Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Mancata coscienza dei problemi di memoria predice l'Alzheimer a breve

I medici che lavorano con individui a rischio di demenza stanno sospettando da tempo che i pazienti che non si rendono conto di avere problemi di memoria hanno un rischio più alto di vedere peggiorare le loro condizioni in un breve lasso di tempo, un sospetto che ora è stato confermato da un team di scienziati clinici della McGill University.


Alcune condizioni cerebrali possono interferire con la capacità del paziente di capire che ha un problema medico, un disturbo neurologico chiamato anosognosia, spesso associato al Morbo di Alzheimer (MA).


In uno studio pubblicato su Neurology, il team del Dr. Pedro Rosa-Neto del Translational Neuroimaging Laboratory della McGill dimostra che le persone che sperimentano questa mancanza di consapevolezza hanno un probabilità quasi tre volte più alta di sviluppare demenza entro due anni.


Joseph Therriault, studente del Master nell'Integrated Program in Neuroscience della McGill e primo autore della ricerca ha tratto i dati disponibili dell'Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative (ADNI), uno sforzo di ricerca globale in cui i pazienti partecipanti accettano di completare varie scansioni e valutazioni cliniche.


Theriault ha analizzato 450 pazienti con lieve deficit di memoria, ma che erano ancora in grado di prendersi cura di se stessi, a cui era stato chiesto di valutare le proprie capacità cognitive. Anche i parenti stretti del paziente hanno compilato sondaggi simili. Quando un paziente riferiva di non avere problemi cognitivi ma il membro della famiglia riferiva difficoltà significative, era considerato poco consapevole della malattia.

 

L'anosognosia è legata alla fisiopatologia dell'Alzheimer

I ricercatori hanno poi confrontato il gruppo con poca consapevolezza con quelli che non mostravano problemi di consapevolezza e hanno scoperto che coloro che soffrivano di anosognosia avevano funzioni metaboliche cerebrali ridotte e tassi più elevati di deposizione di amiloide, una proteina nota per accumularsi nel cervello dei pazienti con MA.


Un esame due anni più tardi ha mostrato che i pazienti che non erano a conoscenza dei loro problemi di memoria avevano più probabilità di aver sviluppato una demenza, anche tenendo conto di altri fattori come il rischio genetico, l'età, il genere e l'educazione. L'aumento della progressione verso la demenza era rispecchiato da un aumento della disfunzione metabolica cerebrale in aree vulnerabili al MA.


La scoperta fornisce prove cruciali sull'importanza di consultare i familiari stretti del paziente durante le visite cliniche.


"Questo ha applicazioni pratiche per i clinici: le persone con disturbi della memoria moderata dovrebbero avere una valutazione che tenga conto delle informazioni raccolte da informatori affidabili, come i familiari o gli amici intimi"
, afferma il dott. Serge Gauthier, co-autore senior del documento e Professore di Neurologia e Neurochirurgia, Psichiatria e Medicina alla McGill.


"Questo studio potrebbe fornire ai medici informazioni sulla progressione clinica verso la demenza"
, aggiunge il Dott. Rosa-Neto, co-autore dello studio, scienziato clinico e direttore del Center for Studies in Aging della McGill un centro di ricerca affiliato alla Montreal West Island IUHSSC.


Gli scienziati stanno ora portando avanti questa ricerca, controllando come cambia la consapevolezza della malattia attraverso l'intero spettro del MA e come questi cambiamenti sono correlati ai suoi biomarcatori critici.

 

 

 


Fonte: McGill University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Joseph Therriault, Kok Pin Ng, Tharick A. Pascoal, Sulantha Mathotaarachchi, Min Su Kang, Hanne Struyfs, Monica Shin, Andrea L. Benedet, Ishan C. Walpola, Vasavan Nair, Serge Gauthier, Pedro Rosa-Neto. Anosognosia predicts default mode network hypometabolism and clinical progression to dementia. Neurology, 2018; 10.1212/WNL.0000000000005120 DOI: 10.1212/WNL.0000000000005120

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.