Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La crescita di ultracentenari richiede nuovi servizi sanitari

Più di 35.000 persone hanno vissuto fino a 100 anni, o oltre, in Inghilterra negli ultimi dieci anni, ed una grande percentuale di loro è morta dalla fragilità aggravata da una polmonite, secondo un nuovo studio condotto al King's College di Londra.


Con il numero dei ultracentenari in crescita, le cure di fine vita devono essere adattate alla crescente fragilità in questa fascia di età, avvertono i ricercatori sulle cure palliative del King's.


Il rafforzamento della capacità di assistenza a domicilio, e la pianificazione dei servizi sanitari per l'aumento degli ultracentenari, potrebbero contribuire a ridurre la dipendenza dal ricovero in ospedale alla fine della vita e garantire una migliore qualità di fine-vita.


Gli ultracentenari - persone di oltre 100 anni - sono un gruppo demografico in rapida crescita in tutto il mondo. Nel 2011, essi erano più di 300.000 a livello mondiale;  dovrebbero raggiungere i tre milioni entro il 2050, e i 17 milioni alla fine del secolo. Nel Regno Unito, questo gruppo è aumentato costantemente dal 1956 con numeri che raddoppiano all'incirca ogni 10 anni. Le ultime cifre dell'Office of National Statistics indicano che nel 2012 nel Regno Unito vivevano 13.350 ultracentenari; ci si aspetta che per il 2066 saranno più di mezzo milione.


Pochi studi hanno esaminato i bisogni sanitari e sociali degli ultracentenari rispetto alle coorti più giovani degli anziani, o le implicazioni dell'estrema longevità nella politica e nei servizi sanitari. Lo studio del King's, finanziato dall'«Health Services and Delivery Research Programme» del National Institute for Health Research, e pubblicato sulla rivista PLoS Medicine, ha esaminato causa e luogo di morte di 35.867 ultracentenari in Inghilterra tra il 2001 e il 2010, e ha confrontato questi risultati con quelli delle persone morte tra gli 80 e i 100 anni. Lo studio ha anche esaminato fattori come l'effetto della deprivazione socio-economica sul luogo di morte.


Le 35.867 persone studiate avevano da 100 a 115 anni (età media 101), e comprendevano principalmente donne (87%) e vedove (85%). Il numero di ultracentenari morti ogni anno in Inghilterra è aumentato da 2.800 nel 2001 a quasi 4.400 nel 2010. Le aree di massima privazione del Regno Unito hanno la percentuale più bassa di morti ultracentenari, e la morte ha più probabilità di avvenire in ospedale che in un contesto di comunità. Il nord-est dell'Inghilterra ha avuto la percentuale più bassa nel complesso di decessi ultracentenari (4%). Durante il periodo di dieci anni, circa il 60 per cento dei centenari è morto in una casa per anziani o di assistenza infermieristica, un quarto è morto in ospedale, un decimo è morto in casa e un piccolo numero (0,2%) in un ospizio.


«Vecchiaia» è la causa più comune che certifica la morte (28%), seguita da polmonite (18%) e da altre malattie respiratorie (6%); dall'ictus (10%); dalle malattie cardiache (9%) e da altre malattie circolatorie (10%); da demenza e Alzheimer (6%); e dal cancro (4%). La polmonite rappresenta il gruppo più grande di decessi in ospedale, mentre negli ambienti extra-ospedalieri la «vecchiaia» costituisce la categoria più numerosa, seguita dalla polmonite. Nel complesso, tre quarti dei certificati di morte degli ultracentenari dichiarano che la «vecchiaia» è una causa di fondo (28%) o una concausa (47%).


Le principali cause di morte cambiano con l'aumentare dell'età. Nel gruppo di età 80-85 anni, la malattia di cuore è stata dichiarata nel 19% dei certificati di morte, e la «vecchiaia» è soltanto nell'uno per cento dei certificati.


La Dott.ssa Catherine Evans, Docente clinica di Cure Palliative al Cicely Saunders Institute del King's College di Londra, ha dichiarato: "Gli ultracentenari sono sopravvissuti alla morte da malattie croniche, ma sono un gruppo che vive con crescente fragilità e vulnerabilità alla polmonite e ad altri esiti scadenti di salute. Dobbiamo pianificare i servizi sanitari che rispondano alle «esigenze nascoste» di questo gruppo, che può vivere un rapido declinoe quando soccombe ad una infezione o a una polmonite. Abbiamo bisogno di aumentare la capacità di case di cura di alta qualità e di servizi sanitari primari e comunitari reattivi, per consentire alle persone di rimanere in un ambiente confortevole e familiare nei loro ultimi mesi di vita".

"Rispetto ad altri paesi europei, è alta la percentuale di persone over-90 che muoiono in ospedale in Inghilterra, e il numero di morti nelle case di cura è basso. Ad esempio, nei Paesi Bassi e in Finlandia, più di tre quarti delle persone over-90 muoiono in un ambiente di assistenza a lungo termine, tipo una casa di cura, e molti meno muoiono in ospedale".

"Il ricovero ospedaliero nelle ultime settimane di vita rappresenta un terzo del costo totale delle cure di fine vita per paziente. L'aumento del numero di posti letto nelle case di cura potrebbe ridurre la dipendenza dalle cure ospedaliere, ma abbiamo bisogno di assicurarci che siano forniti servizi calibrati da medici, infermieri di comunità e da altri sanitari che lavorano con i fornitori di assistenza sociale per consentire alle persone di restare a casa alla fine della vita, se lo desiderano".

 

 

 

 

 


FonteKing's College London  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Catherine J. Evans, Yuen Ho, Barbara A. Daveson, Sue Hall, Irene J. Higginson, Wei Gao. Place and Cause of Death in Centenarians: A Population-Based Observational Study in England, 2001 to 2010. PLoS Medicine, 2014; 11 (6): e1001653 DOI: 10.1371/journal.pmed.1001653

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)