Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ecco uno dei motivi per cui le persone con demenza si perdono

Le persone con demenza sono più propense a perdersi nelle aree in cui le reti stradali sono dense, complicate e disordinate, secondo una nuova ricerca svolta alla University of East Anglia.


I ricercatori hanno studiato centinaia di rapporti di polizia di 'persona dispersa' per individui con demenza e hanno confrontato ogni caso con la rete stradale circostante. Essi sperano che le loro scoperte possano aiutare a informare le future linee guida di sicurezza.


Il prof. Michael Hornberger della UEA ha dichiarato:

"Le persone con demenza che si perdono o scompaiono sono un problema in tutto il mondo. Circa il 70% delle persone con demenza potrebbero perdersi almeno una volta, e alcuni rischiano di farlo più volte. Circa 40.000 persone con demenza scompaiono per la prima volta ogni anno nel Regno Unito, e questa cifra ha probabilità di crescere con l'aumento previsto della popolazione con demenza.

"Sfortunatamente, il primo evento di sparizione delle persone con demenza arriva del tutto senza preavviso, quando fanno attività di routine, come andare a fare una passeggiata con il cane o a prendere il giornale nell'edicola locale. La scomparsa di una persona con demenza può avere conseguenze pericolose per la vita. Ma sappiamo molto poco su ciò che effettivamente provoca questa perdita delle persone con demenza".


Il team di ricerca si è proposto di scoprire se la conformazione delle reti stradali potrebbe essere collegata alle persone che si perdono. Hanno esaminato 210 registrazioni della polizia di persone con demenza che si erano perse nella contea di Norfolk in tre anni, e hanno confrontato ogni caso alla vicina rete stradale.


Il dottorando Vaisakh Puthusseryppady della UEA, ha dichiarato:

"Sappiamo che le persone con demenza hanno difficoltà a navigare, per cui volevamo vedere se c'era una relazione tra le persone che si perdevano e l'ambiente esterno in cui sono scomparse. Ci siamo interessati particolarmente alla conformazione delle strade perché essa determina significativamente la nostra navigazione, in particolare la complessità della rete stradale, la complessità delle intersezioni stradali e quanto è ordinata la disposizione generale della rete stradale.

"Abbiamo scoperto che più alta è la densità delle intersezioni stradali, più sono complicate le intersezioni stradali, e meno ordinata o meno squadrata è la pianta della rete stradale, maggiore è il rischio che le persone con demenza si perdano. Pensiamo che questo sia perché ogni intersezione stradale rappresenta un punto in cui una persona deve prendere una decisione cruciale su dove andare. Più intersezioni ci sono, più complesse sono queste intersezioni, più disorganizzata è la rete stradale, più grande è il problema per le persone con demenza.

"Questi fattori possono rendere più probabile che le persone con demenza facciano un errore e prendano una direzione sbagliata, inducendole a perdersi.

"Ci auguriamo che identificando questi fattori di rischio ambientale, i nostri risultati possano potenzialmente aiutare a identificare o a prevedere le aree in cui le persone con demenza possono essere a maggior rischio di perdersi, e contribuire a sviluppare linee guida di salvaguardia per impedire loro di perdersi in futuro. Potranno anche informare le linee guida future per una progettazione urbana amichevole con la demenza".


Lo studio è una collaborazione tra la UEA, la University College London, l'Università di Leeds, il Norfolk and Norwich University Hospital e il Norfolk Constabulary.

 

 

 


Fonte: University of East Anglia (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Vaisakh Puthusseryppady, Ed Manley, Ellen Lowry, Martyn Patel & Michael Hornberger. Impact of road network structure on dementia-related missing incidents: a spatial buffer approach. Scientific Reports, 29 Oct 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.