Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'esperto: perché è complicato identificare i cambiamenti di stile di vita che riducono il rischio di demenza

prof eef hogervorstProf.ssa Eef Hogervorst

Sebbene siano importanti e da condividere con il pubblico, queste scoperte devono essere comunicate con cura, afferma la prof.ssa Eef Hogervorst, della Loughborough University di Loughborough / Leicestershire e Londra, neuropsicologa ed epidemiologa specializzata nella ricerca sulla demenza.


In questo commento di un esperto, la prof.ssa Hogervorst discute i fattori complessi che influenzano il rischio di demenza e perché non dobbiamo semplificare eccessivamente i risultati della ricerca, presentando cambiamenti dello stile di vita e trattamenti come soluzioni semplici che funzionano per tutti.

 

Perché è difficile identificare quali cambiamenti di stile di vita e trattamenti riducono il rischio di demenza?

"La prevenzione della demenza nei messaggi pubblici è talvolta presentata come una semplice lista di controllo: sistema la tua vista, mantieni l'udito, esercitati regolarmente e abbasserai il rischio. Ma questo tipo di narrativa è una semplificazione eccessiva e sottostima la complessa rete di fattori socio-economici, genetici e di salute che influenzano la demenza, che non sono facilmente affrontati solo dalle azioni individuali.

"Mentre molti studi indicano che trattamenti specifici o cambiamenti nello stile di vita sono associati a un rischio minore di demenza, è importante comunicare i risultati con cura e considerare il contesto più ampio in cui viene condotta la ricerca. Ciò include l'esame delle condizioni di studio, i partecipanti coinvolti e l'influenza di altri fattori. I benefici osservati negli studi potrebbero non applicarsi ugualmente a tutti e possono essere influenzati dallo stato socio-economico dei partecipanti, dalla salute generale o da altre variabili oltre il trattamento o il cambiamento di stile di vita stessi.

“Ad esempio, se uno studio che esamina l'impatto di un trattamento specifico attinge i risultati da un gruppo composto principalmente da individui benestanti, qualsiasi riduzione osservata del rischio di demenza potrebbe riflettere i loro vantaggi socio-economici più ampi, piuttosto che l'efficacia del trattamento studiato. Le persone benestanti hanno generalmente un migliore accesso all'assistenza sanitaria e agli stili di vita più sani, come dieta migliore, più esercizio fisico e livelli di stress più bassi, tutti associati a un rischio di demenza inferiore. Ciò può rendere difficile distinguere gli effetti di un trattamento dai più ampi benefici di uno stato socio-economico più elevato.

“Anche i fattori di salute rendono difficile concludere se i cambiamenti dello stile di vita e i trattamenti abbiano un impatto diretto sul rischio di demenza. Le condizioni di salute possono essere complesse e interconnesse. Le malattie cardiovascolari, il diabete e i fattori dello stile di vita come il fumo e l'alcol, possono influire sul cervello e sulla salute generale attraverso meccanismi come apporto ridotto di ossigeno, livelli elevati di glucosio nel sangue e formazione di placca.

“Potrebbe essere che un cambiamento di stile di vita o un trattamento affronti una condizione sottostante che a sua volta influisce sul rischio di demenza. Ad esempio, diciamo che il trattamento della perdita di udito sembra ridurre il rischio di demenza. È possibile che qualcuno che ha la perdita di udito possa iniziare a impegnarsi in attività che in precedenza aveva evitato, come l'esercizio, il che migliora la sua salute cardiovascolare. Questo miglioramento della salute cardiovascolare, e non il trattamento della sola perdita dell'udito, potrebbe essere ciò che riduce il rischio di demenza.

"Quindi, è importante riconoscere che il vantaggio potrebbe derivare dall'affrontare problemi di salute più ampi e interconnessi piuttosto che trattare una condizione specifica. Inoltre, non è chiaro come la genetica che aumenta il rischio di demenza - come essere portatori di un gene ApoE ε4 - interagisce con gli stili di vita, con molti studi che mostrano risultati opposti".

 

C'è qualcosa che si può fare per ridurre il rischio di demenza?

“Senza studi solidi di trattamento a lungo termine, l'idea di prevenire la demenza con determinati cambiamenti nello stile di vita o trattamenti rimane, in molti casi, più teorica che pratica. Invece di presentare cambiamenti di stile di vita e trattamenti come soluzioni garantite, è forse più realistico dire: «Questo sembra promettente, potresti prendere in considerazione l'idea di provarlo», mentre fai attenzione a non porre il peso esclusivamente sugli individui.

"Promuovendo l'idea che alcuni trattamenti ridurranno il rischio di demenza per tutti, rischiamo di tornare alla mentalità dannosa degli anni '80, in cui non riuscire a fare i passi preventivi 'giusti' implica che è in qualche modo colpa tua se sviluppi la condizione. Questa narrazione non solo semplifica eccessivamente le complessità della demenza, ma incolpa anche ingiustamente gli individui per fattori in gran parte al di fuori del loro controllo.

"Detto questo, ci sono ragionevoli passi appoggiati sull'evidenza che possono aiutare a prevenire o influire sulla progressione di una serie di condizioni legate all'età, che comprendono demenza, perdita di vista, cancro e malattie cardiache. Ciò include una dieta sana di tipo mediterraneo, impegnarsi in regolare esercizio fisico, rimanere socialmente attivi ed evitare il fumo.

“Ma alla fine, la chiave per ridurre il rischio di demenza risiede nelle strategie di sanità pubblica che affrontano le disuguaglianze sanitarie. Non si tratta solo di consigliare alle persone di mangiare meglio, di esercitarsi di più e di andare ai controlli sanitari; si tratta di garantire che queste opzioni siano realisticamente disponibili e accessibili a tutti".

 

 

 


Fonte: Loughborough University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Il litio potrebbe spiegare, e trattare, l'Alzheimer?

19.08.2025 | Ricerche

Qual è la prima scintilla che innesca la marcia ruba-memoria del morbo di Alzheimer (MA)...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)