Entro il 2050 si prevede che ci saranno 135 milioni di persone con una diagnosi di demenza in tutto il mondo.
Attualmente ci sono farmaci che possono aiutare a mascherare i sintomi (che comprendono disturbi della memoria, della comunicazione e del linguaggio, l'attenzione, il ragionamento, il giudizio e la percezione visiva), ma non impediscono o prevengono l'insorgenza della demenza.
Ma dei ricercatori dicono che gli esperimenti con un nuovo farmaco, il solanezumab, si dimostrano promettenti per la sua capacità di ritardare l'insorgenza della malattia.
Parlando prima dell'inizio di un vertice dedicato alla demenza, il dottor Eric Karran, direttore della ricerca di Alzheimer's Research UK, ha detto che gli esperimenti potrebbero indicare una innovazione potenziale.
Finora il nuovo farmaco si è dimostrato utile nei pazienti con demenza lieve, e può essere ancora più efficace se dato preventivamente a quelli a rischio, molto prima della comparsa dei sintomi. I ricercatori dicono che le scansioni cerebrali rilevano cambiamenti nel cervello dei pazienti con demenza almeno un decennio prima dell'arrivo dei sintomi.
Se più esperimenti si tradurranno in successi, le persone con una storia familiare di demenza potranno ricevere iniezioni mensili del farmaco, una decina di anni prima dell'apparizione di qualsiasi segno della malattia, come avviene con le statine, prescritte ai soggetti a rischio di infarti e ictus.
"Questo è esattamente il percorso degli agenti che abbassano la pressione del sangue: le persone li assumono prima di avere un ictus", ha detto Karran. "E' il percorso preso con le statine che si è dimostrato per primo efficace contro la malattia e quindi si comincia prima. Questo deve essere il percorso da intraprendere. Ci sono molti dati genetici umani buoni che dimostrano che se si potesse attaccare questa amiloide molto presto, anche solo modestamente, si potrebbe ritardare l'insorgenza di tale malattia in modo davvero molto significativo".
Karran ha detto che il potenziale del farmaco, così come di altri due trattamenti ora in sperimentazione, lo lascia con la speranza che potrebbe arrivare presto una svolta, nonostante anni di frustrazioni nel campo della ricerca sulla demenza. "Ho la speranza piena che avremo una svolta entro cinque anni", ha detto.
Pubblicato da Melissa Breyer in Bellingham Herald (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |