Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


All'inizio era l'amiloide, poi complessi cambiamenti molecolari, cellulari, dei circuiti e della rete



La progressione dell'AD dipende da una serie complessa di cambiamenti molecolari, cellulari e a livello di circuiti e rete

L'Alzheimer, il tipo più diffuso di demenza - che interesserà il 10 per cento delle persone negli Stati Uniti nel corso della loro vita e per il quale non esiste alcun trattamento efficace o cura - causa una perdita progressiva e devastante della memoria e della cognizione.


Gli sforzi degli ultimi 25 anni per sviluppare un trattamento per la malattia si sono concentrati sulla cosiddetta "ipotesi cascata amiloide". Questa propone che dei peptidi di amiloide-beta (Aβ) si accumulano e si aggregano formando placche nel cervello, creando un effetto a cascata che alla fine porta alla morte neuronale e alla disfunzione cognitiva.


Tuttavia, nonostante le prove di un legame tra Aβ e Alzheimer, gli sforzi per colpire il peptide non sono ancora riusciti a invertire questo declino cognitivo.


Ora, in una ricerca di revisione pubblicata sulla rivista Nature, i ricercatori del Picower Institute for Learning and Memory del MIT di Boston sostengono che, anche se livelli elevati di amiloide-beta possono avviare la sequenza di eventi che portano alla malattia, alla sua progressione contribuisce una serie complessa di altre modifiche molecolari, cellulari, a livello di circuiti e di rete. Ancora di più, i ricercatori sostengono che questi cambiamenti non possono essere invertiti controllando semplicemente i livelli di amiloide-beta.


Molti dei trattamenti progettati per colpire l'Aβ usano anticorpi per eliminare la placca dal cervello, e sono molto efficaci nel farlo, secondo Li-Huei Tsai, professore di Neuroscienze e direttore dell'Istituto Picower: "Ma questi studi clinici falliscono perché i pazienti non mostrano un miglioramento delle funzioni cognitive. Quindi c'è una disconnessione lì, nel senso che quando elimini l'Aβ, non vedi il risultato positivo che ti aspetti".


Questo è sottolineato dalle osservazioni che indicano che i livelli di Aβ nel cervello sembrano smettere di aumentare relativamente presto nella progressione della malattia, quando il deterioramento cognitivo è ancora mite, secondo lui: "L'amiloide-β inizia ad accumularsi nel cervello 20 anni o più, prima che la persona cominci a mostrare sintomi clinici, e ad un certo punto il livello si stabilizza, e la persona può ancora essere funzionalmente normale".


Dobbiamo capire meglio come i circuiti del cervello rispondono all'aumento iniziale dei livelli di Aβ, e come le placche influenzano l'attività della rete del cervello nel corso del tempo, compresi i suoi collegamenti, i circuiti e l'elaborazione delle informazioni, dice.


Degli studi hanno dimostrato che l'Aβ si accumula notevolmente in un'area del cervello chiamata «rete in modalità predefinita», un gruppo di zone collegate che sono attive quando si pensa, si ricorda e si pianifica. La ricerca ha anche dimostrato che i livelli di Aβ sono legati strettamente all'attività neuronale. Per esempio i ricercatori hanno scoperto che il blocco di tale attività porta ad una diminuzione dell'Aβ, mentre l'aumento dell'attività aumenta i livelli del peptide.


"Tuttavia, a un livello di mappatura più dettagliato, ancora non sappiamo in quale circuito o area cerebrale inizia a formarsi l'Aβ, come si propaga da un'area all'altra, e come l'attività cerebrale può regolamentare la sua propagazione", dice Tsai. "Queste sono tutte domande molto importanti che il settore deve ancora affrontare".


Capire quali aree del cervello sono influenzate inizialmente dall'Aβ potrebbe aiutare i ricercatori a definire migliori trattamenti potenziali, secondo Jay Penney, un postdottorato del laboratorio di Tsai, co-autore della ricerca al fianco di Tsai e dello studente laureato Rebecca Canter.


Ad esempio, gli unici trattamenti per la malattia che sono stati finora approvati dalla FDA puntano sistemi specifici di neurotrasmettitori all'interno del cervello, e anche se questi mostrano effetti solo limitati, dimostrano che l'alterazione dell'attività di un circuito o rete ha il potenziale di ridurre la disfunzione cognitiva.


Studi sull'uomo in piccola scala che usavano la stimolazione cerebrale profonda hanno mostrato risultati promettenti nel migliorare la cognizione.


Una migliore comprensione delle prime parti del cervello che sono colpite dall'Aβ, e da altri tipi di patologie che diventano Alzheimer, potrebbe guidare i ricercatori nel cercare i segni iniziali della malattia in fase di sviluppo, dice Penney: "Questo potrebbe per esempio permettere potenzialmente di iniziare trattamenti che colpiscono la causa originale della patologia, e ridurre i livelli di amiloide-beta prima, e quindi allo stesso tempo potremmo anche puntare circuiti o aree specifiche del cervello, per migliorare la funzione cognitiva".


Potrebbe anche permettere ai medici di identificare le persone a rischio della malattia prima che sviluppino una qualsiasi disfunzione cognitiva, dice.


Nonostante siano in corso sforzi per puntare l'amiloide come terapia per l'Alzheimer, molti esperti ritengono che questo è più probabile che abbia successo negli stadi molto precoci o preclinici della malattia, prima della comparsa dei sintomi, o quando i sintomi sono molto lievi, secondo Brad Dickerson, professore associato di neurologia alla Harvard Medical School, che non era coinvolto nella ricerca.


"Per più di 5 milioni di americani affetti da demenza di Alzheimer, abbiamo un disperato bisogno di trattamenti più efficaci per migliorare i sintomi e rallentare la progressione", dice Dickerson. "La varietà di approcci discussi qui evidenzia alcune idee nell'ampia gamma che viene studiata".

 

 

 


Fonte: Helen Knight in MIT/Massachusetts Institute of Technology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rebecca G. Canter, Jay Penney & Li-Huei Tsai. The road to restoring neural circuits for the treatment of Alzheimer's disease. Nature 539, 187–196 doi:10.1038/nature20412

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.