Momenti senior [momentanee mancanze di memoria degli anziani]? Dimentichiamoli. Ora è la confusione della mezza età di cui ci dobbiamo preoccupare. Scienziati hanno recentemente dichiarato che la nostra capacità di ricordare le cose di uso quotidiano come i nomi e i numeri inizia ad declinare alla tenera età di 45 anni.
Ma prima di rassegnarti a passare la seconda metà della tua vita come una scatola vuota, ci sono anche notizie scientifiche positive. Poichè la memoria è una cosa strana e complessa, come chiarisce questa guida per la mente ...
Prima le cattive notizie ...
Lo studio di oltre 7.000 funzionari di Whitehall ha rivelato come il nostro potere di ricordare inizia a scemare prima di quanto si pensasse in precedenza. Lo studio di dieci anni pubblicato online sul British Medical Journal ha rivelato che uomini e donne hanno subito la stessa perdita del 3,6 per cento del potere della memoria nell'età compresa tra i 45 e 49 anni.
I timori per la perdita di memoria correlata all'età non sono affatto nuovi. Platone scrisse che quando un uomo invecchia, egli "non può imparare molto di più di quanto può fare". Ma l'evidenza dei problemi a metà della vita è preoccupante perché questi potrebbero essere i primi segni di una condizione chiamata disturbo cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment -MCI). Si tratta di una perdita accelerata di potere mnemonico che, in circa la metà dei casi, risulta essere il primo segno precoce dell'Alzheimer. Gli scienziati ritengono che l'Alzheimer può cominciare nel cervello due o tre decenni prima che appaiano i sintomi più gravi.
Indipendentemente dal rischio di Alzheimer, però, tutti sembrano subire una perdita di capacità mentale da un'età relativamente giovane. Gli studi dimostrano che la velocità di elaborazione nel nostro cervello rallenta da 20 anni in poi. "Verso la metà della vita, la maggior parte del nostro cervello mostra alcuni sfilacciamenti sui bordi", spiega Barbara Strauch, autrice di The Secret Life Of The Grown-Up Brain (La vita segreta del cervello maturo). "I nomi delle persone sono spesso il primo bordo a sfilacciarsi", aggiunge. "Ma i nomi non sono tecnicamente persi. Per la maggior parte, è un problema di recupero del ricordo, non di immagazzinamento".
Questa difficoltà non è causata da una semplice perdita di cellule cerebrali. Gli scienziati pensavano un tempo che perdevamo il 30 per cento delle nostre cellule cerebrali con l'invecchiamento. Ma recenti studi dimostrano che la perdita è molto minore. Invece, l'avanzare degli anni può portare un calo dei livelli di messaggeri chimici nel nostro cervello chiamati neurotrasmettitori. Di conseguenza, la forza della memoria può scendere, e possiamo anche trovarci più facilmente distratti. La ricerca dimostra che molto di ciò che impariamo non manca, ma è semplicemente nel posto sbagliato. Di qui quel senso di frustrazione ("è da qualche parte") quando nomi, fatti e cifre ci sfuggono.
E' frustrante anche trovarci in grado di costruire nella memoria immagini vive di eventi che si sono verificati decine di anni fa, ma incapaci di ricordare quello che abbiamo mangiato a colazione. Questo perché il cervello crea tipi molto diversi di memorie - e, in mezza età alcuni dei nostri sistemi di memoria possono diventare più deboli di altri.
Quindi come funziona la memoria?
Ci sono diversi sistemi di memoria al lavoro nel cervello. Un sistema di memoria entra in funzione se si tenta di ricordare il nome di un luogo o un numero di telefono. Ricordare le cose che possono essere espresse in un linguaggio si chiama memoria "esplicita". Un altro sistema di memoria comprende cose di cui potreste non essere consapevoli, ad esempio come andare in bicicletta. Quella si chiama memoria "implicita". C'è anche la memoria a breve termine o di "lavoro" e la memoria a lungo termine. La memoria a breve termine fa ricordare un numero di telefono per cinque minuti, quella a lungo termine ne comporta il ricordo tra un anno.
