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Alzheimer e anestesia

Quante volte avete sentito il commento su una persona anziana che ha recentemente subito un importante intervento chirurgico: "Stava bene fino a quando non ha avuto quella (operazione all'anca, al ginocchio, al cuore, ecc.) ma ora sembra confuso".

Questa settimana ho incontrato una donna affascinante di 80 anni, che alcuni anni fa ha avuto un intervento chirurgico al ginocchio sotto anestesia generale.

 

Circa sei mesi dopo il primo intervento, ha dovuto sottoporsi ad un altro intervento chirurgico con anestesia generale a causa di alcuni problemi con il ginocchio. Ha dichiarato di non aver mai recuperato. Il suo ginocchio va bene, ma i problemi cognitivi che ha vissuto in seguito a questi interventi l'hanno costretta ad abbandonare la sua casa e il giardinaggio che amava, passare in una comunità di pensionati nei pressi di sua figlia, rinunciare alla guida, e perdere il senso di indipendenza a cui dava tanta importanza. Sia lei che sua figlia credono che le due anestesie generali abbiano contribuito in modo significativo ai suoi cambiamenti cognitivi. Lei è arrabbiata perchè non è mai stata discussa con lei la possibilità di subire cambiamenti cognitivi.


Gli scienziati riconoscono che c'è un'invecchiamento cerebrale normale. La perdita neuronale relativa all'età avviene, ma le ricerche più recenti indicano che il cervello invecchiato può generare nuovi neuroni anche in età molto avanzata. Ci sono anche prove che l'esercizio fisico, quello intellettuale e le attività migliorarano il funzionamento cognitivo. Tuttavia, il cervello anziano può essere meno resiliente (elastico, reattivo, combattivo) e più suscettibile ai cambiamenti cognitivi di lunga durata dovuti all'anestesia.


Un rapporto dei ricercatori del Massachusetts General Hospital indica che, una ricerca su topi trattati con un anestetico comunemente usato in chirurgia, ha trovato "modifiche nel loro cervello simili ai danni riscontrati nell'Alzheimer". Nell'Alzheimer ammassi proteici beta-amiloidi chiamati placche si accumulano nel cervello. Il Dr. Alois Alzheimer per primo ha individuato queste placche e grovigli nel cervello di un paziente durante l'autopsia nel 1804. Le modifiche al cervello spesso si verificano prima che i sintomi siano evidenti.


Sapendo che gli anziani hanno un rischio particolare di problemi cognitivi dopo l'anestesia, il dottor Zhongcong Xie del Massachusetts General Institute for Neurodegenerative Disease ha dato ai topi dosi di isoflurano per due ore e poi li ha confrontati con topi che non avevano avuto l'anestetico. "Dopo sei ore, c'erano segni che iniziava la morte cellulare programmata e sono aumentati i livelli di un enzima che produce le proteine beta-amiloidi nel cervello dei topi che hanno avuto l'isoflurano. Dopo 24 ore, l'enzima era quattro volte maggiore nei topi che avevano ricevuto l'isoflurano rispetto ai topi non trattati, supportando l'idea che l'anestetico non solo scatena la morte cellulare, ma anche stimola la produzione eccessiva di proteina beta-amiloide".


Il Dr. Roderic Eckenhoff, anestesista e ricercatore dell'Università di Pennsylvania, afferma: "Noi diamo questi farmaci a decine di milioni di pazienti ogni anno, e ignoriamo allegramente che potrebbero avere effetti a lungo termine". I ricercatori spiegano che, con scarsi dati clinici, è prematuro modificare le procedure di sala operatoria, ma alcuni medici consigliano ai loro pazienti già diagnosticati con Alzheimer di evitare l'intervento chirurgico se non assolutamente necessario.


Altri, come il dottor Rudy Tanzi, del Massachusetts General di Boston, vogliono decidere quale anestetico inalatorio viene utilizzato quando l'intervento chirurgico è inevitabile. Quando sua madre ha richiesto un intervento chirurgico, ha chiesto che l'anestesista utilizzasse desflurano piuttosto che isoflurano. Egli riferisce che sua madre si svegliò da un intervento chirurgico con una mente fresca e senza la confusione e l'appannamento che aveva provato per diversi giorni dopo interventi chirurgici precedenti. L'isoflurano è un anestetico generale per via inalatoria che viene spesso utilizzato in chirurgia di bypass cardiaco.


Nell'edizione di gennaio 2007 di Biochemistry c'era un articolo della Facoltà di Medicina della University of Pittsburgh, che indicava che gli anestetici per via inalatoria hanno maggiori probabilità di causare un ammassamento di placche rispetto agli anestetici per via endovenosa. Gli anestetici alotano e isoflurano inalati sembravano avere una "interazione più potente con i peptidi beta-amiloidi e una [capacità] di aggregazione". Il sevoflurano è un altro anestetico per inalazione che può essere evitato. L'anestetico iniettato propofol ha dimostrato questo risultato solo a concentrazioni elevate.


Sono necessarie maggiori ricerche e sopratutto sperimentazione umana. Ma per ora, se sei anziano e devi subire un intervento chirurgico, parlane in modo serio e franco con il chirurgo e l'anestesista sul tipo di anestesia da utilizzare, i possibili effetti sul cervello, e quali sono le alternative disponibili. (Molti medici non sono a conoscenza della ricerca).


Inoltre fai esercizio fisico, segui una dieta sana per il cuore, e rimani socialmente e mentalmente impegnato.

 

 

 

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Riferimenti:
1. White Coat Notes, "Experiments in mice link common anesthetic to Alzheimer's-like brain changes", Elizabeth Cooney, November 12, 2008
2. White Coat Notes, Elizabeth Cooney, November 12, 2008
3. Dance, Amber. “Inhaling Alzheimer’s? Hazy Picture Links Anesthesia, AD” Alzheimer’s Research Forum 2009. http://www.alzforum.org/. cited 6/2012
4. University of Pittsburg Medical Center. “Role of Anesthetics in Alzheimer’s Disease: Molecular Details Revealed.” January 25, 2007

Pubblicato da Sydney S. Farrier in Alzheimer's Reading Room il 11 Giugno 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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