Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cosa succede attorno a una placca di Alzheimer?

amyloid plaques mouse brainNel cervello di topi transgenici di 3, 6, 12 e 18 mesi di età, le placche amiloidi (bianco) provocano una risposta dagli astrociti (verde), un tipo specifico di cellule cerebrali.

Il cervello di persone con il morbo di Alzheimer (MA) è pieno di placche: aggregati proteici che consistono principalmente di amiloide-beta (Aβ). Nonostante decenni di ricerca, il reale contributo di queste placche al processo della malattia non è ancora chiaro.


Un gruppo di ricerca guidato da Bart De Strooper e Mark Fiers del VIB-KU Leuven Center for Brain & Disease Research di Leuven, in Belgio, ha usato tecnologie pionieristiche per studiare in dettaglio ciò che accade alle cellule cerebrali nelle immediate vicinanze delle placche.


Le sue scoperte, pubblicate sulla rivista Cell, dimostrano che i diversi tipi di cellule del cervello lavorano insieme per montare una risposta complessa alle placche amiloidi, che è probabilmente protettiva in un primo momento, ma in seguito danneggia il cervello.


Il ruolo delle placche amiloidi nel MA ha lasciato perplessi gli scienziati fin da quando Alois Alzheimer per primo le ha descritte nel cervello di una donna con demenza ad esordio precoce. Ora, più di un secolo più tardi, abbiamo imparato molto sui processi molecolari che portano alla neurodegenerazione e alla conseguente perdita di memoria, ma il rapporto tra le placche e il processo di malattia nel cervello è ancora ambiguo.


“Le placche amiloidi potrebbero scatenare oppure guidare la malattia, e l'accumulo di Aβ nel cervello probabilmente inizia un complesso processo multicellulare neurodegenerativo”, dice il prof. Bart De Strooper (VIB-KU Leuven). Il suo gruppo si è proposto di mappare i cambiamenti molecolari che avvengono nelle cellule attorno alle placche amiloidi.


“Abbiamo usato le tecnologie più recenti per analizzare i cambiamenti del genoma a livello trascrittomico indotti dalle placche amiloidi in centinaia di piccoli domini di tessuto”, spiega Mark Fiers, coautore senior dello studio. “In questo modo, abbiamo generato un grande insieme di dati dei cambiamenti trascrizionali che si verificano in risposta alla crescita della patologia amiloide, nel cervello sia di topo che umano”.

 

Due reti di co-espressione

In un topo modello ben studiato di patologia amiloide, gli scienziati hanno identificato due nuove reti co-esprimenti geni, che apparivano molto sensibili alla deposizione di Aβ.


“Ci siamo concentrati sui cambiamenti trascrittomici nelle immediate vicinanze delle placche amiloidi, con un perimetro di 50 micrometri”
, spiega Wei-Ting Chen, postdottorato del gruppo di De Strooper. “Con l'aumento della deposizione di Aβ, è iniziata una risposta pluricellulare di geni co-espressi, che comprendeva non meno di 57 geni indotti dalla placca”.


Questi geni si sono espressi principalmente negli astrociti e nelle microglia, due tipi di cellule cerebrali di supporto, e non erano co-espressi in assenza di placche amiloidi.


“Abbiamo anche trovato alterazioni interessanti in una seconda rete, espressa principalmente da un altro tipo di cellule, ovvero gli oligodendrociti”, aggiunge Ashley Lu, dottoranda del gruppo. “Questa rete genetica si attivava con uno stress amiloide lieve, ma si esauriva in microambienti con elevato accumulo di amiloide”.


“Molti dei geni di entrambe le reti mostrano alterazioni simili nei campioni di cervello umano, rafforzando le nostre osservazioni”, aggiunge Fiers.

 

Puntare le placche

“I nostri dati dimostrano che le placche amiloidi non sono spettatori innocenti della malattia, come è stato a volte suggerito, ma inducono realmente una risposta forte e coordinata di tutti i tipi di cellule circostanti”, dice De Strooper.

“È necessario altro lavoro per capire se, e quando, la rimozione delle placche amiloidi (ad esempio con la terapia con anticorpi ora in sviluppo per trattare le placche amiloidi) è sufficiente per invertire questi processi cellulari in atto”.


Rimane anche da determinare se un anticorpo che si lega alle placche amiloidi potrebbe modulare queste risposte gliali. “Non farebbe in ogni caso che complicare l'interpretazione dei risultati degli studi clinici, perché questi effetti cellulari potrebbero essere diversi tra i diversi anticorpi”, aggiunge De Strooper.

 

 

 


Fonte: VIB.be (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Wei-Ting Chen, Ashley Lu, Katleen Craessaerts, Benjamin Pavie, Carlo Sala Frigerio, Nikky Corthout, Xiaoyan Qian, Jana Laláková, Malte Kühnemund, Iryna Voytyuk, Leen Wolfs, Renzo Mancuso, Evgenia Salta, Sriram Balusu, An Snellinx, Sebastian Munck, Aleksandra Jurek, Jose Fernandez Navarro, Takaomi C. Saido, Inge Huitinga, Joakim Lundeberg, Mark Fiers, Bart De Strooper. Spatial Transcriptomics and In Situ Sequencing to Study Alzheimer’s Disease. Cell, 22 July 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.