Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Disturbi dell'umore in tarda età possono essere segnali di avvertimento della demenza

Le scansioni cerebrali hanno rivelato che depressione o mania possono precedere i sintomi motori o cognitivi in ​​varie malattie neurodegenerative.

Role of depression or mania leading to neurodegenerative diseases by K Takahata NatInstQuantumSciTechUna parte significativa di pazienti con disturbi dell'umore in tarda età erano positivi a tau e amiloide nel cervello, suggerendo che queste condizioni potrebbero essere segnali di avvertimento precoce per patologie neurodegenerative. Fonte: dott. Keisuke Takahata / National Institutes for Quantum Science and Technology

I disturbi dell'umore in tarda età (LLMD, late-life mood disorders), come la depressione e il disturbo bipolare, che appaiono dopo i 40 anni, possono segnalare molto presto una malattia neurodegenerativa. Con scansioni PET avanzate e dati di autopsia, ricercatori giapponesi hanno scoperto che molti pazienti con LLMD presentano un accumulo anormale di proteina tau e di amiloide - marcatori di demenza - anni prima che sorgano i sintomi cognitivi. Le loro scoperte evidenziano le scansioni tau-PET come strumento promettente per rilevare patologie cerebrali sottostanti, aprendo la strada alla diagnosi precoce di demenza.


La depressione e il disturbo bipolare ad esordio tardivo possono rappresentare più che semplici condizioni di salute mentale. Prove crescenti suggeriscono che questi LLMD potrebbero non essere semplicemente fattori di rischio, ma piuttosto segnali precoci di allarme di malattie neurodegenerative come la demenza, anche quando appaiono anni prima che perdita di memoria o altri sintomi cognitivi diventino evidenti.


Sfortunatamente, gli scienziati hanno avuto difficoltà a comprendere la connessione tra LLMD e sviluppo di demenza a livello biologico. Mentre ricerche precedenti suggerivano connessioni tra disturbi specifici come la depressione in tarda età e morbo di Alzheimer, i meccanismi neurologici specifici coinvolti sono rimasti per lo più poco chiari. Questa carenza di conoscenza è particolarmente pronunciata per il disturbo bipolare di tarda età, che raramente è stato studiato in relazione alla demenza. Inoltre, i limiti nella tecnologia delle scansioni cerebrali hanno impedito ai ricercatori di rilevare tutti i diversi tipi di proteine ​​anormali che potrebbero essere alla base di queste condizioni.


In questo scenario, un gruppo di ricerca guidato dai dott. Shin Kurose e Keisuke Takahata dei National Institutes for Quantum Science and Technology (QST) di Chiba (Giappone), ha condotto un'indagine completa sui cambiamenti cerebrali associati agli LLMD. Il loro studio, pubblicato su Alzheimer's & Dementia, ha esplorato la presenza della proteina tau anormale, un segno distintivo di diverse malattie neurodegenerative, nel cervello delle persone con depressione e disturbo bipolare in tarda età. Allo studio hanno collaborato il dott. Makoto Higuchi, anch'esso del QST, e il dott. Masaki Takao del National Center of Neurology and Psychiatry.


I ricercatori hanno usato tecniche avanzate di scansione cerebrale per esaminare 52 partecipanti con LLMD e 47 controlli sani. Hanno impiegato una scansione di tomografia a emissione di positroni (PET) con 2 diversi traccianti, che possono rilevare varie forme di tau e amiloide-beta, proteine ​​chiave associate al MA e ad altre malattie neurodegenerative. Per convalidare i risultati, hanno anche analizzato campioni di tessuto cerebrale di 208 casi di autopsia, esaminando la relazione tra i sintomi dell'umore in tarda età e il successivo sviluppo di malattie neurodegenerative.


I risultati sono stati sorprendenti: circa il 50% dei partecipanti con LLMD ha mostrato l'accumulo di tau nel cervello, rispetto a solo circa il 15% dei controlli sani. Allo stesso modo, quasi il 29% dei partecipanti con LLMD aveva depositi amiloidi rilevabili rispetto al solo 2% dei controlli. I risultati dell'autopsia hanno ulteriormente supportato questi risultati, mostrando una prevalenza significativamente più elevata di diverse patologie legate alla proteina tau negli individui che avevano sperimentato mania o depressione in tarda età.


"Poiché la maggior parte dei partecipanti con LLMD nel nostro studio non aveva declino cognitivo, neppure lieve, questi risultati supportano l'evidenza che le malattie neurodegenerative, come il MA e le patologie legate alla tau non-MA, possono inizialmente manifestarsi come sintomi psichiatrici"
, evidenzia il dott. Kurose.


Un'altra scoperta degna di nota è stata che molti partecipanti hanno mostrato accumulo di tau nelle regioni frontali del cervello, che sono cruciali per la regolazione emotiva e la funzione cognitiva. Lo studio ha anche rivelato che queste proteine ​​anormali potevano essere rilevate anni prima che apparissero i tradizionali sintomi cognitivi della demenza. Come rivelato dai casi di autopsia, i sintomi dell'umore hanno preceduto i sintomi cognitivi o motori di 7,3 anni in media.


"Nel complesso, le nostre scoperte suggeriscono con forza che le scansioni tau-PET possono rilevare diverse patologie tau che sono alla base della demenza nei pazienti con LLMD", ha concluso il dott. Takahata.


Le informazioni svelate da questo studio hanno importanti implicazioni per la pratica clinica, poiché alcuni casi di depressione e di disturbo bipolare in tarda età potrebbero probabilmente trarre benefici da una valutazione per le malattie neurodegenerative sottostanti. L'identificazione tempestiva di queste condizioni consentirebbe un intervento precoce con trattamenti modificanti la malattia.


Inoltre, i ricercatori evidenziano il valore delle molecole di tracciante usate nelle loro scansioni PET come biomarcatori efficaci per rilevare queste diverse patologie correlate alla tau nei pazienti viventi. Con un po' di fortuna, questi sforzi aiuteranno a consolidare la nostra comprensione di come si manifestano all'inizio le malattie neurodegenerative, portando a una diagnosi precedente ed esiti potenzialmente migliori.

 

 

 


Fonte: National Institutes for Quantum Science and Technology (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: S Kurose, [+28], K Takahata. Diverse tau pathologies in late-life mood disorders revealed by PET and autopsy assays. Alz&Dem, 2025, DOI
Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.