Gli approfondimenti di uno studio potrebbero essere rilevanti per le malattie cerebrali accelerate come il morbo di Alzheimer.
Fibre nervose assonali (magenta) circondate da cellule cerebrali di supporto (nuclei in blu). In verde l'mRNA OLIG2, che identifica gli oligodendrociti, le cellule cerebrali che formano la guaina mielinica protettiva attorno ai nervi. In rosso NLGN1, una molecola che aiuta questi oligodendrociti a connettersi alle fibre nervose. (Fonte: Vitantonio et al / AgingCell)
Con l’invecchiamento del cervello, le cellule del sistema nervoso centrale hanno disfunzioni metaboliche e un aumento del danno ossidativo. Questi problemi cellulari compromettono la capacità di mantenere la guaina mielinica (la copertura protettiva attorno alle fibre nervose), con il conseguente degrado della sostanza bianca legato all’età.
Le microglia sono le cellule immunitarie primarie del cervello e la loro attivazione è una risposta normale a lesioni o infezioni. In condizioni come l’invecchiamento o l'Alzheimer, le microglia possono attivarsi cronicamente, portando a uno stato infiammatorio dannoso che danneggia i neuroni, ma le ragioni esatte non sono del tutto chiare. Un nuovo studio condotto da ricercatori della Boston University ha scoperto che consumare il 30% in meno del solito di calorie per più di 20 anni può rallentare i segni di invecchiamento nel cervello. Lo studio è stato condotto utilizzando un modello sperimentale strettamente correlato all’uomo.
"Sebbene la restrizione calorica sia un intervento consolidato che può rallentare l'invecchiamento biologico e ridurre le alterazioni metaboliche legate all'età in modelli sperimentali di breve durata, questo studio fornisce prove rare e a lungo termine che la restrizione calorica può anche proteggere dall'invecchiamento cerebrale in specie più complesse", afferma la prima autrice Ana Vitantonio, dottoranda nel dipartimento di farmacologia, fisiologia e biofisica.
Lo studio, pubblicato su Aging Cell, è stato avviato negli anni ’80 in collaborazione con il National Institute on Aging e comprendeva due gruppi di soggetti (scimmie). Uno ha seguito una dieta normale ed equilibrata, mentre l’altro ha consumato circa il 30% in meno di calorie. L’obiettivo principale dello studio originale era determinare se assumere meno calorie potesse prolungare la durata della vita. I soggetti vivevano la loro vita naturale, i loro cervelli sono stati analizzati post mortem.
I ricercatori hanno usato una tecnica nota come 'sequenziamento dell’RNA a nucleo singolo' che ha permesso loro di valutare il profilo molecolare delle singole cellule cerebrali. Hanno confrontato le cellule cerebrali di soggetti che seguivano una dieta normale con quelle della dieta ipocalorica, il che ha permesso loro di vedere come il consumo di meno calorie influenzava l’espressione dei geni e l’attività dei percorsi legati all’invecchiamento nelle cellule cerebrali.
Le cellule cerebrali con poche calorie erano metabolicamente più sane e più funzionali, con una maggiore espressione di geni correlati alla mielina e una maggiore attività nelle principali vie metaboliche (vie glicolitiche e biosintetiche degli acidi grassi) che sono cruciali per la produzione e il mantenimento della mielina. Secondo la ricercatrice, questi risultati supportano il fatto che gli interventi dietetici a lungo termine possono modellare la traiettoria dell’invecchiamento cerebrale a livello cellulare.
"Questo è importante perché queste alterazioni cellulari potrebbero avere implicazioni rilevanti per la cognizione e l'apprendimento. In altre parole, le abitudini alimentari possono influenzare la salute del cervello e assumere meno calorie può rallentare alcuni aspetti dell'invecchiamento cerebrale se implementati a lungo termine", aggiunge la coautrice Tara L. Moore PhD, prof.ssa di anatomia e neurobiologia.
Fonte: Boston University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: AT Vitantonio, [+12], DL Rosene. Calorie Restriction Attenuates Transcriptional Aging Signatures in White Matter Oligodendrocytes and Immune Cells of the Monkey Brain. Aging Cell, 2025, DOI
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