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Solitudine è uno dei rischi maggiori per la salute degli anziani

La sensazione di estrema solitudine può aumentare del 14 per cento la probabilità di una persona anziana di morire prematuramente, secondo una ricerca dello psicologo John Cacioppo.


Il lavoro di Cacioppo e dei suoi colleghi dimostra che l'impatto della solitudine sulla morte prematura è forte quasi come l'impatto di una condizione socio-economica svantaggiata, che secondo i risultati dei loro studi può aumentare la probabilità di morte precoce del 19 per cento.


Una meta-analisi del 2010 aveva dimostrato che la solitudine ha un l'impatto doppio sulla morte precoce rispetto all'obesità, ha detto Cacioppo, «Tiffany & Margaret Blake Distinguished Service Professor» di Psicologia, durante un seminario sulla «Scienza dell'Invecchiamento Resiliente» il 16 febbraio alla riunione annuale dell'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza a Chicago.


I ricercatori hanno esaminato le differenze drammatiche nel tasso di declino della salute fisica e mentale nell'invecchiamento. Cacioppo ed i suoi colleghi hanno esaminato il ruolo delle relazioni soddisfacenti sulle persone anziane nello sviluppare la loro resilienza, la capacità di riprendersi dopo le avversità e crescere dagli stress della vita.


Le conseguenze per la salute sono drammatiche, perchè sentirsi isolati dagli altri può disturbare il sonno, alzare la pressione sanguigna, aumentare i rialzi mattutini del cortisolo (l'ormone dello stress), alterare l'espressione genica nelle cellule del sistema immunitario, aumentare la depressione e abbassare il benessere soggettivo generale, ha detto Cacioppo nella sua relazione.


Cacioppo, uno dei maggiori esperti nazionali sulla solitudine, ha detto che gli anziani possono evitare le conseguenze della solitudine rimanendo in contatto con gli ex colleghi di lavoro, prendendo parte alle attività tradizionali familiari e condividendo bei momenti con la famiglia e gli amici, tutti elementi che danno agli anziani la possibilità di connettersi con gli altri di cui si curano e che si prendono cura di loro. "Andare in pensione in Florida per vivere in un clima più caldo tra estranei non è necessariamente una buona idea se questo significa disconnettersi dalle persone che significano di più per noi", ha detto Cacioppo.


I cambiamenti nella popolazione rendono sempre più importante capire il ruolo della solitudine e della salute, ha spiegato. "Stiamo vivendo demograficamente uno tsunami d'argento. I baby-boomer stanno raggiungendo l'età pensionabile. Tra il 2011 e il 2030, ogni giorno una media di 10.000 persone compirà 65 anni", ha detto. "Dobbiamo pensare a proteggerci dalla depressione, dal benessere soggettivo basso e dalla mortalità precoce".


Anche se alcune persone sono felici di essere sole, la maggior parte delle persone traggono profitto da situazioni sociali in cui essi forniscono supporto reciproco e sviluppano rapporti forti. L'evoluzione ha incoraggiato le persone a lavorare insieme per sopravvivere e di conseguenza la maggior parte delle persone godono della compagnia, e non ad essere soli.


Una ricerca di Cacioppo e dei suoi colleghi ha individuato tre dimensioni fondamentali per relazioni sane:

  1. la concatenazione intima, che viene dall'avere qualcuno nella vita che riafferma chi siamo;
  2. la concatenazione relazionale, che viene dall'avere contatti faccia a faccia che sono reciprocamente gratificanti;
  3. la concatenazione collettiva, che deriva dal sentire che si è parte di un gruppo o un collettivo oltre l'esistenza individuale.


Non è la solitudine o l'isolamento fisico in sé, ma piuttosto il senso personale di isolamento che l'opera di Cacioppo dimostra essere così profondamente dirompente. Le persone anziane che vivono da sole non sono necessariamente sole se rimangono socialmente impegnate e godono della compagnia di coloro che le circondano. Alcuni aspetti dell'invecchiamento, come la cecità e la perdita dell'udito, tuttavia, danno alle persone un rischio particolare di diventare isolate e solitarie, ha detto.

 

 

 

 

 


Fonte: William Harms in University of Chicago  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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