Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio di fase 3 per trattare l'Alzheimer lieve con la stimolazione cerebrale profonda

deep brain stimulation scheme 2La stimolazione cerebrale profonda comporta l'impianto di elettrodi nel cervello collegati ad un pacco batteria sotto la clavicola. (Fonte: Functional Neuromodulation, Inc.)

Si stima che circa 5,5 milioni di persone negli Stati Uniti vivano con il morbo di Alzheimer (MA), che è la forma più comune di demenza.


La University of Southern California sta reclutando individui in un esperimento internazionale clinico di fase 3 per testare la sicurezza e l'efficacia della stimolazione cerebrale profonda nel trattamento del MA. La tecnica usa impulsi elettrici per stimolare la regione del cervello chiamata fornice, che è associata con la memoria e l'apprendimento.


“La stimolazione profonda del cervello ha trattato con successo condizioni come il morbo di Parkinson, migliorando le capacità motorie, e ora stiamo indagando se questa terapia può stabilizzare o migliorare la funzione cognitiva”, afferma Darrin Lee MD/PhD, neurochirurgo della USC e ricercatore principale dello studio nel sito. “Sulla base dei risultati delle fasi precedenti di questo studio clinico, il trattamento offre un beneficio potenziale ai pazienti con MA lieve”.


Questo studio randomizzato, in doppio cieco, avrà una durata di quattro anni. I soggetti all'inizio avranno un test di valutazione standardizzato del MA, che fornirà la linea di base delle capacità cognitive durante lo studio. Successivamente, i ricercatori impianteranno due elettrodi nel cervello dei soggetti, collegati a una batteria posta sotto la clavicola, proprio come un pacemaker cardiaco.


Per il primo anno dello studio, i soggetti avranno una stimolazione a bassa frequenza al cervello, oppure una ad alta frequenza, oppure un placebo (nessuno stimolo).


“Per chi ha il MA, alcune parti del cervello si atrofizzano”, dice Lee. “I nostri test tendono a capire se stimolare la fornice del cervello può risvegliare l'attività cerebrale in questo settore e arrestare la progressione della malattia”.


Durante il primo anno, i soggetti avranno altri test cognitivi per verificare se la loro memoria, o la capacità di apprendimento, sono stabili o migliorate. Alla fine dell'anno, i ricercatori esamineranno i dati per determinare quale livello di stimolazione ha avuto il maggior impatto su queste competenze.


Per i successivi tre anni dello studio, tutti i partecipanti riceveranno quella che i ricercatori hanno determinato come la frequenza ottimale di stimolazione cerebrale profonda, anche quelli che originariamente avevano avuto il placebo. I pazienti continueranno ad avere valutazioni cognitive durante tutti i quattro anni.


Per qualificarsi per l'esperimento, i pazienti devono avere dai 65 anni in su, avere la diagnosi di MA lieve e prendere farmaci di MA, e avere un caregiver o un familiare che li accompagna alle visite mediche.


La sperimentazione clinica coinvolge circa 200 pazienti in circa 20 siti negli Stati Uniti, in Canada e in Germania. La USC prevede di reclutare da 8 a 15 pazienti (gli interessati al sito della USC possono contattare Amanda Romano  o 213-393-5640).


La stimolazione cerebrale profonda è approvata dal 1997 dalla Food and Drug Administration e ha dimostrato di essere sicura.

 

 

 


Fonte: University of Southern California (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.