Tali differenze nei tipi di memoria sono fin troppo familiari a Joshua Foer, uno scrittore americano e campione internazionale di memoria che ha affinato le sua memoria immediata a breve termine così bene che riesce a ricordare i dettagli, come l'ordine di un mazzo di carte nuovo mescolato. Ma ammette che i ricordi che richiedono un po' più di longevità sono più problematici: solo un paio di notti dopo aver vinto il Campionato Annuale USA di Memoria nel 2006, ha dimenticato che lui aveva guidato la sua auto in città per cenare. Ha preso invece un treno per tornare a casa.
I ricordi a breve e a lungo termine sono memorizzati in diverse parti del cervello. Una struttura del cervello chiamata ippocampo è fondamentale per la memoria a breve termine.· Questa zona sviluppa normalmente nuove cellule cerebrali per tutta la vita, ed è responsabile dell'elaborazione delle informazioni e del successivo recupero. E' una delle principali aree danneggiate dall'Alzheimer, che è il motivo per cui la memoria a breve termine è una delle prime vittime della malattia.
La memoria a lungo termine coinvolge molte parti diverse in tutto il cervello, chiamate "cortecce di associazione". La teoria corrente della memoria è che l'ippocampo forma i ricordi a breve termine e poi li invia per la conservazione a lungo termine in vari armadi - le cortecce di associazione. Ma noi non sappiamo ancora come lo fa il cervello. In effetti, agli scienziati restano dubbi su molti dettagli di come i ricordi vengono memorizzati e formati. Il mistero circonda anche la questione di come possiamo ricordare nella giusta sequenza gli eventi accaduti. Recenti studi hanno dimostrato, tuttavia, che una zona del cervello chiamata lobo temporale mediale è cruciale per ricordare gli eventi correttamente: le persone che hanno subito danni in questa zona a causa di ictus hanno difficoltà a ricordare le trame di film o anche gli aneddoti personali nel giusto ordine.
Momenti Senior o qualcosa di peggio?
Con le perdite di memoria normali legate all'età è di solito il ricordo a breve termine ad essere più colpito. Con moderazione, questo è abbastanza salutare. E' anche naturale preoccuparsi che tale dimenticanza in mezza età sia un precursore di qualcosa di più sinistro, come la demenza. Il test "aha!" può indicare se si dovrebbe essere preoccupati. Se si dimentica una parola temporaneamente, ma si sente che è sulla punta della lingua, e, infine, la si ricorda con un senso di "Aha! Eccolo', allora la reazione è sana. Questo tende ad non accadere in condizioni come l'Alzheimer, dove la gente perde il senso di riconoscimento che un ricordo è quello giusto.
Non è solo l'età che rovina la memoria
Invecchiare non è l'unica ragione per cui può diminuire il potere della nostra memoria. La nostra capacità di ricordare le cose può essere danneggiata anche dallo stile di vita. Un problema comune può essere lo stress. Gli studi dimostrano che fiammate di emozioni stressanti possono effettivamente beneficiare la nostra memoria - forse perché il nostro cervello si è evoluto chiamando a raccolta le migliori energie di fronte a una minaccia immediata, come una tigre nel prato. Ma lo stress cronico di lungo termine, quello che ci corrode dentro con le esigenze della vita moderna, può danneggiare nel cervello la capacità di formare nuovi ricordi.
Questo perché alti livelli costanti dell'ormone dello stress, il cortisolo, possono danneggiare l'ippocampo. Essere imbevuto di cortisolo riduce drasticamente la capacità dell'ippocampo di produrre nuove cellule. Questo è legato a problemi significativi con la concentrazione e la memoria, dice la ricerca di Robert Sapolsky scienziato dell'Università di Stanford. Tali difficoltà possono essere aumentate, ironia della sorte, dalle situazioni di stress che spesso dipendono dalla maggiore memoria richiesta per ricordare alcune cose che ci devono guidare a superare il problema.
La vita moderna ci fa dimenticare?
