Ricercatori dimostrano che l'arginina via orale riduce l'accumulo di amiloide e la neuroinfiammazione, offrendo un approccio terapeutico sicuro e a basso costo per la malattia.
Infiammazione cerebrale da Oregon State University CC BY-SA 2.0
Il morbo di Alzheimer (MA), una malattia neurodegenerativa progressiva, è una delle principali cause di demenza in tutto il mondo e attualmente non esiste una cura definitiva. Sebbene siano state recentemente sviluppate terapie basate su anticorpi che puntano l’amiloide-β (Aβ), la loro efficacia clinica rimane limitata. Questi trattamenti possono essere costosi e causare effetti collaterali legati al sistema immunitario, evidenziando la necessità di approcci più sicuri, convenienti e ampiamente accessibili che possano rallentare la progressione del MA.
In un nuovo studio, disponibile su Neurochemistry International, i ricercatori dell'Università Kindai (Osaka/Giappone) e le istituzioni che hanno collaborato hanno scoperto che la somministrazione orale di arginina, un amminoacido naturale e chaperone chimico sicuro, sopprime efficacemente l'aggregazione di Aβ e i suoi effetti tossici nei modelli animali di MA. I ricercatori hanno sottolineato che, sebbene l'arginina sia disponibile come integratore alimentare da banco, il dosaggio e il protocollo di somministrazione utilizzati in questo studio sono stati ottimizzati per scopi di ricerca e non corrispondono alle formulazioni disponibili in commercio.
Il gruppo di ricerca comprendeva la dottoranda Kanako Fujii e il professor Yoshitaka Nagai del Dipartimento di Neurologia dell'Università Kindai, e il Professore Associato Toshihide Takeuchi del Life Science Research Institute all'Università Kindai. Con test in vitro, i ricercatori hanno innanzitutto dimostrato che l'arginina può inibire la formazione di aggregati Aβ42 in modo dipendente dalla concentrazione. Basandosi su questi risultati, il team ha valutato l’arginina orale in due modelli di MA consolidati (moscerini della frutta Drosophila, che esprime Aβ42 con la mutazione artica e topi modello mancanti di AppNL-GF, portatori di tre mutazioni familiari di MA. In entrambi i modelli, la somministrazione di arginina ha ridotto significativamente l’accumulo di Aβ e ha alleviato la tossicità indotta da Aβ.
“Il nostro studio dimostra che l’arginina può sopprimere l’aggregazione di Aβ sia in vitro che in vivo”, spiega il prof. Nagai. “Ciò che rende interessante questa scoperta è che l’arginina è già nota per essere clinicamente sicura ed economica, rendendola un candidato altamente promettente come opzione terapeutica per il MA”.
Nei topi modello, l’arginina orale ha ridotto significativamente la deposizione di placche amiloidi e ha abbassato i livelli di Aβ42 insolubile nel cervello. Inoltre, i topi trattati con arginina hanno mostrato prestazioni comportamentali migliorate e una ridotta espressione di geni di citochine pro-infiammatorie associate alla neuroinfiammazione, una delle caratteristiche patologiche chiave del MA. Questi risultati suggeriscono che gli effetti protettivi dell’arginina si estendono oltre l’inibizione dell’aggregazione per includere azioni neuroprotettive e antinfiammatorie più ampie.
"I nostri risultati aprono nuove possibilità per lo sviluppo di strategie basate sull’arginina per le malattie neurodegenerative causate dall’errato ripiegamento e dall’aggregazione delle proteine", osserva il prof. Nagai. "Dato il suo eccellente profilo di sicurezza e il basso costo, l'arginina potrebbe essere rapidamente utilizzata in studi clinici per il MA e potenzialmente per altri disturbi correlati".
Questa ricerca sottolinea il potenziale della riproposizione dei farmaci, ovvero il riutilizzo di composti esistenti e sicuri per altri usi terapeutici, come percorso efficace verso trattamenti accessibili per il MA. Poiché l’arginina è già usata clinicamente in Giappone e ha dimostrato un’elevata sicurezza e permeabilità cerebrale, potrebbe superare diversi ostacoli iniziali incontrati dallo sviluppo convenzionale di farmaci.
I ricercatori sottolineano che sono necessari ulteriori studi preclinici e clinici per determinare se questi effetti terapeutici possono essere replicati negli esseri umani e per stabilire regimi di dosaggio ottimali. Tuttavia, i presenti risultati forniscono una prova convincente del concetto che la semplice integrazione nutrizionale o farmacologica potrebbe mitigare la patologia amiloide e migliorare i risultati neurologici. Questo studio non solo approfondisce la nostra comprensione delle dinamiche di aggregazione dell’Aβ, ma evidenzia anche una strategia facilmente implementabile ed economicamente vantaggiosa che potrebbe in definitiva avvantaggiare la crescente popolazione globale affetta da MA.
Fonte: Kindai University via EurekAlert! (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: K Fujii, [+6], Y Nagai. Oral administration of arginine suppresses Aβ pathology in animal models of Alzheimer's disease. Neurochem Int, 2025, DOI
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