Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Intervista a Michael Halewood: la diagnosi di Alzheimer fa perdere l'anima?

Che cosa è l'Alzheimer?

Non appena si comincia a cercare di definire il Morbo di Alzheimer, si incontrano problemi. Se viene classificato come una forma di "demenza", allora l'eredità di questa parola inizia a mordere. La parola "demenza" deriva da due termini latini, "mens" e "de", che significa rispettivamente "mente" e "lontano da". In questo senso, avere la demenza implica perdere la propria mente.

Per quanto riguarda la malattia di Alzheimer, in particolare, non esiste una diagnosi definitiva fino alla morte. Una persona può ricevere una diagnosi "possibile" o "probabile" in vita, ma è solo durante un'autopsia post-mortem che si può confermare la formazione di proteine ​​tossiche (depositi di amiloidi). Queste formano placche che danneggiano o uccidono le cellule circostanti nel cervello e sono considerate il ​​segno distintivo della malattia.

 

Quali ipotesi sottendono queste visioni di buon senso e biomediche dell'Alzheimer?

Mi sembra che ci siano due ipotesi principali. Dall'esperienza familiare (mio padre ha avuto la "diagnosi" di Alzheimer nel 2010), sembra che ci sia una riluttanza, inizialmente, ad affermare che qualcuno ha l'Alzheimer. Questo perché una tale diagnosi segna uno spartiacque.

Come con altre forme di "demenza", si immagina che la persona coinvolta sia su un percorso senza remore di disintegrazione. Non potrà migliorare, solo peggiorare. Il suo cervello si sta deteriorando inesorabilmente, così come le sue capacità cognitive e la sua mente.

Al contrario, sebbene una diagnosi di cancro possa essere angosciante, al giorno d'oggi siamo incoraggiati a "Guardare in Faccia il Cancro"; a impegnarci in una battaglia che potrebbe essere vinta.

Sembra che non ci sia speranza di questo tipo con l'Alzheimer. La persona diagnosticata è "persa per noi" e la situazione non farà che peggiorare. Di conseguenza, le opinioni "di buon senso" e "biomediche" si rafforzano reciprocamente.

 

Come possono aiutarci Whitehead e Stengers a ripensare linguaggio e identità?

Dopo la diagnosi di mio padre, ho letto parte della letteratura sull'Alzheimer, sia scientifica che quella che offre sostegno alle famiglie. In tutti questi documenti, c'era una insistenza calma su questa nozione di "perdita" del nucleo della persona.

Ho cominciato a pensare a cosa o chi si supponesse fosse esattamente "perso" nei casi di Alzheimer. Le due sole opzioni che sembravano aperte erano la comprensione di "buon senso" o "biomedica" della malattia. Tuttavia, queste sembravano essere due facce della stessa medaglia e, forse cosa più importante, non si è mai chiarito cosa si stava perdendo.

Ad esempio, le difficoltà con il linguaggio sono spesso considerate come sintomi del morbo: dimenticare le parole, i problemi con la costruzione di frasi, la ripetizione. Il linguaggio diventa un marcatore della perdita della funzione cerebrale. Questa è una risposta piuttosto "non sociologica", poiché il linguaggio (l'elemento sociale) è ridotto all'esito diretto del biologico.

Al tempo stesso, ignorare l'aspetto "medico" e cercare di sviluppare un'analisi "puramente sociologica" e insistere sul fatto che il sé, il soggetto e l'identità, inclusi quelli diagnosticati di Alzheimer, provengono solo dalle interrelazioni di gruppi e individui, non aiuta ad arrivare al cuore della questione.

I sociologi sono abituati a vedere l'identità, il sé, o la soggettività come qualcosa che è costruito, che è separato dal biologico. Tuttavia, quando si pensa all'Alzheimer, tali argomenti non sembrano in grado di spiegare in pieno cosa sta succedendo. Eppure, rinunciare e accettare semplicemente la visione biomedica, piuttosto scoraggiante, non sembrava utile.

Di conseguenza, nel mio articolo, ho cercato di usare il lavoro di Whitehead e Stengers per affrontare la questione in un modo diverso, uno che accettava gli elementi sociali e biomedici, ma non era costretto da essi.

Una delle mosse principali è stata la decisione di usare il termine "anima" come marcatore del nucleo di una persona, di quello che si sta perdendo. Non esiste alcun elemento religioso o teologico in ciò. Piuttosto, era inteso come segnaposto di ciò che è in gioco in questa questione.

In tutto il suo lavoro, Whitehead usa il termine "anima" non per riferirsi a qualche entità duratura (o immortale) dentro di noi, ma come qualcosa che segna il godimento di possibilità che caratterizzano un elemento importante della vita umana. La Stengers si basa su questa nozione esaminando il ruolo del linguaggio per esprimere tale godimento delle possibilità.

Il vantaggio dei loro approcci, come lo vedo io, è che sono in grado di mantenere una nozione di "nucleo" di una persona, inclusi quelli con diagnosi di Alzheimer, che non si basa né su interrelazioni puramente sociali o su una persona fisica stabile. Però mantiene gli aspetti di entrambi.

Spero che la lettura di Whitehead e Stengers, che offro, possano permettere lo sviluppo di un approccio implicante che coloro che hanno la diagnosi di Alzheimer non sono persi, diversi o altri a "noi".

 

Questo ha implicazioni su come pensiamo a malattie diverse dall'Alzheimer?

Come mi ha chiarito il lavoro di Michael Schillmeier, il modo in cui pensiamo all'Alzheimer, alla demenza e forse ad altre malattie come l'Huntington, dicono molto su di noi e sulla nostra società. Ad esempio, quando si fa ricerca sull'Alzheimer, ciò che stiamo cercando è un aspetto dell'eventuale esperienza umana, uno tra i molti.

Tuttavia, c'è la tendenza a vedere coloro che hanno la diagnosi di Alzheimer come "diversi a noi", come altri, come persi per noi. C'è un collegamento qui ai trattamenti teorici e pratici della follia durante la storia, come analizzato da Foucault. Una mente sana o una ragione sana sono collegati ad un individuo presumibilmente sano. Tale visione è stabilita e supportata differenziando tali individui da coloro che non sono tanto "sani".

Mi sembra che ci sia qualcosa di simile in corso nelle discussioni sull'Alzheimer. C'è la necessità di sviluppare modi di pensare e di agire che possano incorporare l'ampia gamma di esperienze umane senza escluderne alcune o di designarle come "perdute a noi".

 

 

 


Fonte: Michael Halewood, docente di Sociologia dell'Università dell'Essex, autore di «Do Those Diagnosed With Alzheimer's Disease Lose Their Souls? Whitehead and Stengers on Persons, Propositions and the Soul» (Quelli con diagnosi di Alzheimer perdono la loro anima? Whitehead e Stengers sulle persone, le proposizioni e l'anima).

Pubblicato su The Social Review (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.