Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio mostra come la barriera emato-encefalica diventa permeabile con l'età

leaky brain blood barrier capillary

Un nuovo studio di ricercatori dell'Università dell'Illinois di Chicago rivela come la barriera emato-encefalica diventa permeabile nell'invecchiamento, contribuendo al deficit di memoria. Lo studio, pubblicato su Cell Reports, ha scoperto i meccanismi molecolari alla base di questo processo e potrebbe fornire nuovi obiettivi terapeutici per affrontare il declino cognitivo prima del processo di invecchiamento.


La barriera emato-encefalica è uno strato di cellule che fodera i vasi sanguigni del cervello, tenendo fuori virus, batteri e tossine e permettendo al contempo l'entrata di nutrienti e sostanze chimiche utili. Una struttura chiave della barriera emato-encefalica è costituita da giunzioni strette che agiscono come ponti tra le cellule, limitando l'ingresso delle molecole. Una proteina chiamata occludina aiuta in questo ruolo essenziale.


"È un processo altamente regolabile che consente ad alcune molecole di passare attraverso e altre di rimanere in circolazione", ha affermato Yulia Komarova, prof.ssa associata nel Dipartimento di Farmacologia e Medicina rigenerativa dell'UIC e autrice senior dello studio. "Fondamentalmente, è un meccanismo che separa il sistema nervoso centrale da tutto il resto".


Ma come molti processi fisiologici, la barriera emato-encefalica inizia a funzionare male mentre invecchiamo, diventa permeabile. Ciò può portare a cambiamenti di memoria già nella mezza età, ha detto la Komarova, ma non è chiaro come ciò accade esattamente. Nelle ricerche precedenti, la Komarova e i suoi colleghi hanno testato ciò che accade se eliminano una proteina chiamata N-caderina dalle cellule che foderano i vasi sanguigni. Ciò ha reso permeabili i vasi sanguigni nei polmoni ... e nel cervello.


Nel nuovo studio, la Komarova ha collaborato con Leon Tai, professore associato di anatomia e biologia cellulare, per vedere se questa perdita ha un effetto sulla memoria. I topi senza N-caderina funzionale potrebbero imparare i compiti come i topi normali, ma dimenticano rapidamente ciò che hanno imparato. Uno sguardo più attento al cervello di questi topi ha mostrato che il problema era collegato a una proteina chiamata occludina, che aiuta a formare giunzioni strette nella barriera emato-encefalica.


Sia il cervello che invecchia che quello giovane privo di N-caderina avevano meno giunzioni con occludina, con il risultato di avere una barriera che perde. Esperimenti molecolari hanno mostrato che quando interagiscono le proteine N-caderina sulle cellule dei vasi sanguigni vicini, innescano un percorso di segnalazione che stabilizza l'occludina, contribuendo a mantenere l'integrità della barriera emato-encefalica.


La Komarova ha collaborato con il dott. Jeffrey Loeb, capo di neurologia e riabilitazione, per esaminare il tessuto cerebrale umano dal NeuroRepository dell'università, raccolto durante gli interventi di epilessia. Confrontando i campioni dei pazienti giovani (tardo adolescenti e 20enni) con quelli dei pazienti di mezza età (da 40 a 60), hanno scoperto che il gruppo più anziano aveva livelli ridotti di N-caderina e occludina, rispecchiando i risultati nei topi.


Lo studio è il primo a esaminare come la segnalazione attivata dall'N-caderina controlla l'organizzazione delle giunzioni strette implicate nella permeabilità della barriera emato-encefalica, ha affermato. Poiché questi deficit iniziano a mostrarsi in mezza età, abbastanza presto nel processo di invecchiamento cognitivo, non è "troppo tardi nel gioco per iniziare il trattamento", ha detto la Komarova, la cui squadra sta ora indagando se delle fasi nel percoso di segnalazione attivato da N-caderina potrebbero essere bersagli terapeutici.


"Questo studio mostra che in realtà potrebbe esserci una finestra terapeutica molto più grande per il trattamento di qualsiasi condizione di declino cognitivo correlato all'età", ha detto.

 

 

 


Fonte: Univeristy of Illinois Chicago (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Q Lee, [+10], YA Komarova. Deficiency in N-cadherin-Akt3 signaling impairs the blood-brain barrier. Cell Reports, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.