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Circa 7,2 milioni di americani over-65 hanno attualmente il morbo di Alzheimer (MA), un numero destinato quasi a raddoppiare entro il 2060. Questo aumento riflette più che solo cambiamenti demografici: indica una crescente crisi di salute pubblica che richiede un nuovo approccio proattivo. L'età cronologica è il più forte fattore di rischio noto del declino cognitivo, ma la perdita di funzione cognitiva non è una parte inevitabile dell'invecchiamento.
In un commento pubblicato sull'American Journal of Medicine, ricercatori della Florida Atlantic University evidenziano un percorso potente e non sfruttato per la prevenzione della malattia, esortando medici, professionisti della sanità pubblica e responsabili politici ad attuare azioni coordinate per sostenere interventi basati sullo stile di vita che possono aiutare a ridurre il crescente onere del declino cognitivo negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
"Mentre i decessi per malattia cardiovascolare sono diminuiti dal 2000, le morti per MA sono aumentate di oltre il 140%", ha dichiarato Charles H. Hennekens MD/FACPM/FACC, co-autore senior, professore di medicina preventiva e consulente accademico. "Allo stesso tempo, si stima che fino al 45% del rischio di demenza possa essere attribuito a fattori modificabili di stile di vita e ambientali".
Si ritiene che i fattori di rischio di stile di vita come inattività fisica, cattiva dieta, obesità, alcol e le condizioni come ipertensione, diabete, depressione e isolamento sociale o intellettuale, contribuiscano al declino cognitivo. Gli autori sottolineano che gli stessi cambiamenti terapeutici di stile di vita dimostrati efficaci per ridurre i rischi di malattie cardiovascolari e altre malattie primarie, possono aiutare anche a ridurre il declino cognitivo, potenzialmente con effetti additivi quando sono presenti più fattori di rischio.
Il commento evidenzia i risultati recentemente pubblicati di POINTER, il primo studio randomizzato su larga scala a verificare se i cambiamenti intensivi dello stile di vita possono migliorare gli esiti cognitivi negli anziani ad alto rischio di declino. In questo studio, i partecipanti assegnati a caso a uno stile di vita strutturato, di team, hanno mostrato miglioramenti statisticamente e clinicamente significativi nella cognizione globale su due anni. Questi guadagni sono stati particolarmente notevoli nelle funzioni esecutive come memoria, attenzione, pianificazione e processo decisionale. L'intervento enfatizzava attività fisica regolare, una combinazione delle diete mediterranea e DASH, stimolazione cognitiva e impegno sociale, rafforzati dalla guida professionale e dal supporto continuo di gruppo.
Questi risultati sono simili a un esperimento finlandese precedente, il FINGER, in cui i partecipanti con punteggi elevati di rischio cardiovascolare, assegnati a caso a un approccio di stile di vita multidominio, hanno avuto benefici cognitivi. "I dati di entrambi questi studi randomizzati su larga scala dimostrano che i cambiamenti nello stile di vita - che in precedenza hanno dimostrato di ridurre le malattie cardiache e il cancro - hanno un potenziale trasformativo anche per la salute del cervello", ha affermato Hennekens.
I ricercatori hanno anche ipotizzato i meccanismi biologici che possono essere alla base di questi benefici:
- L'attività fisica, ad esempio, aumenta il 'fattore neurotrofico derivato dal cervello', che supporta la crescita dell'ippocampo, migliorando al contempo il flusso sanguigno e riducendo l'infiammazione.
- Modelli sani di dieta come le diete mediterranee e DASH possono ridurre lo stress ossidativo e migliorare la sensibilità all'insulina, nonché i rischi di malattie cardiovascolari.
- Smettere di fumare può aiutare a preservare la struttura cerebrale e l'integrità della materia bianca.
- L'impegno sociale e cognitivo regolare promuove la neuroplasticità e la resilienza mentale.
"Le implicazioni per la pratica clinica, la sanità pubblica e la politica del governo sono potenzialmente enormi", ha affermato Parvathi Perumaeddi DO, coautore e professore associato di medicina di famiglia. "I medici ora hanno strumenti potenti e basati sull'evidenza per aiutare i loro pazienti a prevenire o rallentare il declino cognitivo, strumenti che vanno oltre i farmaci, sono generalmente a basso rischio e sono economici. Le agenzie di sanità pubblica potrebbero adottare il quadro di studi come POINTER e FINGER per sviluppare programmi di salute cerebrale".
Sul fronte della politica, i ricercatori notano i grandi risparmi potenziali sui costi, in particolare se si considerano l'elevato prezzo e l'efficacia limitata di molti nuovi agenti farmacologici, che possono causare effetti collaterali comuni e leggeri come nausea, mal di testa e affaticamento, nonché rischi più rari ma più gravi come confusione o sanguinamento gastrointestinale. Gli studi di modellazione suggeriscono che la riduzione dei fattori di rischio cruciali, anche dal 10% al 20% ogni decennio, potrebbe ridurre l'onere del calo cognitivo fino al 15%.
Oltre al sistema sanitario, i costi sociali della demenza sono sconcertanti. Nel 2024, quasi 12 milioni di familiari e caregiver non retribuiti hanno fornito circa 19,2 miliardi di ore di assistenza alle persone con demenza, un costo sociale valutabile in oltre $ 413 miliardi. Il caregiving ha anche un pedaggio emotivo, spesso causando sfide alla salute mentale e burnout del caregiver. I ricercatori enfatizzano che queste realtà sottolineano la necessità di soluzioni pratiche basate sulla comunità che supportano sia i pazienti che i caregiver e riducono l'onere a lungo termine per famiglie ed economia.
"Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, l'attuale totalità delle prove supporta un chiaro percorso: investire in strategie basate sullo stile di vita per proteggere la salute del cervello", ha affermato Hennekens. "Ciò non solo andrà a beneficio degli individui a rischio, ma sono anche uno strumento potente per ridurre gli oneri sanitari nazionali e globali legati al declino cognitivo".
Fonte: Gisele Galoustian in Florida Atlantic University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: J Dunn, [+1], CH Hennekens. Prospects for Clinicians to Reduce Cognitive Decline in Elderly Patients. Am J Medicine, 2025, DOI
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