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Composto di cannella ha il potenziale di prevenire l'Alzheimer

Roshni George and Don GravesCannella: può questa spezia con la sua inconfondibile fragranza e varietà di usi dare un beneficio importante? La spezia, comune in cucina, potrebbe essere la chiave per ritardare l'insorgenza, o allontanare gli effetti, dell'Alzheimer.


Questo secondo Roshni Giorgio e Donald Graves, gli scienziati della UC Santa Barbara i risultati del cui studio appaiono nell'anticipazione online del Journal of Alzheimer, e nel prossimo volume 36, edizione 1, della versione cartacea.


L'Alzheimer è la forma più comune di demenza, una malattia neurodegenerativa che peggiora progressivamente nel tempo in quanto uccide le cellule del cervello. Nessuna cura è stata ancora trovata, né è stata identificata la sua principale causa.  Tuttavia, due composti presenti nella cannella (aldeide cinnamica ed epicatechina) stanno mostrando qualche potenziale nello sforzo di combattere la malattia. Secondo George e Graves, i composti hanno dimostrato di prevenire lo sviluppo dei "grovigli" filamentosi che danneggiano le cellule cerebrali nell'Alzheimer.


La tau, proteina responsabile dell'assemblaggio dei microtubuli della cellula, ha un ruolo importante nella struttura dei neuroni, così come nella loro funzione. "Il problema della tau nell'Alzheimer è che è lei ad iniziare l'aggregazione", spiega la George, ricercatrice postdottorato. Quando la proteina non si lega bene ai microtubuli che formano la struttura della cellula, ha una tendenza ad aggregarsi, spiega, formando fibre insolubili nel neurone. Più invecchiamo più siamo suscettibili di incorrere in queste alterazioni e grovigli, che i malati di Alzheimer sviluppano più spesso e in quantità maggiore.


L'uso del cinnamaldeide, il composto responsabile del profumo dolce e chiaro della cannella, si è dimostrato efficace nel prevenire i nodi tau. Proteggendo la tau dallo stress ossidativo, il composto, un olio, potrebbe inibire l'aggregazione della proteina. Per fare questo, la cinnamaldeide si lega a due residui di un amminoacido chiamato cisteina sulla proteina tau. I residui di cisteina sono vulnerabili alle modificazioni, un fattore che contribuisce allo sviluppo dell'Alzheimer.


"Prendiamo, per esempio, i colpi di sole, una forma di danno ossidativo"
, spiega Graves, professore aggiunto del Dipartimento di Biologia Molecolare e Cellulare e dello Sviluppo alla University of California. "Se si indossa un cappello, si può proteggere il viso e la testa dall'ossidazione. In un certo senso, questa cinnamaldeide è come un cappello". Anche se può proteggere la proteina tau legandosi ai relativi residui di cisteina vulnerabili, può anche staccarsi, aggiunge Graves, assicurando il corretto funzionamento della proteina.


Lo stress ossidativo è un fattore importante da considerare nella salute delle cellule in generale. Attraverso i normali processi cellulari, si formano sostanze generatrici di radicali liberi come i perossidi, ma gli antiossidanti lavorano nella cellula per neutralizzarli e prevenire l'ossidazione. In alcune condizioni, tuttavia, la bilancia si ribalta, con un aumento della produzione di perossidi e radicali liberi, e minore quantità di antiossidanti, portando allo stress ossidativo.


L'epicatechina, che è presente anche in altri alimenti, come i mirtilli, il cioccolato e il vino rosso, ha dimostrato di essere un potente antiossidante. Non solo spegne la bruciatura dell'ossidazione, ma viene realmente attivata dall'ossidazione così che il composto può interagire con le cisteine sulla proteina tau in un modo simile all'azione protettiva della cinnamaldeide. "Le membrane cellulari ossidate producono anche derivati reattivi, come l'acroleina, che possono danneggiare le cisteine", conferma la George. "L'epicatechina separa anche quei sottoprodotti".


Studi indicano che c'è una forte correlazione tra il diabete di tipo 2 e l'incidenza dell'Alzheimer. I livelli elevati di glucosio tipici del diabete portano alla sovrapproduzione di specie reattive dell'ossigeno, con conseguente stress ossidativo, un fattore comune sia al diabete che all'Alzheimer. Altre ricerche hanno dimostrato gli effetti benefici della cannella nella gestione del glucosio nel sangue e di altri problemi associati al diabete. "Dal momento che la tau è vulnerabile allo stress ossidativo, questo studio si è chiesto di conseguenza se l'Alzheimer avesse potuto beneficiare della cannella, soprattutto guardando al potenziale dei piccoli composti", ha detto la George.


Anche se questa ricerca mostra un certo potenziale, Graves dice che siamo "ancora lontani dal sapere se questo funzionerà negli esseri umani". I ricercatori consigliano di guardarsi dall'ingerire quantità maggiori di cannella rispetto a quelle utilizzate di solito in cucina.


Se la cannella e i suoi composti terranno fede alla loro promessa, potrebbe essere un passo significativo nella battaglia in corso contro l'Alzheimer. Un importante fattore di rischio per la malattia (l'età) è incontrollabile. Negli Stati Uniti, l'Alzheimer è un problema particolare poichè la popolazione vive più a lungo e la generazione del baby boom diventa anziana, portando ad un forte aumento della prevalenza della malattia. Si tratta di un fenomeno che rischia di travolgere il sistema sanitario degli Stati Uniti. Secondo l'Alzheimer's Association, nel 2013, la malattia costerà alla nazione 203 miliardi di dollari.


"Non sarebbe interessante se la piccola molecola di una spezia potesse aiutare?
" conclude Graves, "forse prevenendola, o rallentandone la progressione". John Lew, professore associato del Dipartimento di Biologia Molecolare, Cellulare e dello Sviluppo, ha partecipato a questo studio, così come nella ricerca precedente che ha dimostrato l'effetto inibitorio dell'estratto di cannella sull'aggregazione della tau.

 

 

 

 

 


Fonte: University of California - Santa Barbara (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimento: Roshni George, John Lew, Donald Graves. Interaction of Cinnamaldehyde and Epicatechin with Tau: Implications of Beneficial Effects in Modulating Alzheimer's Disease Pathogenesis. J. of Alzh. Dis., 2013, DOI

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

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