Sempre più persone consultano ansiosamente gli esperti di medicina a proposito di "problemi" con la memoria, per la paura di avere i primi segni della demenza, secondo Michael Vela, un neuropsicologo all'Università di Melbourne. Ma, dice, spesso soffrono solo di un problema che gli psicologi chiamano "codice di protezione da sovraccarico". In parole povere, i pazienti preoccupati si sentono mentalmente sopraffatti da tutti i numeri, codici e sistemi operativi che devono sapere per lavorare semplicemente in un ambiente dominato da computer. Questo può portare alla comune esperienza di "amnesia del PIN", quando ci si trova davanti a un bancomat, nella mente un vuoto pauroso, con una coda impaziente che si forma dietro di voi.
Le buone notizie ...
A parte stress e tensioni, la vita moderna è una buona notizia per i cervelli di mezza età. I neuroscienziati hanno recentemente iniziato a scoprire come il cervello di mezza età, invece di rinunciare, si riconfigura per far fronte alle situazioni. Come hanno trovato i ricercatori della Duke University in North Carolina e altrove, le persone di mezza età iniziano a utilizzare due lati del cervello mentre in precedenza ne avrebbero potuto impiegare una sola su un compito. Questo si chiama bilateralizzazione. Commentando questa ricerca, Barbara Strauch spiega che, con l'avanzare dell'età, le due parti del nostro cervello diventano più intrecciate, permettendoci di vedere modelli più grandi e pensare con un angolo maggiore.
La scienza può anche aver visto come cresce nel cervello la "saggezza della mezza età". Si pensava che il cervello perdesso costantemente la mielina con l'età. La mielina è il rivestimento grasso della materia bianca dei neuroni che fa lavorare i collegamenti del cervello, permettendo così ai segnali elettrici di viaggiare attraverso il cervello in modo rapido ed efficiente - un po' come l'isolamento dei fili elettronici. Quando la mielina appasisce, possiamo dimenticare i nomi delle persone che abbiamo appena incontrato, o i dettagli per arrivare a un nuovo indirizzo.
Una nuova ricerca dimostra che in mezza età, la maggior parte della perdita di mielina si verifica in alcune parti del cervello responsabili di imparare cose nuove. Le parti responsabili della memoria a lungo termine non mostrano tale perdita. Questo spiegherebbe perché abbiamo problemi con i nuovi ricordi invecchiando, ma non con le nostre conoscenze principali. E si è scoperto che accade qualcos'altro: il livello di mielina nel cervello può continuare a crescere fino alla tarda mezza età. Gli scienziati dell'Università di Harvard che hanno assistito a questo processo, dicono che può essere un segno fisico della crescita della "saggezza di mezza età", dove la conoscenza accumulata viene raccolta e messa in rete in maniera più efficiente dalla materia bianca.
Come proteggere la memoria
Fortunatamente, i ricercatori della salute credono che ci siano modi per contribuire in modo significativo a preservare la nostra memoria in età avanzata. La chiave è quella di allontanare il tipo di declino fisico che può portare a declino mentale e demenza. La Dssa Anne Corbett, dell'Alzheimer's Society, dice: "Prevenire la demenza è vivere in modo sano tutti i giorni. Abbiamo molte prove di quali condizioni mediche aumentano il rischio. Si tratta di ipertensione, ictus, diabete, colesterolo alto e depressione. Se si hanno queste condizioni da meza età in poi si ha unrischio più alto di sviluppare demenza".
Il cervello umano è il pezzo più complesso di attrezzature pensanti che si sia mai evoluto. Il corpo è il sistema di supporto vitale per questo pezzo molto affamato di materia grigia. Pur rappresentando solo circa il 2 per cento della massa del corpo, utilizza più di un quinto della sua produzione di energia. Sono di vitale importanza l'alimentazione e la manutenzione. Se declino la salute fisica, il cervello e i suoi sofisticati sistemi di memoria corrono il rischio grave di seguire il suo esempio. Basta un po' di più esercizio fisico ogni giorno per fare una grande differenza per milioni di persone. "Più di 13 studi dimostrano che l'esercizio fisico può ridurre il rischio fino al 45 per cento", dice Corbett. "Le prove dimostrano che l'esercizio non deve essere faticoso per avere questo vantaggio: può essere un cammino attivo per circa 30 minuti al giorno, tre volte alla settimana. L'esercizio deve solo aumentare un po' il battito cardiaco, facendovi sentire un po' senza fiato".
