Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Aggressività nella demenza

Per più di cinque anni, Phyllis Edelstein è riuscita a prendersi cura di suo marito Richard nella loro casa di Long Island mentre la demenza lentamente progrediva. Si sentiva fortunata ad aver trovato, ed essere in grado di pagare, una coppia, che viveva in casa, per aiutarla.


Ma lo scorso autunno "lui prendeva sempre peggio cose come la doccia", mi dice. "C'erano fiammate di rabbia". Lei ha visto il marito, un dentista in pensione, cercare di colpire il suo caregiver, ed è trasalita quando, guardando un Western insieme, l'ha visto saltare su e precipitarsi verso la Tv per colpire il protagonista cattivo. "Era arrivato il punto in cui non mi sentivo sicura a stare sola con lui nel fine settimana", ammette.


In Gennaio ha portato il Dr. Edelstein, di 82 anni, in una struttura di vita assistita vicina. Sembrava stabilizzarsi, anche se una volta ha colpito un altro ospite. Ma un Sabato della scorsa primavera "ha perso la testa", ha detto la signora Edelstein. "Un sfogo fisico tremendo". Ha rotto fioriere, rovesciato mobili, divelto la porta di un armadio dai cardini.


Al Dr. Edelstein è stata trovata una infezione del tratto urinario, che da molto tempo si sa essere causa di un comportamento improvvisamente aggressivo o bizzarro in pazienti affetti da demenza. Ma anche dopo che l'infezione è stata trattata, non ha riacquistato il livello di funzionamento precedente. Egli rimane in un reparto psichiatrico dell'ospedale, dove i medici stanno cercando di trovare il giusto mix di farmaci in modo che sia calmo, ma non sonnolento.


Cerchiamo di essere chiari: il comportamento fisicamente aggressivo è presente in una minoranza considerevole di pazienti di demenza (uno studio tedesco su pazienti di case di cura, pubblicato lo scorso anno, ha fissato la percentuale a quasi il 29 per cento) ma le persone più a rischio sono quelle stesse con demenza e i loro caregiver. E' irrazionale temere un complesso di vita assistita per demenza nei pressi di un quartiere residenziale, come è successo nel Minnesota qualche anno fa, come se i suoi ospiti anziani aggredissero e minacciassero i passanti.


Ma il comportamento violento rappresenta un problema particolarmente spinoso per le famiglie. Sanno che i loro cari con demenza in genere non hanno intenzione di fare male. Eppure, quando sono confusi, impauriti, arrabbiati o doloranti, possono calciare, colpire, mordere, lanciare o spingere. (Se hai esperienza di questi comportamenti, puoi condividerlo nei commenti alla fine dell'articolo o nella sezione "La mia storia")


Una donna del Montana di nome June recentemente mi ha detto che suo marito, diagnosticato di Alzheimer tre anni fa, stava diventando sempre più irritabile e resistente, e dormiva con una pistola carica. Su insistenza del medico, lei ed i suoi figli hanno tolto le tre armi da fuoco dalla casa, un duro colpo per un cacciatore di lunga data. Comunque Joe porta ancora una bomboletta di spray al pepe in tasca quando lascia la casa.


Il comportamento aggressivo, e la paura che la persona danneggi se stesso o gli altri, sono tra i motivi più comuni che inducono i caregiver a provare ad inserire un familiare in un istituto, come ha rilevato un sondaggio dell'Alzheimer's Foundation of America dell'anno scorso. Ma anche le strutture, preoccupate per la sicurezza del personale e degli altri ospiti, non sono sempre disposte ad assumere questa sfida.  Nella maggior parte dei casi, le famiglie e il personale possono usare approcci comportamentali per smussare le risposte aggressive, dice la consulente Susan Gilster, fondatrice ed ex direttrice dell'Alois Alzheimer Center di Cincinnati. Lei ricorda un ex ospite, che iniziava ad urlare e dimenarsi quando gli aiutanti provavano ad alzarlo dal letto alle 8 del mattino.


Le strutture hanno la loro routine, ma il motto di questo centro era "la persona prima del compito", dice la Gilster. "La persona è più importante. Il compito viene eseguito alla fine". Quella persona si è comportata bene quando gli è stato permesso di dormire fino alle 10, con una colazione leggera successiva. Alcuni uomini nella struttura non venivano rasati fino al pomeriggio se ciò rendeva più scorrevole la loro giornata. "Perché litigare per queste cose? Nessuno vince", dice la Gilster. "Consentire alle persone di fare ciò che vogliono fare, e molti di questi comportamenti svaniscono".


L'Alzheimer's Foundation of America fornisce informazioni su tali strategie e chiede anche ai caregiver di tenere sotto controllo i problemi di salute (infezione, dolore, depressione) che possono indurre le persone che non riescono a descrivere questi sintomi, ad esprimerli con il comportamento [aggressivo]. E' importante anche l'ambiente: folla, rumore, routine interrotte. "Essi non possono gestire più di tanto la stimolazione, e questo li sconvolge", spiega la Gilster.


I farmaci per controllare l'aggressività e altri comportamenti problematici, in particolare gli antipsicotici, come Olanzapina (nome commerciale: Zyprexa), Quetiapina (Seroquel) o risperidone (Risperdal), rappresentano l'ultima risorsa. Questi hanno gravi effetti collaterali e hanno dimostrato di aumentare il rischio di morte, tanto che la Food and Drug Administration impone un avvertimento sulla confezione.


Eppure "in alcune circostanze, dove diventa una questione di sicurezza del paziente stesso, della famiglia, del personale o degli altri ospiti, alcuni di questi farmaci sono una possibilità", dice il dottor Ronald Petersen, direttore del Centro di Ricerca di Alzheimer  della Mayo Clinic. Egli avverte tuttavia che "bisogna ri-valutare frequentemente la loro utilità". I sintomi di demenza cambiano nel tempo. I farmaci "possono essere utili ora e non essere più necessari tra due o tre mesi", ha detto.


Se si sta pensando che questo è un insieme esigente e talvolta straziante di risposte (cercare senza sosta di controllare l'ambiente di una persona malata, adattare il modo di comunicare, prendere in considerazione farmaci pericolosi), beh, è vero. Il pubblico in generale pensa alla demenza in termini di perdita di memoria, ma a volte questo è il minore dei problemi. "Queste sono decisioni difficili", riconosce il Dott. Petersen. "Non c'è una soluzione facile".


Phyllis Edelstein, piangendo l'uomo che ha conosciuto in un appuntamento al buio 62 anni fa, sta valutando dove può essere assistito quando uscirà dall'ospedale, perchè non può tornare alla precedente struttura. "Stiamo cercando di capire quale sarà il prossimo passo", ha detto. E deve ancora capirlo.

 

 

 

 

 


Pubblicato da Paula Span in New York Times (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)