Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Stabiliti i tempi del percorso dell'Alzheimer

Fissata timeline per la discesa nell'AlzheimerScienziati hanno definito la cronologia più dettagliata ad oggi della discesa lunga e lenta del cervello umano nell'Alzheimer conclamato.

La linea temporale, sviluppata con una ricerca condotta da scienziati della Washington University School of Medicine di St. Louis, appare nell'edizione del 11 luglio di The New England Journal of Medicine.

I risultati rivelano questa drammatica timeline:

  • 25 anni prima della demenza grave, iniziano a cadere i livelli di proteina beta-amiloide nel fluido spinale, suggerendo che l'amiloide sta iniziando ad accumularsi nel cervello.
  • 15 anni prima della demenza grave, la beta-amiloide può essere rilevata nel cervello. Dato che questo non sembra verificarsi nelle persone senza Alzheimer, può essere il primo segno certo della malattia.
  • 15 anni prima della demenza grave, la proteina tau inizia ad accumularsi nel fluido spinale. Molti ricercatori ritengono che la tau sia più importante dell'amiloide nell'Alzheimer.
  • 15 anni prima della demenza grave, il cervello comincia a restringersi.
  • 10 anni prima della demenza grave, il metabolismo cerebrale rallenta.
  • 10 anni prima della demenza grave, la memoria episodica viene alterata. I ricordi episodici sono come istantanee o filmati di esperienze di una persona.
  • 5 anni prima della demenza grave, insorge il deficit cognitivo


Nell'ambito di una collaborazione internazionale di ricerca chiamata Dominantly Inherited Alzheimer's Network (DIAN), gli scienziati della Washington University e altrove, hanno valutato una serie di marcatori pre-sintomatici di Alzheimer in 128 soggetti provenienti da famiglie geneticamente predisposte a sviluppare la malattia. I soggetti dello studio hanno 50 probabilità su cento di ereditare una delle tre mutazioni che certamente provocheranno l'Alzheimer, spesso in età insolitamente giovane. Utilizzando le storie mediche dei genitori dei soggetti per stimare l'età di insorgenza dei sintomi dei partecipanti allo studio, gli scienziati hanno assemblato una timeline dei cambiamenti nel cervello che porta alla perdita di memoria e al declino cognitivo che caratterizza l'Alzheimer.


Il primo di questi cambiamenti, un calo dei livelli di liquido spinale dell'ingrediente chiave delle placche di Alzheimer del cervello, pouò essere rilevato 25 anni prima dell'età prevista di esordio. "Una serie di cambiamenti inizia nel cervello decenni prima che i sintomi dell'Alzheimer siano notati dai pazienti o dalle famiglie, e questa cascata di eventi può fornire un calendario per l'insorgenza sintomatica", dice il primo autore Randall Bateman, MD, professore emerito F. Charles e Joanne Knight di Neurologia alla Washington University School of Medicine di St. Louis. "Quando si saprà di più sulle origini dell'Alzheimer per pianificare trattamenti preventivi, la linea temporale di Alzheimer sarà preziosa per le sperimentazioni di farmaci efficaci". A titolo di esempio, Bateman dice che i nuovi dati mostrano che le placche diventano visibili sulle scansioni cerebrali 15 anni prima che siano evidenti i problemi di memoria.


I ricercatori del DIAN progettano la somministrazione di trattamenti che rimuovano o blocchino la formazione di placche in questa fase iniziale di progressione della malattia e monitorano i soggetti per vedere non solo se le placche possono essere prevenute o ridotte, ma anche se migliorano altri biomarcatori di Alzheimer misurati nello studio. Finanziata in via principale dal National Institutes of Health (NIH), la partnership DIAN si sta occupando della rara forma familiare dell'Alzheimer che può causare la comparsa dei sintomi nelle persone colpite da 30 a 50 anni, decenni prima della forma più comune che insorge in genere dopo i 65 anni.

