Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Digiuno intermittente: quali sono i benefici per il nostro cervello?

Il digiuno intermittente è diventato un approccio dietetico popolare per aiutare le persone a perdere, o gestire, il proprio peso. È suggerito anche per ripristinare il metabolismo, controllare le malattie croniche, rallentare l'invecchiamento e migliorare la salute generale.


Nel frattempo, alcune ricerche suggeriscono che il digiuno intermittente può costituire un modo diverso per il cervello di accedere all'energia e proteggere dalle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer. Questa non è una nuova idea: gli antichi Greci credevano che il digiuno migliori il pensiero. Ma cosa dicono le evidenze moderne?

 

Innanzitutto, cos'è il digiuno intermittente?

La nostra alimentazione - che comprende calorie consumate, composizione dei macronutrienti (i rapporti tra grassi, proteine e carboidrati che mangiamo) e i tempi dei pasti - è un fattore dello stile di vita che possiamo cambiare. Le persone lo fanno per motivi culturali, per perdere volutamente peso o per i potenziali benefici per la salute.


Il digiuno intermittente consiste in brevi periodi di restrizione calorica (energia) in cui si limita l'assunzione di cibo per 12-48 ore (di solito da 12 a 16 ore al giorno), seguiti da periodi di assunzione normale di cibo. L'intermittenza implica una ripetizione dello schema piuttosto che un rapido 'una tantum'. La privazione degli alimenti oltre le 24 ore in genere costituisce inedia, che si distingue dal digiuno per le sue alterazioni biochimiche specifiche e potenzialmente dannose e le carenze nutrizionali, se continua per lunghi periodi.

 

4 modi in cui il digiuno funziona e come potrebbe influire sul cervello

Il cervello rappresenta circa il 20% del consumo di energia del corpo. Ecco quattro modi in cui il digiuno intermittente può agire sul corpo, che potrebbero aiutare a spiegare i suoi potenziali effetti sul cervello.

1. Chetosi

L'obiettivo di molte routine di digiuno intermittente è azionare un 'interruttore metabolico' per passare dal bruciare in prevalenza carboidrati al bruciare grasso. Questo si chiama chetosi e in genere si verifica dopo 12-16 ore di digiuno, quando sono esauriti i depositi glicogeni e del fegato. I chetoni - sostanze chimiche prodotte da questo processo metabolico - diventano la fonte di energia preferita del cervello.

A causa di un processo metabolico più lento per produrre energia e abbassare potenzialmente i livelli di zucchero nel sangue, la chetosi può causare sintomi di fame, affaticamento, nausea, umore depresso, irritabilità, costipazione, mal di testa e 'nebbia' cerebrale.

Allo stesso tempo, poiché il metabolismo del glucosio nel cervello diminuisce con l'invecchiamento, gli studi hanno dimostrato che i chetoni potrebbero costituire una fonte di energia alternativa per preservare li funzioni cerebrali e prevenire i disturbi della neurodegenerazione e il declino cognitivo legati all'età.

Coerentemente con questo, l'aumento dei chetoni attraverso integratori o l'alimentazione ha dimostrato di migliorare la cognizione negli adulti con un leggero declino cognitivo e quelli a rischio di Alzheimer, rispettivamente.

 

2. Sincronizzazione circadiana

Mangiare a tempi che non corrispondono ai ritmi quotidiani naturali del nostro corpo può interrompere il funzionamento dei nostri organi. Gli studi sui lavoratori a turni hanno suggerito che ciò potrebbe anche renderci più inclini alle malattie croniche.

Mangiare a tempo limitato è quando i tuoi pasti sono all'interno della finestra di 6/10 ore diurne in cui sei più attivo. Mangiare a tempo limitato provoca cambiamenti nell'espressione dei geni nei tessuti e aiuta il corpo nel riposo e nell'attività. Uno studio del 2021 su 883 adulti in Italia ha indicato che coloro che limitavano l'assunzione di cibo a 10 ore al giorno avevano meno probabilità di avere un danno cognitivo rispetto a quelli che mangiano senza restrizioni di tempo.