Comunque "esercitare" il cervello con costosi "giochi di allenamento per il cervello" computerizzati, non dà alcun beneficio reale, secondo il dottor Corbett. Studi dimostrano che si può migliorare con questi giochi, ma i benefici non vanno più in là, spiega. E' lo stesso con cruciverba e Sudoku. Dovrebbero solo essere solo un piacere, e non sostituti di una dieta sana ed di esercizio fisico.
E bisogna guardarsi da qualsiasi pretesa su come ogni singolo alimento può aumentare la memoria, dice Corbett. Non più tardi dello scorso anno, una relazione importante sul Journal of American Medical Association ha smontato l'idea che l'integratore a base di erbe ginkgo biloba sia un salva-cervello. Lo studio su oltre 3.000 adulti, ha scoperto che non faceva alcuna differenza. Adottare estese, sane abitudini alimentari, può tuttavia ridurre significativamente il rischio di demenza. Una serie di studi indica che le diete di stile mediterraneo funzionano meglio, in quanto sono a basso contenuto di grassi e sale e ricche di pesce grasso.
Anche evitare il cibo spazzatura può avere reali benefici. Uno studio condotto lo scorso mese sull'autorevole rivista Neurology ha scoperto che le persone con diete spazzatura ad alto contenuto di complessi "grassi transgenici" hanno più probabilità di sperimentare il tipo di restringimento del cervello associato all'Alzheimer rispetto a coloro che consumano meno grassi che danneggiano le arterie.
C'è un altro motivo convincente per cui una sana alimentazione può migliorare la memoria: aiuta a mantenere il peso in linea. Le persone obese in mezza età hanno il 74 per cento di maggiore probabilità di sviluppare demenza rispetto a quelli di peso normale, secondo uno studio durato 27 anni su più di 10.000 uomini e donne pubblicato sul British Medical Journal. Studi di laboratorio condotti dal National Institute of Environmental Health Sciences hanno scoperto che la caffeina rafforza i collegamenti del cervello. Bere due tazze di caffè al giorno sembra aumentare l'attività elettrica tra i neuroni nell'ippocampo. Gli scienziati dicono che una connettività più forte significa migliori apprendimento e memoria.
La memoria gioca brutti scherzi a tutti noi
Non importa quanto sia buona la nostra capacità di memoria, tutti possono essere ingannati. Perché, qualunque sia l'età, la memoria è una cosa scivolosa che può essere grossolanamente fuorviante. Un sondaggio su 1.500 persone lo scorso agosto fatto dalla University of Illinois ha scoperto che la maggior parte di noi pensano che la memoria umana sia affidabile come una videocamera che registra le informazioni con precisione. Inoltre, circa la metà di noi pensano che i nostri ricordi non cambiano.
Ma la ricerca scientifica dimostra che è vero il contrario. Anche i nostri ricordi tenuti più strettamente possono cambiare completamente senza che ce ne accorgiamo. I ricercatori che studiano come la gente ricorda eventi epocali hanno scoperto che, sebbene la gente giura con fede di ricordare esattamente cosa stavano facendo quando hanno avuto la notizia della manifestazione, i loro ricordi sono sbagliati in circa un terzo dei casi.
John Seamon, professore di psicologia e neuroscienze alla Wesleyan University nel Connecticut, ha studiato questo fenomeno e dice che, stranamente, è possibile che più frequentemente ricordiamo un evento, meno accuratamente lo ricordiamo. La sua ricerca suggerisce che quando usiamo la nostra mente per recuperare una memoria particolare, non torniamo all'evento in sé, ma piuttosto all'ultima volta che l'abbiamo ricordato. Ogni ricordo aggiunge nuove vulnerabilità e rafforza i difetti precedenti. Alla fine, ci fissiamos su una versione che consideriamo in seguito verità evangelica. "Questo non è fatto a livello conscio" crede Seamon. "Ma le persone cercano di capire: 'Dove ero? Quale storia sto per raccontare su questo evento?' ".
Dopo circa un anno che si fa, dice, la memoria - compresi gli elementi falsi - si solidifica e diventa la "verità" permanente della persona.
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Pubblicato da John Naish in IOL.co.za il 15 gennaio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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