Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Rilevare l'Alzheimer prima che sorgano i sintomi

Entrambi i nonni di Andrew Kiselica hanno sviluppato la demenza quando era nella scuola di specializzazione. Durante la sua formazione neuropsicologia all'università, Kiselica vedeva il padre di sua madre diventare incapace di camminare o di parlare a causa di una forma grave di demenza. Il ricercatore dell'Università del Missouri ha detto che l'esperienza personale ha motivato il suo lavoro per identificare e prevenire le malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (MA).


Ora, come assistente professore di psicologia sanitaria, Kiselica ha terminato di recente uno studio che ha portato a procedure per la definizione delle fasi precliniche del MA. Poiché al momento non ci sono trattamenti per invertire il corso del morbo, questo risultato può aiutare gli sviluppatori di farmaci a identificare chi potrebbe potenzialmente beneficiare di un trattamento futuro di MA prima che inizino a sorgere i sintomi di declino cognitivo.


“La maggior parte delle famiglie ha avuto questa esperienza di assistere a qualcuno vibrante e pieno di vita che si trasforma essenzialmente in un essere che riescono a malapena a riconoscere”, ha detto Kiselica. “Non voglio che le persone debbano passare attraverso ciò, come ultima fase della loro vita. L'esperienza con i miei nonni è stata la forza trainante dietro il mio desiderio di studiare questa malattia“.


La demenza, definita dai cambiamenti cognitivi che danneggiano la capacità di eseguire le attività più semplici della vita quotidiana, è di solito causata dal MA, una malattia del cervello in cui un accumulo di placca amiloide nel cervello porta alla perdita di memoria e altri problemi cognitivi.


Osservando i dati del National Alzheimer's Coordinating Center, Kiselica ha esaminato più di 400 individui che erano stati dichiarati 'cognitivamente normali', e si è particolarmente concentrato su 101 di loro che avevano un accumulo di placche amiloidi nel cervello, associate al MA.


Dopo aver analizzato i risultati dei test che hanno fornito dati sulla loro memoria e attenzione, le osservazioni del caregiver dei segni di declino cognitivo, e i sintomi neurocomportamentali come ansia e depressione, Kiselica ha scoperto che quelli con le placche amiloidi nel cervello avevano più probabilità di mostrare sintomi correlati al MA rispetto a quelli senza le placche, come previsto. E' stato però più significativo per Kiselica scoprire che il 42% di quelli con placca amiloide non mostravano assolutamente segni di declino cognitivo.


“Abbiamo sviluppato procedure chiare per classificare gli individui che sono asintomatici o sintomatici nelle fasi precliniche del MA”, ha detto Kiselica. “Questo è importante perché se un farmaco per il trattamento della malattia sarà approvato dalla FDA nel tempo, il farmaco sarà probabilmente più efficace su quelli con cambiamenti legati al MA nel cervello, ma ancora senza segni esteriori di declino cognitivo”.


Kiselica ha aggiunto che se le persone con patologia cerebrale legata al MA e che mostrano segni di declino cognitivo prenderanno un farmaco sperimentale di MA in futuro, è possibile che sarà inefficace perché la malattia non sarà in grado di invertire la rotta una volta che i sintomi iniziano a presentarsi. Pertanto, la sua ricerca può aiutare gli sviluppatori di farmaci futuri, destinati a trattare il MA o la demenza, a conoscere che tipo di persone includere nei loro studi clinici.


“Questo è uno dei primi studi a dimostrare le procedure per definire le persone negli stadi preclinici del MA che mostrano o no segni di cambiamenti cognitivi e comportamentali”, ha detto Kiselica. “Spero che, in qualche modo, la mia ricerca possa portare a migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer”.

 

 

 


Fonte: University of Missouri-Columbia (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Andrew Kiselica, Alyssa Kaser, Jared Benge. An Initial Empirical Operationalization of the Earliest Stages of the Alzheimer’s Continuum. Alzheimer Disease & Associated Disorders, 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.