In un precedente articolo, avevo discusso lo stato attuale dei trattamenti per l'Alzheimer, che è la sesta causa di morte negli Stati Uniti.
Aziende come Eli Lilly, Johnson & Johnson e Pfizer hanno testato vari trattamenti che miravano i frammenti proteici noti come amiloide-beta, che possono accumularsi sulle cellule cerebrali, come ruggine, causandone la degenerazione.
Purtroppo, nessuno di questi trattamenti ha funzionato, e i ricercatori non sono ancora certi che la rimozione o l'arresto della formazione di placche di amiloide-beta, pur essendo identificato come uno dei tratti distintivi della malattia, sia l'approccio più efficace. La Johnson & Johnson, per esempio, ha recentemente firmato un accordo con Evotec per tornare al tavolo da disegno e testare soluzioni a livello molecolare, piuttosto che prendere un'altra sbandata con l'amiloide-beta.
Pertanto, pensare fuori dagli schemi dell'amiloide-beta potrebbe essere una buona idea per i ricercatori di Alzheimer. In questo articolo parlerò di tre affascinanti trattamenti alternativi che usano farmaci attualmente approvati, e come potrebbero portare al mercato aziende come Novo Nordisk e Amgen.
- Trattamenti per la pressione sanguigna
Uno studio recente condotto alla Johns Hopkins University ha rivelato che i farmaci per la pressione del sangue riducono il rischio di Alzheimer del 50%, sulla base dei dati raccolti in un gruppo di 2.200 adulti tra i 75 e i 96 anni di età. La scoperta è stata casuale perchè i pazienti in origine erano iscritti per un programma che doveva determinare se l'erba ginkgo biloba riesce a ridurre il rischio di Alzheimer. Anche se l'erba è risultata inefficace, i ricercatori hanno notato che i pazienti che assumevano regolarmente farmaci per la pressione arteriosa (come gli inibitori ACE, i sartani e i diuretici) avevano un rischio molto più basso di demenza di Alzheimer.
Gli inibitori ACE limitano la produzione di un enzima di regolazione della pressione del sangue noto come angiotensina II, che provoca la contrazione dei vasi sanguigni. Il Lotensin della Novartis e il Capoten della Par Pharmaceutical sono ACE-inibitori ben conosciuti.
Anche gli ARB puntano l'angiotensina II, ma cercando di impedire all'enzima di legarsi ai recettori sui vasi sanguigni, piuttosto che prevenirne la produzione. Gli ARB prescritti di solito includono l'Avapro di Sanofi e il Teveten di AbbVie. Nel frattempo, i diuretici come il Lasix aumentano la produzione di urina, che innesca altri meccanismi che possono abbassare la pressione sanguigna.
Per ora, la correlazione inaspettata tra i farmaci per la pressione sanguigna e l'Alzheimer lascia perplessi i ricercatori, e sarà inevitabilmente oggetto di studi futuri. - Trattamenti per il diabete
Un altro trattamento alternativo sorprendente per l'Alzheimer è il farmaco per il diabete Victoza di Novo Nordisk, che è stato testato all'Università di Lancaster come trattamento potenziale. I ricercatori ritengono che il Victoza potrebbe invertire la perdita di memoria nell'Alzheimer in fase avanzata e impedire l'accumulo di placche amiloidi-beta.
Il Victoza è un analogo del GLP-1, una nuova classe di farmaci che stimolano la produzione di insulina naturale nei pazienti con diabete. Le applicazioni nel diabete sono evidenti: essi possono ridurre il numero delle iniezioni giornaliere di insulina necessarie e migliorare in modo sostanziale la vita dei pazienti. Il Victoza è diventato uno dei principali pilastri della crescita della Novo: nei primi nove mesi dell'anno fiscale 2013, le vendite del farmaco sono salite del 28% anno su anno, pari a quasi il 14% del suo fatturato totale.
