Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Altruismo/egoismo: strutture cerebrali diverse alla base dei comportamenti

Socialità, collaborazione e comportamenti “prosociali” sono alla base della società umana (e anche dello straordinario sviluppo del nostro cervello); eppure, prese singolarmente, le persone sul fronte dell’altruismo/egoismo esibiscono spesso un’enorme variabilità, sia fra individui, sia nello stesso individuo in momenti diversi.


Che cosa determina queste differenze di comportamento? Una risposta si può trovare osservando l’attività cerebrale, come ha fatto un gruppo di ricercatori della SISSA di Trieste (in collaborazione con lo Human-­‐Computer Interaction Lab, HCI lab, dell’Università di Udine).


I circuiti cerebrali che si attivano suggeriscono che in corrispondenza dei due tipi di comportamento avvenga un’analisi cognitiva che pone l’accento su aspetti diversi della stessa situazione. Dipende un po’ da come la si vive, o meglio da come il nostro cervello decide di viverla: trovandoci nella necessità, adotteremo un comportamento altruista, a costo di mettere a repentaglio la nostra vita, o saremo al contrario egoisti?


Le persone fanno scelte estremamente variabili in questi casi: c’è chi è tendenzialmente sempre egoista o altruista, e chi cambia comportamento di situazione in situazione. Che cosa succede nella testa di un individuo quando adotta uno stile oppure l’altro? Se lo sono chiesto Giorgia Silani, neuroscienziata della SISSA, e i colleghi in uno studio appena pubblicato sulla rivista NeuroImage: “Anche se i comportamenti prosociali hanno un’importanza fondamentale nella società umana, e probabilmente hanno contribuito a plasmare il nostro sistema cognitivo, non sempre ci comportiamo in maniera altruista”, spiega la Silani. “Volevamo vedere cosa cambia nel cervello fra un comportamento e l’altro”.


Silani e colleghi hanno utilizzato una tecnica di visualizzazione cerebrale che permette di isolare le strutture cerebrali più attive durante un compito. “Nei nostri esperimenti i partecipanti erano immersi in una situazione di realtà virtuale in cui dovevano scegliere se aiutare qualcuno mettendo potenzialmente in pericolo la propria vita, o salvarsi senza pensare all’altro” spiega Silani. Fra le novità dello studio vi è infatti anche quella di creare condizioni sperimentali «ecologiche», cioè quanto più vicine possibile alla realtà.


“Tradizionalmente gli studi in questo campo hanno usato «giochi» che prevedono la spartizione di vincite di denaro, ma è idea di molti, e anche nostra, che queste condizioni siano troppo artificiali e dicano poco su altruismo ed egoismo nella vita quotidiana. Ovvi limiti etici però rendono impossibile pianificare esperimenti realistici sul campo. La realtà virtuale si è dimostrata un buon compromesso con cui preservare la veridicità della situazione senza mettere in pericolo nessuno”.

Può essere rilevante perché:

Si trata di un contributo alla comprensione del funzionamento del cervello e, in particolare, di sentimenti che spesso sono presenti in forma estrema nel decorso dell'Alzheimer.


Silani e colleghi hanno così potuto osservare che nel cervello dei soggetti testati durante i due tipi di comportamento egoista/altruista si attivavano circuiti significativamente diversi. Nel primo caso l’area più attiva è stata il “network della salienza” (insula anteriore, corteccia cingolata anteriore) mentre nel secondo le strutture maggiormente coinvolte sono state la corteccia prefrontale e la giunzione temporo-­‐parietale.


“Il network della salienza, che serve a rendere più «cospicui» gli stimoli al sistema cognitivo, potrebbe rendere più evidenti al soggetto i pericoli della situazione, spingendo quindi l’individuo a comportarsi in maniera egoista. Al contrario, le aree più attive quando un soggetto si comporta in maniera altruista sono quelle che in letteratura scientifica sono più spesso associate alla capacità di prendere la prospettiva altrui, che renderebbe dunque il soggetto più empatico e disposto ad agire per il bene dell’altro”.


“Il nostro è il primo studio a misurare i dati neurofisiologici in condizioni di decision-­‐making in situazioni di pericolo di vita” conclude la Silani. Il team della SISSA che ha partecipato allo studio, oltre alla Silani che ha coordinato lo studio, comprende anche Marco Zanon, primo autore, e Giovanni Novembre, mentre per l’HCI Lab hanno partecipato Nicola Zangrando e Luca Chittaro.

 

 

 

 

 


FonteSissa Medialab  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Marco Zanon, Giovanni Novembre, Nicola Zangrando, Luca Chittaro, Giorgia Silani. Brain activity and prosocial behavior in a simulated life-threatening situation. NeuroImage, 2014; DOI: 10.1016/j.neuroimage.2014.04.053

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)