Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Dormire o no: scoperti i geni che determinano la durata del sonno

Dormire o no: scoperti i geni che determinano la durata del sonnoL'evoluzione della durata del sonno (in minuti) su 13 generazioni di moscerini della frutta allevati artificialmente per diventare dormienti lunghi, normali e corti. (Fonte: Susan Harbison, NHLBI)Degli scienziati hanno identificato le differenze in un gruppo di geni che secondo loro potrebbero aiutare a spiegare perché alcune persone hanno bisogno di dormire molto di più - e altre molto meno - rispetto alla maggior parte di noi.


Lo studio, condotto su moscerini della frutta allevati per modellare le variazioni naturali nei modelli di sonno umano, fornisce nuovi indizi sul collegamento tra i geni della durata del sonno e un'ampia varietà di processi biologici.


I ricercatori dicono che una migliore comprensione di questi processi potrebbe portare a nuovi modi per trattare i disturbi del sonno come l'insonnia e la narcolessia. Lo studio, guidato da scienziati del National Heart, Lung e Blood Institute (NHLBI), è stato pubblicato su PLOS Genetics.


"Questo studio è un passo importante verso la risoluzione di uno dei più grandi misteri della biologia: la necessità di dormire", afferma la leader dello studio Susan Harbison PhD, ricercatrice del Laboratory of Systems Genetics all'NHLBI. "Il coinvolgimento di processi biologici estremamente diversi nella durata del sonno può aiutare a spiegare perché lo scopo del sonno è rimasto così sfuggente".


Gli scienziati sanno da tempo che, oltre al nostro orologio biologico, i geni hanno un ruolo chiave nel sonno e che i modelli di sonno possono variare ampiamente. Ma sono rimasti poco chiari i geni esatti che controllano la durata del sonno e i processi biologici che sono collegati a questi geni.


Per saperne di più, gli scienziati hanno allevato artificialmente 13 generazioni di moscerini della frutta selvatici per produrre una prole che dorme molto (18 ore al giorno) o poco (3 ore al giorno). Gli scienziati hanno poi confrontato i dati genetici dei dormienti lunghi con quelli corti e hanno identificato 126 differenze tra 80 geni che sembrano essere associati alla durata del sonno.

Può essere rilevante perché:

I disturbi del sonno e i modelli alterati di sonno sono stati più volte collegati alla demenza e all'Alzheimer, anche se non è ancora chiaro se come causa o conseguenza della malattia.


Hanno scoperto che queste differenze genetiche erano legate a diversi importanti percorsi di sviluppo e di segnalazione cellulare. Alcuni dei geni identificati hanno funzioni note nello sviluppo del cervello, così come dei ruoli nell'apprendimento e nella memoria, hanno detto i ricercatori.


"Ciò che è particolarmente interessante di questo studio è che abbiamo creato moscerini che dormivano molto e poco usando il materiale genetico presente in natura, al contrario delle mutazioni progettate o dei moscerini transgenici che stanno usando molti ricercatori in questo campo", ha detto la Harbison. "Fino ad ora non sapevamo che potesse esistere in natura il sonno di durata molto più lunga o più corta".


I ricercatori hanno anche scoperto che la durata della vita dei dormienti lunghi e corti naturali non differiva significativamente dai moscerini con gli schemi normali del sonno. Ciò suggerisce che ci sono poche conseguenze fisiologiche - che si tratti di effetti negativi o positivi - dell'essere un dormiente estremamente lungo o corto, hanno detto.

 

 

 


Fonte: NIH/National Heart, Lung and Blood Institute (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Susan T. Harbison, Yazmin L. Serrano Negron, Nancy F. Hansen, Amanda S. Lobell. Selection for long and short sleep duration in Drosophila melanogaster reveals the complex genetic network underlying natural variation in sleep. PLOS Genetics, 2017; 13 (12): e1007098 DOI: 10.1371/journal.pgen.1007098

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)