Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Capacità di socializzare è controllata da uno specifico circuito cerebrale

Capacità di socializzare è controllata da uno specifico circuito cerebrale Un team di ricercatori della Stanford University ha collegato un particolare circuito del cervello alla tendenza dei mammiferi ad interagire socialmente.


Stimolando questo circuito - uno tra i milioni del cervello - si aumenta immediatamente il desiderio di un topo di conoscere un suo simile estraneo, mentre inibendolo si spegne la sua voglia di socializzare con lo straniero.


Questi risultati, pubblicati il 19 giugno 2014 su Cell, possono gettare luce sui disturbi psichiatrici caratterizzati da una compromissione dell'interazione sociale, come l'autismo, l'ansia sociale, la schizofrenia e la depressione, ha detto l'autore principale dello studio, Karl Deisseroth, MD, PhD, professore di bioingegneria, di psichiatria e scienze comportamentali.


I risultati sono significativi in ​​quanto mettono in evidenza non solo il ruolo dell'una o dell'altra sostanza chimica del cervello, come tendono a fare gli studi farmacologici, ma piuttosto quello di componenti specifici dei circuiti cerebrali coinvolti in un comportamento complesso. Una combinazione di tecniche d'avanguardia sviluppate nel laboratorio di Deisseroth ha consentito l'analisi senza precedenti del modo in cui l'attività del cervello controlla il comportamento.


Deisseroth, professore «D.H. Chen» e membro dell'istituto interdisciplinare Stanford Bio-X, è un psichiatra praticante che vede pazienti con gravi deficit sociali. "Le persone con autismo, per esempio, hanno spesso una avversione netta verso l'interazione sociale", ha detto. Essi possono trovare dolorosa la socializzazione, anche il semplice contatto con gli occhi.


Deisseroth ha sperimentato una tecnica di esplorazione cerebrale (l'optogenetica) che comporta l'introduzione selettiva di molecole recettrici della luce sulla superficie di particolari cellule nervose, nel cervello di un animale vivente e poi il posizionamento accurato, vicino al circuito in questione, della punta di una lunga fibra ottica ultra-sottile (collegata ad un diodo laser all'altra estremità) in modo che le cellule fotosensibili ed i circuiti che esse compongono possono essere stimolate o inibite da remoto, attivando un interruttore della luce, mentre l'animale rimane libero di muoversi nella sua gabbia.

 

Attività di monitoraggio in tempo reale

Con l'optogenetica, e altri metodi inventati dal suo team, Deisseroth ed i suoi collaboratori sono riusciti sia a manipolare che a controllare l'attività in specifici gruppi di cellule nervose, ed dei tratti di fibre che li collegano, nel cervello di topi in tempo reale, mentre gli animali venivano a contatto con loro simili appena arrivati o con oggetti inanimati, in vari ambienti del laboratorio. Le risposte comportamentali dei topi sono state catturate via video e confrontate con l'attività del circuito cerebrale registrata simultaneamente.


In alcuni casi, i ricercatori hanno osservato l'attività in vari centri cerebrali, e nei tratti di fibre nervose che li collegano, quando i topi si esaminavano o si ignoravano reciprocamente. Altri esperimenti hanno coinvolto la stimolazione o l'inibizione degli impulsi all'interno di quei circuiti, per vedere come queste manipolazioni influenzavano il comportamento sociale dei topi. Per evitare di confondere delle semplici interazioni sociali con i comportamenti legati all'accoppiamento e all'aggressione, i ricercatori hanno limitato i loro esperimenti a coppie di sesso femminile di topi.


Gli scienziati hanno prima esaminato la relazione tra le interazioni sociali dei topi e una regione del tronco cerebrale chiamata area ventrale tegmentale (VTA). La VTA è un nodo fondamentale nel circuito di ricompensa del cervello, che produce sensazioni di piacere in risposta al successo nelle attività che migliorano la sopravvivenza, come mangiare, accoppiarsi o trovare un rifugio caldo in un ambiente freddo. Il VTA trasmette segnali ad altri centri in tutto il cervello attraverso tratti di fibre che secernono sostanze chimiche, tra cui una chiamata dopamina, nei punti di contatto adiacenti le cellule nervose all'interno di questi centri lontani. Quando la dopamina arriva ai recettori di quelle cellule nervose, può scatenare un'attività di segnalazione al loro interno.

Può essere rilevante perché:

La socializzazione è uno dei cambiamenti allo stile di vita che la ricerca raccomanda (assieme a movimento fisico, alimentazione, stimolazione cognitiva e meditazione) per aiutare ad evitare o a posticipare l'insorgenza dell'Alzheimer. 


L'attività anormale nel VTA è stata collegata all'abuso di droghe e alla depressione, per esempio. Ma molto meno si sa sul ruolo di questo centro del cervello nel comportamento sociale, e non era stato possibile finora osservare o controllare l'attività lungo le sue connessioni durante un comportamento sociale.

[...]

"Ogni comportamento deriva presumibilmente da un modello di attività nel cervello, ed ogni disfunzione comportamentale nasce dal malfunzionamento della circuiteria", ha detto Deisseroth, che è anche condirettore del programma «Cracking the Neural Code» della Stanford. "La possibilità, mai avuta prima, di individuare una particolare proiezione delle cellule nervose coinvolte nel comportamento sociale di un animale vivente che si muove, permetterà di migliorare notevolmente la nostra capacità di comprendere come agisce il comportamento sociale, e cosa può andare male".

 

********
Primi autori dello studio sono Logan Grosenick, Lisa Gunaydin, PhD, (ora collega post-dottorato alla UCSF), l'ex studente Isaac Kauvar (oggi laureato alla Stanford) e l'ex assistente di ricerca Joel Finkelstein (oggi laureato a Princeton). Dalla Stanford hanno collaborato anche il professore di psichiatria e scienze comportamentali Robert Malenka, MD, PhD, lo studente laureato Lief Fenno, gli studiosi post-dottorato Avishek Adhikari, PhD, Stephan Lammel, PhD, e Kay Tye, PhD (ora assistente professore al MIT), il laureato Raag Airan, MD, PhD, ora residente di radiologia alla Johns Hopkins, e l'ex assistente di ricerca Julie Mirzabekov (oggi studente di medicina alla UCSF).

Lo studio è stato finanziato dalla Simons Foundation Autism Research Initiative, dal National Institute of Mental Health, dal National Institute on Drug Abuse, da una Stanford Bio-X fellowship, dalla Gatsby Charitable Foundation, dal Wiegers Family Fund e dallo Stanford Center for Compassion and Altruism Research and Education.

 

 

 

 

 


Fonte:  Bruce Goldman in Stanford University Medical Center  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.