Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dan Gibbs: La solitudine può aumentare il rischio di demenza?

two dogs antithesis of lonelinessL'antitesi della solitudine: due amici aspettano fuori da un ristorante di Mystic / Connecticut, per la pancetta mattutina.

La depressione e la solitudine sono comuni tra le persone con demenza, incluso il morbo di Alzheimer (MA), e uno studio pubblicato su Neurology suggerisce che la solitudine può realmente aumentare la possibilità di contrarre la demenza. Questa è un'analisi retrospettiva dei dati raccolti dallo studio Framingham dal 1948 al 2018.


Al basale, i 2.038 partecipanti erano privi di demenza e la loro solitudine è stata rilevata attraverso una domanda da una scala di valutazione della depressione: è stato loro chiesto quanti giorni si erano sentiti soli nella settimana precedente. I partecipanti sono stati classificati come soli (3-7 giorni) o non soli (0-2 giorni).


Dieci anni dopo, quelli del gruppo di soli avevano una probabilità 1,5 volte di più di avere demenza rispetto a quelli che si erano auto-valutati non soli al basale. In più, tra coloro che non avevano ancora la demenza dopo 10 anni, i partecipanti che si erano auto-valutati come soli avevano maggiori probabilità di avere una funzione esecutiva più scadente (associata al danno prefrontale), un volume minore della corteccia cerebrale e più danni alla materia bianca cerebrale nonostante nei test cognitivi per la demenza il punteggio fosse nella gamma normale.


I risultati sono stati interpretati come conferma dell'ipotesi che la solitudine può essere un motore della patologia della demenza, aumentando il rischio di sua insorgenza. Tuttavia, gli autori hanno ammesso che potrebbe esserci un'altra spiegazione: la solitudine potrebbe essere un primo sintomo di demenza, che magari insorge anni prima dell'inizio dei problemi cognitivi. Sentivano però che ciò era relativamente improbabile dato l'intervallo di 10 anni tra l'inizio della solitudine e la diagnosi di demenza.


Non sono d'accordo. Penso che entrambe le ipotesi siano plausibili, e forse entrambe sono corrette, almeno per il MA. La chiave qui è capire che la patologia di MA nel cervello, le placche amiloidi e i grovigli neurofibrillari, possono iniziare a formarsi fino a 20 anni prima che vi sia un deterioramento cognitivo. La perdita della capacità di annusare è quasi universale nel MA e spesso inizia anni prima della compromissione cognitiva. In effetti, la patologia di MA si vede per la prima volta nei centri olfattivi nel cervello, seguita dall'ippocampo e da altre aree di elaborazione della memoria.


Anche la corteccia prefrontale è sito iniziale di deposizione di amiloide-beta. Questa area del cervello è coinvolta nella funzione esecutiva: fare piani e prendere decisioni, esprimere personalità e moderare il comportamento sociale. Il danno alla corteccia prefrontale si traduce spesso in apatia, un sintomo precoce del MA. Ad esempio, la scansione di PET amiloide del mio cervello nell'ambito di uno studio di ricerca nel 2015 mostra quantità moderate di amiloide nella corteccia prefrontale e in due centri olfattivi, la corteccia piriforme e la corteccia orbitofrontale mesiale.

PET amyloid scan by dr Gil Rabinovici UCSF
In quel momento i miei test cognitivi erano ancora nella gamma normale, ma avevo iniziato a perdere il senso dell'olfatto quasi dieci anni prima e le mie capacità di fare piani e socializzare erano già influenzate. Il mio punto è questo: la perdita del senso dell'olfatto è un sintomo precoce e non specifico del MA. Può iniziare molti anni prima che ci sia un danno cognitivo. Anche la deposizione di amiloide nella corteccia prefrontale può  causare cambiamenti precoci della personalità, come l'apatia, prima che vi sia un cambiamento cognitivo.


Penso che sia del tutto possibile che la solitudine sia un altro sintomo precoce e non specifico di MA. Forse la solitudine potrebbe anche predisporre alla demenza come proposto in questo studio. Non conosciamo ancora la risposta. Perché è importante? Sta diventando sempre più evidente che il nostro primo successo con il trattamento del MA arriverà nelle prime fasi, prima che la compromissione cognitiva e la morte delle cellule nervose nel cervello siano progredite. Sarà difficile identificare queste persone che si trovano sulla traiettoria del MA, ma che non hanno ancora problemi cognitivi.


Potrebbe essere possibile combinare alcuni di questi sintomi non specifici e che precedono il deterioramento cognitivo (perdita di odore, problemi di personalità e di apatia), con i rischi di storia familiare e marcatori genetici noti per identificare coloro che potrebbero beneficiare di test più precisi con biomarcatori nel sangue. L'identificazione precoce del MA prima dell'inizio della compromissione cognitiva è controversa, ma potrebbe essere necessaria per un trattamento riuscito.

 

 

 


Fonte: Daniel Gibbs in A Tattoo On My Brain (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

L'autore: "Sono un neurologo in pensione con la malattia di Alzheimer in fase iniziale. Mi sono preso cura di molti pazienti con Alzheimer e altre demenze nei 25 anni di pratica di neurologia generale a Portland, in Oregon. Ho scritto delle mie esperienze con Alzheimer da due prospettive, paziente e medico, nel libro A Tattoo On My Brain: A Neurologist’s Personal Battle against Alzheimer’s Disease (un tatuaggio sul mio cervello: la battaglia personale di un neurologo contro l'Alzheimer), edito da Cambridge University Press".

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)