Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Guardare le stelle nel cervello: cellule 'simili a stelle' mostrano schemi unici di attività

Il modo in cui sperimentiamo il mondo dipende da interazioni complesse e intricate tra i neuroni nel cervello. Ora, uno studio, pubblicato il 9 febbraio 2022 su Science Advances, suggerisce che gli astrociti, cellule non neuronali a forma di stella nel cervello, potrebbero anche avere un ruolo importante nell'elaborazione delle informazioni e forse anche nella memoria.


Usando tecniche avanzate di scansione e analisi, ricercatori dell'Okinawa Institute of Science and Technology Graduate University (OIST) hanno registrato una segnalazione all'interno di singoli astrociti a un livello di dettaglio e a una velocità finora mai visti, nel cervello di topi svegli.


I loro risultati, compresi i segnali ultra-veloci alla pari di quelli visti nei neuroni e nei modelli di attività di segnalazione che corrispondono a comportamenti diversi, suggeriscono che gli astrociti possono avere un ruolo cruciale in molte funzioni del nostro cervello, inclusi i modi in cui pensiamo, ci muoviamo e impariamo.


"Se queste implicazioni sono vere, trasformano fondamentalmente il modo in cui pensiamo alla neuroscienza, e il modo in cui funziona il cervello"
, ha detto il primo autore dott. Leonidas Georgiou, ex dottorando nell'unità di scansione ottica dell'OIST.


Quando pensiamo al nostro cervello, in genere immaginiamo un groviglio disordinato di neuroni allungati e filiformi che inviano segnali elettrici l'uno all'altro attraverso le diverse regioni del cervello. Ma i neuroni costituiscono solo la metà delle cellule nel nostro cervello. Stipati nello spazio rimanente tra il miscuglio di neuroni, ci sono molti altri tipi di cellule cerebrali, compresi gli astrociti.


"Rispetto ai neuroni, gli astrociti hanno ricevuto pochissima attenzione. Si pensava che fossero solo cellule aiutanti, che forniscono nutrienti ai neuroni e ne rimuovono i rifiuti", ha detto il prof. Bernd Kuhn, autore senior e capo dell'unità di neuroscansione ottica.


Ma negli ultimi anni sono state acquisite sempre più evidenze che gli astrociti possono ascoltare i messaggi chimici inviati tra i neuroni alle sinapsi e possono rispondere con segnali propri, fornendo uno strato extra di complessità al modo in cui il nostro cervello riceve e risponde alle informazioni. Però i segnali rilevati in precedenza negli astrociti erano circa dieci volte più lenti dei segnali visti nei neuroni, e quindi gli scienziati avevano ritenuto che quelle cellule fossero troppo lente per elaborare le informazioni.


Ora, sviluppando un nuovo gruppo di strumenti che ha consentito di studiare l'attività degli astrociti nei topi svegli con dettagli senza precedenti, i ricercatori dell'OIST hanno dimostrato per la prima volta che gli astrociti generano segnali in vivo che sono veloci come quelli dei neuroni, durando meno di 300 millisecondi .


I loro strumenti si sono basati su una nuova scoperta: un virus usato regolarmente per la terapia genica che può 'saltare' dai neuroni agli astrociti collegati. Gli scienziati hanno usato un virus adeno-associato che conteneva un gene che rende fluorescenti le cellule infettate. La fluorescenza aumenta di intensità in presenza di calcio, un indicatore importante di attività di segnalazione all'interno delle cellule viventi.


Dopo l'etichettatura, il team di ricerca ha potuto usare un potente microscopio costruito in casa per individuare e visualizzare un singolo astrocita, su più giorni, fino a un'ora alla volta, mentre il topo era sveglio e si muoveva. Gli scienziati hanno quindi impiegato un programma avanzato per computer per analizzare le immagini registrate, consentendo loro di rilevare i lampi ultra-veloci mai visti prima dei segnali di calcio e valutare i modelli di segnale in modo imparziale.


Hanno scoperto che la stimolazione sensoriale, come solleticare i baffi, ha portato a pochissime segnalazioni di calcio, mentre alcuni comportamenti, come correre o camminare, hanno portato ad alti livelli di attività. Gli scienziati hanno anche capito che c'erano alcune aree nell'astrocita (aree attive), dove i livelli di attività erano più alti.

"Queste mappe di aree attive sono come impronte digitali di un comportamento specifico, sono stabili nel tempo, rimangono uguali per giorni e sono uniche per ogni astrocita", ha detto il dottor Georgiou.


Ancora più sorprendentemente, la squadra ha notato che diversi comportamenti corrispondevano a modelli univoci di aree attive.

"Quando il topo riposa, vedi uno schema. E poi quando corre, vedi un modello diverso", ha detto il prof. Kuhn.


Un'ipotesi suggerita dal Prof. Kuhn è che queste mappe di aree attive potrebbero rappresentare engrammi di memoria, uno schema che rappresenta un comportamento specifico o una memoria. Diverse reti di neuroni sono attive durante comportamenti specifici o durante l'apprendimento e il richiamo delle informazioni, potendo anche cambiare l'attività degli astrociti vicini. Gli engrammi di memoria sono ancora teorici e altamente controversi, ha riconosciuto.

"Non sappiamo ancora come sono conservati i ricordi in un cervello, ma è incredibile pensare che possa coinvolgere gli astrociti", ha detto. "È probabile che sia troppo bello per essere vero, ma è un'ipotesi emozionante a cui dare seguito".


In futuro, il team di ricerca prevede di studiare un numero maggiore di astrociti, per vedere come i farmaci o l'insegnamento di nuovi comportamenti influenzano il modello di attività dei topi. Il prof. Kuhn ha concluso:

"In qualche modo, queste mappe di attività dei segnali di calcio rappresentano comportamenti diversi, ma non abbiamo idea del perché o di come. Sarà molto entusiasmante portare avanti ulteriormente questa ricerca".

 

 


Fonte: Georgiou et al., Sci. Adv. 8, eabe5371 (2022), licensed under CC BY (link).

 

 


Fonte: Dani Ellenby in Okinawa Institute of Science and Technology Graduate University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Leonidas Georgiou, Anaí Echeverría, Achilleas Georgiou, Bernd Kuhn. Ca+ activity maps of astrocytes tagged by axoastrocytic AAV transfer. Science Advances, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.