 

3. Mitocondri

Il digiuno intermittente può proteggere il cervello migliorando la funzione dei mitocondri, il metabolismo e riducendo gli ossidanti. Il ruolo principale dei mitocondri è produrre energia e sono cruciali per la salute del cervello. Molte malattie legate all'età sono strettamente correlate a uno squilibrio tra produzione e domanda di energia, probabilmente attribuito alla disfunzione mitocondriale durante l'invecchiamento.

Studi sui roditori suggeriscono che il digiuno alternato, o ridurre le calorie fino al 40%, potrebbe proteggere o migliorare la funzione mitocondriale cerebrale. Ma non tutti gli studi lo confermano.

 

4. L'asse cervello-intestino

L'intestino e il cervello comunicano tra loro attraverso il sistema nervoso del corpo. Il cervello può influenzare il modo in cui si sente l'intestino (pensa alle 'farfalle' nella pancia quando sei nervoso) e l'intestino può influenzare l'umore, la cognizione e la salute mentale.

Nei topi, il digiuno intermittente si è dimostrato promettente per migliorare la salute del cervello aumentando la sopravvivenza e la formazione di neuroni (cellule nervose) nella regione cerebrale dell'ippocampo, che è coinvolta nella memoria, nell'apprendimento e nelle emozioni.

Non ci sono prove chiare sugli effetti del digiuno intermittente sulla cognizione negli adulti sani. Tuttavia, uno studio del 2022 ha intervistato 411 anziani e ha trovato che una frequenza più bassa di pasti (meno di 3 al giorno) era associata a una ridotta evidenza di Alzheimer sulle scansioni cerebrali. Alcune ricerche hanno suggerito che la restrizione calorica può avere un effetto di protezione dall'Alzheimer riducendo lo stress ossidativo e l'infiammazione e promuovendo la salute vascolare.

Quando esaminiamo gli effetti della restrizione energetica complessiva (piuttosto che il digiuno intermittente in particolare), l'evidenza diventa mista. Tra le persone con lieve compromissione cognitiva, uno studio ha mostrato un miglioramento cognitivo quando i partecipanti hanno seguito una dieta a limitazione calorica per 12 mesi.

Un altro studio ha rilevato che una restrizione calorica del 25% si è associata a una memoria di lavoro leggermente migliore negli adulti sani. Ma uno studio recente, che ha esaminato l'impatto della restrizione calorica sulla memoria di lavoro spaziale, non ha riscontrato alcun effetto significativo.

 

Linea di fondo

Gli studi sui topi confermano un ruolo del digiuno intermittente nel migliorare la salute e l'invecchiamento del cervello, ma esistono pochi studi sull'uomo e le prove che abbiamo sono contrastanti. La perdita rapida di peso associata alla restrizione calorica e al digiuno intermittente può portare a carenze nutrizionali, perdita muscolare e riduzione della funzione immunitaria, in particolare negli anziani le cui esigenze nutrizionali possono essere più elevate.


Inoltre, il digiuno prolungato o la grave restrizione calorica possono comportare rischi come affaticamento, vertigini e squilibri di elettroliti, che potrebbero esacerbare le condizioni di salute esistenti.


Se stai prendendo in considerazione il digiuno intermittente, è meglio chiedere consigli a un professionista della salute come un dietista che può fornire una guida sulla strutturazione di periodi di digiuno, tempi dei pasti e assunzione di nutrienti. Ciò garantisce che il digiuno intermittente sia affrontato in modo sicuro e sostenibile, adattato alle esigenze e agli obiettivi individuali.

 

 

 


Fonte: Hayley O'Neill, prof.ssa nella facoltà di scienze sanitarie e medicina, Bond University

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.