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Usa il cervello o lo perdi: relazione tra stimolazione cognitiva e riserva cognitiva.

In questa serie di articoli, abbiamo discusso dei cambiamenti dello stile di vita che possono avere effetti indiretti e sostenuti sulla nostra capacità di allontanare il declino cognitivo correlato all'età. Nell'ultimo post della serie, ci concentreremo su come impegnarci costantemente in attività cognitivamente stimolanti in modo da migliorare le prestazioni e contribuire a preservare la cognizione.


Mentre invecchiamo, sperimentiamo cambiamenti neurali sotto forma di atrofia del cervello e, in molti casi, di patologia di Alzheimer. Tuttavia, non tutti rispondono a questi cambiamenti allo stesso modo. Alcune persone tollerano grandi quantità di patologia meglio di altre. Si suggerisce che le persone che sono più resistenti a questi cambiamenti cerebrali abbiano una maggiore riserva cognitiva, o risorse di riserva, che consentono loro di mantenere relativamente conservata la funzione cognitiva (Stern, 2012).


La riserva cognitiva è costruita sull'intera vita di una persona. Gli individui con maggiore risultati educativi o professionali hanno spesso una maggiore riserva cognitiva. Tuttavia, la ricerca mostra anche che le persone che si impegnano regolarmente in attività cognitivamente impegnative per il tempo libero possono avere una maggiore riserva cognitiva.


L'idea che i giochi di parole o i problemi di matematica possano aiutare a ritardare la demenza è incredibilmente allettante, ma i ricercatori stanno ancora cercando di comprendere i limiti con cui questi programmi di 'allenamento cognitivo' o 'brain training' portano a benefici misurabili (Lenze & Bowie, 2018).


Ad esempio, l'allenamento su una particolare attività (es. i giochi di parole) può essere utile solo se è fatto per un certo numero di minuti al giorno, se è supportato da un terapeuta, o se viene avviato prima che sia presente un declino cognitivo significativo. I ricercatori avvertono anche che i cambiamenti associati a determinati programmi di stimolazione cognitiva potrebbero non essere così diffusi o pertinenti alla vita quotidiana come dice la pubblicità. Sottolineano che altre attività relative alla salute, come l'esercizio, possono costituire un uso più favorevole del nostro tempo.


In una recente revisione di studi, i ricercatori hanno scoperto che gli interventi che usano attività cognitive o giochi per migliorare la cognizione possono migliorare in modo affidabile l'attività allenata. In altre parole, praticando ripetutamente un particolare compito porta a migliorare le prestazioni su quel compito. Tuttavia, questa stessa revisione non ha trovato prove convincenti che questo allenamento specifico possa portare a una maggiore prestazione cognitiva a livello più globale, un fenomeno noto come transfer (Simons et al., 2016).


Il concetto di transfer è importante quando si valutano i benefici della formazione cognitiva, in quanto descrive la misura in cui un particolare gioco cognitivo ci aiuta nella nostra vita quotidiana. Anche se vogliamo sempre migliorare il nostro punteggio su un gioco, è spesso molto più importante essere in grado di imparare come usare una nuova applicazione del cellulare o ricordare il nome della persona che abbiamo appena incontrato.


Inoltre, ci sono poche prove che questi programmi di formazione cognitiva diano più vantaggi alla riserva cognitiva a lungo termine rispetto alle attività del 'mondo reale' cognitivamente stimolanti, come l'apprendimento di una nuova lingua o hobby. Gli esperti sottolineano l'importanza di mantenere attiva la nostra mente, ma raccomandano anche di scegliere attività cognitivamente impegnative che ci divertono.


Molti college e università danno ai membri della comunità l'opportunità di iscriversi a corsi di arricchimento che possono fornire questa stimolazione continua e, in alcuni casi, gli anziani possono seguire questi corsi a costo basso o gratuitamente. Alcune università forniscono anche 'campi di addestramento in programmazione' specificamente rivolti agli anziani della comunità.


Negli ultimi mesi, abbiamo esplorato i modi in cui possiamo rallentare e, in alcuni casi, invertire il declino cognitivo correlato all'età. Anche se non c'è nessun 'proiettile magico' che può impedire interamente questi cambiamenti, la ricerca suggerisce che tutte le persone possono trarre benefici da una combinazione di esercizio moderato, sonno adeguato, impegno sociale significativo e stimolazione cognitiva costante.


Allo stesso modo in cui un corridore può migliorare il ritmo con una combinazione di corsa, allenamento misto, buona alimentazione e sonno adeguato, anche il condizionamento riuscito del cervello si basa su un approccio multidimensionale.

 

 

 


Fonte: Ryan Daley (dottorando in psicologia), Jaclyn Ford PhD (assistente prof.ssa di psicologia), Elizabeth Kensinger PhD (prof.ssa di psicologia), Boston College

Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  • Lenze et al. Cognitive training for older adults: What works? Journal of the American Geriatrics Society, 2018, DOI
  • Simons et al. Do “Brain-Training” Programs Work? Psychological Science in the Public Interest, 2016, DOI
  • Stern Y. Cognitive reserve in ageing and Alzheimer's disease. The Lancet. Neurology, 2012, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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