto su 10 di quelli con demenza vivono al di fuori delle case di cura. Molti hanno significativi sintomi comportamentali o psicologici che richiedono assistenza medica e psicologica.

 


Co-autori di "Implementing Innovative Models of Dementia Care: The Healthy Aging Brain Center", oltre al dott Boustani sono Greg A. Sachs (MD) e Christopher Callahan (MD) della Scuola di Medicina dell'IU, del Regenstrief Institute e del Center for Aging Research; Cathy C. Schubert (MD), Mary Guerriero Austrom (Ph.D), Ann M. Hake (MD), Frederick W. Unverzagt (Ph.D), Martin Farlow (MD); Brandy R. Matthews (MD) e Robin A. Beck, MD della IU School of Medicine, Catherine A. Alder (MSW) Wishard Health Services, Anthony Perkins (MS) e Stephanie Munger (MS) dell'Istituto Regenstrief e Center for Aging Research della UI. Lo studio è stato finanziato in parte dal National Institute of Mental Health.

Fonte: School of Medicine di Indiana University

Pubblicato su Medical Health News il 17 febbraio 2011

Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari. Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari. Liberatoria: questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo.


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