"Questi risultati interessanti confermano per la prima volta ciò che sospettiamo da tempo, che l'insorgenza della malattia comincia anni prima del primo segnale di declino cognitivo o di perdita di memoria", ha detto Laurie Ryan, PhD, direttore del programma trial clinici al National Institute on Aging, parte del NIH. "E nonostante i partecipanti al DIAN abbiano il rischio della rara forma genetica della malattia, le conoscenze acquisite dallo studio ci faranno capire molto di più sulla forma di Alzheimer ad esordio tardivo [95% dei casi]".


Poiché gli individui con queste forme ereditarie di Alzheimer sono distribuite in tutto il territorio, ce ne sono troppo pochi in un qualsiasi centro singolo per condurre una ricerca estensiva. Ciò ha portato il ricercatore responsabile del DIAN John C. Morris, MD, professore emerito Harvey A. e Dorismae Hacker Friedman di Neurologia alla Washington University, e il suo team, a formare la rete quattro anni fa. "Questi nuovi risultati non potrebbero mai essere stati raggiunti senza il lavoro di squadra e la dedizione dei nostri partner della DIAN nelle istituzioni negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia", afferma Morris, che è anche direttore del Charles F. and Joanne Knight Alzheimer's Disease Research Center della Washington University.

Altri risultati del nuovo studio includono:

  • Elevati livelli di tau (una proteina strutturale nelle cellule cerebrali) nel liquido spinale, appaiono 15 anni prima dei sintomi di Alzheimer.
  • Il restringimento di strutture cerebrali chiave diventa percettibile 15 anni prima dei sintomi.
  • Cali nell'uso del cervello del glucosio zuccherino e menomazioni lievi in un tipo specifico di memoria sono rilevabili 10 anni prima dei sintomi.


I ricercatori hanno anche testato i partecipanti provenienti da famiglie DIAN che non hanno nessuna delle mutazioni ereditarie che causano l'Alzheimer. "I membri della famiglia senza mutazioni di Alzheimer non hanno alcun cambiamento rilevabile nei marcatori che abbiamo testato", dice Bateman. "E' impressionante quanto siano normali i marcatori di Alzheimer nei membri della famiglia senza una mutazione". Bateman conduce lo sviluppo di sperimentazioni cliniche sulla prevenzione ed il trattamento di Alzheimer nei partecipanti DIAN. Lui e i suoi colleghi sperano di lanciare le sperimentazioni entro la fine dell'anno.


I ricercatori DIAN offrono ora un registro esteso alle famiglie con mutazioni ereditarie di Alzheimer. Essi incoraggiano chiunque abbia una storia familiare di Alzheimer di più generazioni, diagnosticato prima dei 55 anni, a visitare il loro sito, dove può registrarsi per il contatto di follow-up da parte dei ricercatori, e determinare se la loro famiglia è ammessa a partecipare agli studi DIAN [ndt: probabilmente vale solo per gli USA].

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Riferimento: Randall J. Bateman, M.D., Chengjie Xiong, Ph.D., Tammie L.S. Benzinger, M.D., Ph.D., Anne M. Fagan, Ph.D., Alison Goate, Ph.D., Nick C. Fox, M.D., Daniel S. Marcus, Ph.D., Nigel J. Cairns, Ph.D., Xianyun Xie, M.S., Tyler M. Blazey, B.S., David M. Holtzman, M.D., Anna Santacruz, B.S., Virginia Buckles, Ph.D., Angela Oliver, R.N., Krista Moulder, Ph.D., Paul S. Aisen, M.D., Bernardino Ghetti, M.D., William E. Klunk, M.D., Eric McDade, M.D., Ralph N. Martins, Ph.D., Colin L. Masters, M.D., Richard Mayeux, M.D., John M. Ringman, M.D., Martin N. Rossor, M.D., Peter R. Schofield, Ph.D., D.Sc., Reisa A. Sperling, M.D., Stephen Salloway, M.D., and John C. Morris, M.D. for the Dominantly Inherited Alzheimer Network. Clinical and Biomarker Changes in Dominantly Inherited Alzheimer's Disease. The New England Journal of Medicine, July 11, 2012.

Pubblicato da Bob DeMarco in Alzheimer's Reading Room il 11 Luglio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)