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Il tasso di demenza può essere in caduta: quali implicazioni?

Due importanti nuovi studi hanno rovesciato sottosopra la percezione popolare della demenza. Per anni abbiamo sentito che l'Alzheimer e le altre forme di demenza sono in aumento, una previsione che incute paura al pubblico e ai politici.


Ma questi nuovi rapporti di ricerca concludono che i tassi di demenza possono essere in calo, e suggeriscono che alcune forme della malattia possono essere prevenibili.


Gli studi non dicono che la demenza sarà un problema minore nel futuro di quanto lo sia oggi. Infatti, nel momento in cui 77 milioni di Baby Boomers stanno per raggiungere gli 80 anni, altri milioni di persone soffriranno di queste malattie cognitive. Ma se i rapporti sono corretti, la probabilità di sviluppare queste malattie in età avanzata è di gran lunga inferiore di quello che molti pensano.


I due studi sono stati pubblicati sulla rivista medica britannica Lancet in Luglio. Il primo è basato su due grandi indagini nazionali di persone over 65 in Inghilterra e in Galles. Tra l'89 e il '94, i ricercatori hanno intervistato quasi 8.000 anziani e hanno trovato che l'8,3 per cento aveva la demenza. Tra il 2008 e il 2011, i ricercatori hanno intervistato un altro gruppo di quasi 8.000 persone di oltre 65 anni. Questa volta, hanno trovato che solo il 6,5 per cento aveva la demenza, uno calo stupefacente del 23 per cento.


In generale, l'incidenza della demenza è molto bassa fino agli 80 anni, dopo di che si impenna. Lo studio britannico ha confermato questa tendenza, ma con tassi nettamente più bassi di demenza (soprattutto dopo gli 80 anni) tra quelli del gruppo più recente (2008/11). Per esempio, in quelli tra 85 e 89 anni, più di uno ogni quattro del primo gruppo aveva la demenza. Ma il tasso è sceso a uno ogni sei nel secondo. Tra gli over 90, quasi quattro su dieci del primo gruppo erano stati colpiti da demenza, ma solo tre su dieci nel più recente sondaggio.


Il secondo studio ha esaminato due coorti di ultra novantenni in Danimarca. I componenti della prima [coorte] erano nati nel 1905, quelli della seconda nel 1915. I risultati erano simili allo studio britannico. A 95 anni, il gruppo della classe 1915 ha ottenuto risultati più alti nei test cognitivi e aveva bisogno di meno aiuto con le attività della vita quotidiana rispetto al gruppo del 1905 a 93 anni, pur essendo simili le loro capacità fisiche.


Queste indagini confermano i risultati di alcuni recenti studi più piccoli e sono una specie di antidoto alla lunga serie di cattive notizie sulla demenza. Per esempio, un recente studio della RAND, pubblicato in Aprile, ha rilevato che al tasso attule di demenza, il costo complessivo dell'assistenza sarà più che doppio per il 2014.


Cosa significa? La cosa più importante è il suggerimento che alcune forme di demenza, in particolare quelle relative all'ictus e alle altre malattie vascolari, possono essere in gran parte prevenibili. Ci sono quasi 100 diverse forme di demenza e non c'è ragione di credere che la prevalenza dell'Alzheimer sia diminuita. Ma con l'informazione, un maggiore controllo della pressione arteriosa, migliore dieta ed esercizio fisico, si può ridurre la prevalenza di certe forme di demenza, soprattutto per gli over 80. Gli europei lo fanno già.


Se questa tendenza si verificasse anche negli Stati Uniti, potrebbero diminuire anche qui i costi previsti del supporto e dei servizi a lungo termine. Che, a sua volta, può finire con rallentare il rialzo dei premi di assicurazione per l'assistenza a lungo termine e allentare la pressione prevista sul bilancio sanitario pubblico. Oggi, la metà di tutti i rimborsi delle assicurazioni per l'assistenza a lungo termine è destinata alle persone con demenza.


Rimangono delle domande. Gli studi sono stati fatti, ovviamente, in Europa, non negli Stati Uniti. C'è bisogno di altro lavoro per determinare se questa tendenza si sta verificando anche negli Stati Uniti.


Per essere sinceri, io di solito ignoro gli studi sulla demenza. La maggior parte degli studi prevedono nuove cure o la prevenzione, e sono sempre troppo ottimistici e non supportati dai dati. Peggio ancora, molti sono cinici, auto-promozioni di coloro che cercano di monetizzare quella che è probabilmente la più grande paura della vecchiaia, da parte di una popolazione che invecchia.


Ma questi studi su Lancet sono diversi. Essi rappresentano la ricerca seria e importante. Essi dovrebbero far riconsiderare il modo di pensare il futuro.

 

 

 

 

 


Pubblicato da Howard Gleckman in Forbes (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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