Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Caregivers di famigliari con nuova diagnosi di malattia mentale sono a rischio di ansia

I ricercatori della Facoltà di Infermieristica della Case Western Reserve University, che hanno studiato il disagio emotivo del prendersi cura di un famigliare con diagnosi di una malattia mentale, hanno trovato che l'ansia è alta nel caregiver primario alla diagnosi iniziale o nelle prime fasi del decorso della malattia e che diminuisce nel corso del tempo.


"Questa scoperta è importante", ha detto Jaclene A. Zauszniewski, PhD, RN-BC, FAAN, professore «Kate Hanna Harvey» di Salute Comunitaria alla Frances Payne Bolton School of Nursing e autrice corrispondente dello studio.


Lei attribuisce le differenze a due fattori probabili: il famigliare diventa più stabile con il trattamento o con i farmaci, o il caregiver impara ad adattarsi o a far fronte alla situazione nel corso del tempo.


Lo studio ha anche riscontrato che le donne nuove del caregiving tendono a deprimersi e ad arrabbiarsi più di quelle che hanno assistito per un certo tempo. I sintomi di ansietà sono maggiori per i caucasici che per gli afro-americani.


I risultati si basano sulle risposte di 60 caregiver di sesso femminile, età da 18 a 65 anni, sulla loro esperienza nel prendersi cura di un famigliare con ansia, disturbo bipolare, depressione grave o schizofrenia. Lo studio è uno dei primi passi per esaminare la connessione tra il prendersi cura di un famigliare con una malattia mentale e il pedaggio emotivo pagato dai caregiver, la maggior parte dei quali sono donne, ha detto la Zauszniewski.


Più è istruito il caregiver, più è resistente allo stress emotivo e più probabilità ci sono che riesca a trovare risorse utili, ha concluso lo studio. E le sorelle delle persone assistite riferiscono di sentirsi meno ansiose dei caregiver che sono madre, zia, cugina, figlia, moglie o nonna del paziente.


I risultati sono stati pubblicati di recente in Archives of Psychiatric Nursing. I ricercatori hanno reclutato delle donne attraverso volantini affissi nelle agenzie di servizio sociale, in chiese, caffè, biblioteche e altri luoghi del Northeast Ohio.


Ogni caregiver ha risposto a 10 domande sulle sue emozioni negative vissute durante le due settimane precedenti a un esame di valutazione (Emotional Symptons Checklist), sviluppato dalla Zauszniewski per monitorare lo stato emotivo di un individuo. I caregiver hanno dato anche l'età, la diagnosi e altre informazioni del famigliare con la malattia mentale.


Le donne caregiver avevano un'età media di 46 anni, mentre la persona curata ne aveva in media 37. La ripartizione delle diagnosi era: schizofrenia (45 per cento), disturbo bipolare (45 per cento), depressione (5 per cento) e ansia (1 per cento). La durata media della sofferenza per malattia mentale era un po' più di 11 anni.


Il sessanta per cento (36 casi) dei familiari malati di mente non vivevano con i loro caregiver, che erano principalmente le loro madri. Eppure il 68 per cento dei caregiver ha fornito sostegno diretto attraverso le attività quotidiane individuali e ha riferito di essere più arrabbiato. Circa un terzo delle persone con malattie mentali riceveva assistenza indiretta, come il supporto e l'incoraggiamento dalla donna caregiver.


Poichè lo studio si è concentrato sulle donne afro-americane e caucasiche, la Zauszniewski ha detto uno studio più ampio a lungo termine, che includesse il disagio emotivo delle donne Latine, darebbe uno sguardo più ampio alle esperienze dei caregiver. Uno studio futuro potrebbe anche esaminare lo stato emotivo di un caregiver per un periodo di tempo più lungo.


Sulla base di questi risultati, la Zauszniewski ritiene che si dovrebbe prestare maggiore attenzione al modo in cui lo stress del prendersi cura di un familiare malato mentale colpisca l'intera famiglia. Propugna interventi per le famiglie e informazione per gli infermieri futuri dei quali potrebbero beneficiare sia il caregiver che l'individuo curato con la malattia mentale.

 

********
Ha contribuito allo studio Abir K. Bekhet, PhD, RN, HMSI, assistente professore al College of Nursing della Marquette University. Il finanziamento è stato dato dalla Frances Payne Bolton School of Nursing.

 

 

 

 

 


Fonte: Case Western Reserve University via EurekAlert (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Jaclene A. Zauszniewski, Abir K. Bekhet. Factors Associated With the Emotional Distress of Women Family Members of Adults With Serious Mental Illness. Archives of Psychiatric Nursing, 2014; 28 (2): 102 DOI: 10.1016/j.apnu.2013.11.003

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)