Per lo studio sull'Alzheimer, il Victoza è stato testato su topi di 14 mesi, affetti da Alzheimer allo stadio avanzato. Il farmaco è stato iniettato nei topi per un periodo di due mesi, dopo di che il loro cervello ha mostrato una riduzione del 30% nelle placche amiloidi-beta. Lo studio ha anche mostrato che il Victoza può attraversare la barriera emato-encefalica per proteggere le cellule cerebrali, permettendo loro di gestire meglio lo stress e le tossine. Come risultato del test riuscito, è in corso un nuovo test clinico umano, guidato dal Dr. Paul Edison dell'Imperial College di Londra, e potrebbe avere importanti implicazioni per il mercato del GLP-1.
Se il Victoza si dimostrerà promettente come trattamento di Alzheimer, esso potrebbe rappresentare ironicamente una nuova opportunità per la Eli Lilly, che ha collezionato una serie di importanti sconfitte inseguendo il sogno di Alzheimer negli ultimi due anni.
Il farmaco GLP-1 sperimentale di Eli Lilly per il diabete, il dulaglutide, ha mostrato di essere sicuro ed efficace in modo promettente durante i test di fase 3. Se approvato, sarà il terzo farmaco GLP-1 sul mercato, aggiungendosi al Victoza e al Byetta / Bydureon della AstraZeneca e della Bristol-Myers Squibb. Le stime di vendita del dulaglutide arriveranno a 1,7 miliardi dollari per il 2020. Se il Victoza si dimostrerà ancora promettente come trattamento di Alzheimer, è probabile che l'interesse potrà anche spostarsi verso il dulaglutide e il Byetta / Bydureon per la stessa prescrizione. - Trattamenti dell'artrite reumatoide
Ultimi ma non meno importanti, anche i trattamenti per l'artrite reumatoide (che comprendono alcuni dei farmaci più venduti sul mercato) potrebbero diventare vitali per l'Alzheimer.
Un nuovo studio che dovrebbe iniziare il prossimo anno tenterà di utilizzare l'Enbrel (trattamento dell'artrite più venduto di Amgen, che ha generato 4,2 miliardi dollari di fatturato l'anno scorso) per trattare l'Alzheimer. Clive Holmes, psichiatra del Centro di Valutazione e Ricerca della Memoria all'Università di Southampton, sta conducendo lo studio, che ipotizza che i farmaci anti-infiammatori potrebbero avere un impatto favorevole sui pazienti di Alzheimer.
L'Enbrel blocca la TNF-alfa, una molecola di segnalazione utilizzata dalle cellule immunitarie per comunicare tra loro. Il blocco della TNF-alfa riduce l'infiammazione, rendendolo un trattamento popolare per le condizioni infiammatorie come l'artrite reumatoide e psoriasica. Degli studi hanno dimostrato che puntando l'accumulo di amiloide-beta, come avevano fatto i trattamenti precedenti, non affronta l'infiammazione causata dalla risposta immunitaria dell'organismo alle placche. Pertanto, anche se le placche cerebrali sono rimosse, il danno persiste a causa della risposta della TNF-alfa.
Se la teoria di Holmes si rivelerà fattibile in un esperimento pilota, egli ha intenzione di condurre uno studio clinico su pazienti con le prime forme della malattia. Questo è un nuovo affascinante approccio che significa che anche altri trattamenti top-seller anti-TNF, come il Remicade di J&J e Merck e l'Humira di AbbVie, potrebbero diventare potenziali trattamenti di Alzheimer.
Il messaggio
Quando un problema non può essere risolto, è sempre opportuno pensare fuori dagli schemi, soprattutto quando i Centers for Disease Control and Prevention prevedono che i casi di Alzheimer triplicheranno quasi entro il 2050. I trattamenti dell'amiloide-beta, un tempo erano considerati la speranza più luminosa nel trattamento di Alzheimer, ma sta diventando sempre più chiaro che si devono esplorare nuovi metodi.
Pertanto, è incoraggiante che i ricercatori siano tornati a testare trattamenti esistenti come i farmaci per la pressione arteriosa, il diabete, l'artrite, per combattere questa malattia debilitante, fatto che potrebbe portare ad alcune scoperte inaspettate nel tempo.
Pubblicato da Leo Sun in fool.com (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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