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Studio trova legame tra calo della temperatura corporea e aggravamento dell'Alzheimer

Studio trova legame tra calo della temperatura corporea e aggravamento dell'AlzheimerLe parti del corpo più attivate nei diversi stati emozionali: Collera, Paura, Disgusto, Felicità, Tristezza, Sorpresa, Imparzialità, Ansia, Amore, Depressione, Disprezzo, Orgoglio, Vergogna, Invidia. Da notare la bassa attivazione nelle emozioni che sono fattori di rischio conclamati dell'Alzheimer, specialmente la depressione, ma anche tristezza, disprezzo e invidia. (Fonte: Lauri Nummenmaa lab)
Il calo della temperatura corporea associata all'invecchiamento potrebbe aggravare le principali manifestazioni dell'Alzheimer, secondo uno studio pubblicato sull'ultimo numero di Neurobiology of Aging da ricercatori canadesi della Université Laval.


Anche se il fenomeno è stato dimostrato su topi transgenici, i ricercatori ritengono che i risultati sono convincenti abbastanza da giustificare ulteriori indagini negli esseri umani.


"Sappiamo che l'incidenza dell'Alzheimer è bassa prima dei 65 anni, ma raddoppia ogni 5/6 anni dopo questa età" spiega l'autore principale dello studio Frédéric Calon, professore della Facoltà di Farmacia dell'Université Laval e ricercatore del Centre de recherche du CHU de Québec-Université Laval. "Sappiamo anche che il metabolismo e la temperatura del corpo diminuiscono man mano che le persone invecchiano. Abbiamo quindi testato l'ipotesi che i cambiamenti nella termoregolazione del corpo che avvengono con l'età amplifichino le principali manifestazioni dell'Alzheimer, e che possa insorgere un circolo vizioso perché la malattia esprime se stessa in certe aree del cervello coinvolte nella regolazione della temperatura".


Per verificare questa ipotesi, i ricercatori hanno usato un tipo di topi transgenici che esprimono le principali manifestazioni dell'Alzheimer mentre invecchiano: producono amiloide-beta, che porta alla formazione di placche senili nel cervello; sono affetti da una patologia che rende non funzionali i neuroni; e perdono proteine ​​sinaptiche. In questi topi, i problemi di memoria cominciano a sorgere all'età di 6 mesi.


Confrontando questi topi transgenici con quelli normali, i ricercatori hanno inizialmente stabilito che i topi transgenici riuscivano meno a mantenere efficacemente la temperatura corporea mentre invecchiavano. La differenza ha raggiunto quasi 1°C all'età di 12 mesi.


I ricercatori hanno anche osservato che le manifestazioni della malattia erano decisamente più pronunciate nei topi transgenici quando erano esposti alle basse temperature: "Le proteine ​​tau anomale, responsabili del peggioramento dei neuroni, aumentano di più nei topi transgenici rispetto ai topi normali, e la perdita di proteine ​​sinaptiche è più pronunciata", spiega il professor Calon.


Al contrario, i ricercatori hanno osservato che l'esposizione ad una temperatura ambientale elevata mitiga alcune manifestazioni dell'Alzheimer. Dopo una settimana in un ambiente 28°C, la temperatura corporea dei topi transgenici era aumentata di 1°C, la produzione di amiloide-beta era scesa sostanzialmente, e i risultati dei test della memoria erano paragonabili a quelli dei topi normali.


"I nostri risultati suggeriscono che vale la pena esplorare il trattamento di termoregolazione negli anziani che soffrono di Alzheimer", dice il professor Calon. "Se le nostre conclusioni saranno confermate, sarebbe una opzione terapeutica relativamente facile da implementare perché la temperatura corporea può essere aumentata attraverso l'attività fisica, la dieta, i farmaci, o semplicemente aumentando la temperatura dell'ambiente".

 

 

 


Fonte: Université Laval via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Milene Vandal, White J. Phillip, Marine Tournissac, Cyntia Tremblay, Isabelle St-Amour, Janelle Drouin-Ouellet, Melanie Bousquet, Marie-Thérèse Traversy, Emmanuel Planel, Andre Marette, Frederic Calon. Impaired thermoregulation and beneficial effects of thermoneutrality in the 3xTg-AD model of Alzheimer’s disease (AD). Neurobiology of Aging, 2016; DOI: 10.1016/j.neurobiolaging.2016.03.024

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